Proposta per MIUR e ANVUR. Adottare l’immagine delle vecchie cinquanta lire come logo per il FFABR, abbreviazione di Fondo per il Finanziamento delle Attività Base di Ricerca: spiccioli e martellate, non precisamente sull’incudine. Si tratta di un fondo istituito con Legge di bilancio 2017 per incentivare l’attività di ricerca dei professori associati e dei ricercatori, perché evidentemente si ritiene che i professori ordinari non abbiano più tempo per la ricerca, impegnati come sono a cercare di capire qualcosa nei concorsi. L’importo individuale del finanziamento sarà pari a euro tremila/00. La ricerca di base in Italia è finanziata con mancia da camerieri quali probabilmente sono considerati oggi i ricercatori e i professori universitari nel nostro Paese. Ma il fondo stanziato non basta per tutti. E allora è già deciso, la mancia verrà magnanimamente elargita al 75% dei ricercatori e al 25% dei professori associati. E chi deciderà chi sono questi fortunati? Un giudizio fra pari? Un panel internazionale? Un sorteggio? Tutto sarà deciso automaticamente dall’ennesimo algoritmo. La formula magica, ovvero l’indicatore di produzione scientifica FFABR, è stata resa nota dagli alchimisti anvuriani. Un quantitative award che sarà calcolato fra “triangoli grigi” e “zone del piano”. Fra tutte le idiozie che ho visto in 25 anni di carriera accademica questa è una delle più stravaganti. La Ricerca nelle Università continueremo a farla come siamo abituati a fare: con l’arte di arrangiarsi, perché si sa che homo FFABR fortunae suae.
L’ultimo acronimo partorito dalle fervide menti del MIUR e di ANVUR è il mitologico FFABR, abbreviazione di Fondo per il Finanziamento delle Attività Base di Ricerca.
Si tratta di un fondo istituito con la Legge di Bilancio 2017 per incentivare l’attività di ricerca dei docenti universitari con regole alquanto curiose.
Infatti ne potranno beneficiare solo i professori associati e i ricercatori, perché evidentemente si ritiene che i professori ordinari non abbiano più tempo per la ricerca, impegnati come sono a cercare di capire qualcosa nei concorsi.
L’importo individuale del finanziamento sarà pari a euro tremila/00 – si legge testualmente nel decreto – somma come noto sufficiente a finanziare ricerche di ampio respiro e di strategica importanza nazionale.
Uno State Key Laboratory cinese è finanziato su per giù 5 milioni di Euro l’anno. La ricerca di base in Italia è invece finanziata con 3 mila euro pro capite: una mancia da camerieri quali probabilmente sono considerati oggi i ricercatori e i professori universitari nel nostro Paese.
Ma il fondo stanziato non basta per tutti. E allora è già deciso, la mancia verrà magnanimamente elargita al 75% dei ricercatori e al 25% dei professori associati, perché in Italia i capaci e meritevoli sono decisi a prescindere.
E chi deciderà chi sono questi fortunati “capaci e meritevoli”?
Un giudizio fra pari?
Una commissione di esperti?
Un panel internazionale?
Un sorteggio?
Niente di tutto questo.
Tutto sarà deciso automaticamente dall’ennesimo algoritmo.
La formula magica, ovvero l’indicatore di produzione scientifica FFABR, è stata resa nota dagli alchimisti anvuriani. Per i settori non bibliometrici una monografia vale due saggi e 1/2 in fascia A.
L’algoritmo domina tutto, non essendo possibile la peer review.
Un quantitative award che sarà calcolato fra “triangoli grigi” e “zone del piano”.
Fra tutte le idiozie che ho visto in 25 anni di carriera accademica questa è una delle più stravaganti.
La Ricerca nelle Università continueremo a farla come siamo abituati a fare: con l’arte di arrangiarsi, perché si sa che homo FFABR fortunae suae.
Nella figura la mia proposta di logo per il FFABR: spiccioli e martellate (non precisamente sull’incudine).
Il vero scandalo per i settori non-bibliometrici è che viene valutata solo una monografia. Chi ha scritto cinque articoli fascia A in cinque anni ottiene 20 punti, chi ha scritto tre libri e due articoli in fascia A ottiene 18 (o 19) punti.
calcoli a caso, mi scuso: cinque articoli in cinque anni: 25 punti,
tre libri e due articoli: 20 punti (se gli altri due libri valgono almeno un punto)
Anche ammesso che un magico algoritmo trovi i “più meritevoli” credo sia ideologicamante sbagliato premiare sempre i “più meritevoli”. Infatti avranno piu fondi e occasioni per migliorare ancora (i parametri) mentre i “piu scarsi” avranno meno e meno occasioni per progredire. Ovviamente non ho un algoritmo per risolvere il paradosso: dare ai piu meritevoli e aumentare il divario o punirli per far risalire i più scarsi?
Forse se ci fosse un fondo minimo per la ricerca (un procapite) ragionevole per tutti i premi avrebbero tutto un altro significato. Sarebbe come elargire un dolcettto a fine pasto e non un pezzo di pane secco a pochi fortunati in un branco di affamati.
Avviene già nella vita: sono i più meritevoli che fanno carriera? No, quelli cui si dà l’opportunità. Si continuano ad accumulare opportunità sino a che la persona in questione diviene il migliore…
Nell’Univ. è sempre stato lo stesso, ma era più difficile che stroncassero chi lavorava … Ora si rotti tutti i freni inibitori…
La ricerca anche nelle università si finanzia con i metodi anvuriani, producendo storture e permettendo la scalata di alcuni, sempre i soliti…
A molti rimane la soddisfazione di vedere che le loro idee vengono copiate…
Stupefacente. Mi ero perso quest’ultima ‘corazzata Potemkin’ (Fantozzi docet) della cupola miur-anvuriana.
Peccato che anche i commenti restino invischiati negli algoritmi. Una volta accettato il tavolo di gioco di chi vuole distruggere l’università e la ricerca pubblica, si perde sempre.
Le assurdità di questo “bando” sono innumerevoli, a partire dal fatto che la percentuale di soggetti che ricevono il finanziamento è calcolata sulla base del numero dei richiedenti e non del numero dei componenti il SSD. Quindi per avere qualche speranza di ottenere questa elemosina i più “meritevoli” devono augurarsi che presentino la domanda anche i più “scarsi”.
Poi mi chiedo: ai sensi dell’art.6 l’elenco dei beneficiari non doveva essere approvato entro il 31 ottobre?
@Enrico, qui non vengono premiati i più meritevoli, ma i più meritevoli fra gli sfigati: ricevono la mancia quelli che non hanno preso un finanziamento, ma sono riusciti a fare le nozze con i fichi secchi
[…] Homo FFABR fortunae suae […]
@Straricco:
approvato non vuol dire divulgato; e comunque era una scadenza autoimposta. La *legge* prevedeva invece l’erogazione dei fondi FFABR agli Atenei entro il 30 novembre, ossia domani; pertanto è comunque prevedibile un ritardo, di entità imprecisata, purtroppo (immagino, ma chiedo ai giuristi) non perseguibile dato che i termini che il Ministero impone a noi sono sempre PERENTORI, per se stesso invece sono sistematicamente ORDINATORI, ossia come diceva Catullo, “cacata carta”.
E poi c’è l’assurdo della quota di finanziati calcolata non sugli aventi diritto, ma sui partecipanti. Quindi se partecipano solo in 4, e sono Schroedinger, Dirac, Einstein e Heisenberg, e sono tutti associati… uno su 4 ce la fa!. Che peccato, ritenta l’anno prossimo!. E’ chiaro che è uno stratagemma per indurre una partecipazione massiccia (al grido “chi non partecipa definanzia anche te, digli di smettere!”) e che lo scopo recondito di questo magro piatto di lenticchie era di costituire l’esca sull’amo per indurre tutti a aggiornare al meglio il proprio database IRIS; in maniera da ottenere un banco di prova *esteso* ed *aggiornato* per l’algoritmo di valutazione INDIVIDUALE che ANVUR sta in gran segreto (di Pulcinella!) cucinando nei propri alambicchi della valutazione, e che estrarrà dal cilindro a tempo debito. Così facendo, nessuno dei valutati potrà lamentarsi di non essere stato avvertito e opporre l’alibi del database non aggiornato da anni…. “Più che ‘l dolor, poté il digiuno”, e quindi sono bastati 3000 euro (pochi, maledetti, e …. altro che subito! dopo un anno di gioco dell’oca!) per trascinarci in questa nuova giostra valutativa, foriera dell’ennesimo circuito di eterodirezione della ricerca pubblica, in principio costituzionalmente garantita autonoma, ma nei fatti conculcata.
Bisogna proprio fare polemica su tutto eh? Davvero pensate di cambiare il sistema così? Richiede più tempo la prosa forbita con la quale si scrivono certi pezzi e certi commenti, che non aggiornare il proprio catalogo IRIS. Se questo tipo di finanziamento non piace, vi si può rinunciare. Cosa devo dire? A me questa “mancia” fa comodo, considerando che non ho dovuto trascorrere mesi a scrivere progetti di ricerca per partecipare, e cercherò di utilizzarla, qualora beneficiario, per fare qualcosa di costruttivo.
Usciti i risultati della prima asegnazione del FFABR, dopo i molti dubbi sul merito del provvedimento una domanda a mio avviso si impone anche sull’esito: se la legge finanziaria del 2017 ha stanziato fondi sufficienti a finanziare 15.000 assegnazioni annue da 3.000 euro ciascuna, perché l’ANVUR ne ha invece assegnate meno di 10.000 (a quanto mi risulta, 2342 PA + 7124 RU)? Che fine fanno i soldi ‘avanzati’ (oltre 16 milioni)?
Che schifo! Non sapremo mai i dettagli di queste operazioni. L’ANVUR non ha mai pubblicato la distribuzione dei punteggi di ogni tipo nonostante le invenzioni bibliometriche loro. I 9500 RU che hanno fatto domanda avrebbero dovuto avere tutti il finanziamento e le rimanenti 5500 quote, a questo punto, potevano andare ai migliori, nella loro graduatoria, dei 9400 PA che hanno partecipato all’iniziativa. Meno di 19000 domande su oltre 43000 potenziali partecipanti. Un successone!
Il testo del bando recita “15.000 finanziamenti individuali da assegnarsi in modo da soddisfare il 75% delle domande dei ricercatori e il 25% delle domande dei professori di seconda fascia”.
Se è vero quanto dice Thor che meno del 50% dei potenziali partecipanti ha fatto domanda, significa che il 75% ed il 25% del numero totale delle domande non è arrivato a coprire i 15mila finanziamenti potenzialmente erogabili.
In breve sintesi: tutti quelli che non hanno fatto domanda hanno di fatto danneggiato chi la ha fatta.
FFABR, un catorcio architettato talmente male che non c’è stato nemmeno bisogno di boicottarlo. Il boicottaggo se l’era già costruito chi ha scritto la norma, ovvero i Renzi Boys che gestivano il dossier università, a cui dobbiamo altre due genialate come Cattedre Natta e Ludi dipartimentali.
“In breve sintesi: tutti quelli che non hanno fatto domanda hanno di fatto danneggiato chi la ha fatta”
Complimenti Collega, vedo che c’è chi è più avanti di altri nell’anvurianizzare il proprio modo di ragionare. Però mi dovrebbe spiegare perché delle persone normali dovrebbero dedicare molte ore del loro tempo a compilare una domanda già sapendo di non avere chances, solo per consentire a un maggior numero di “eccellenti” di avere il “meritato” compenso. Occorrerebbe trovare il modo di costringerli: forse si potrebbe, per il prossimo FFABR, prevedere che chi non vi partecipa non avrà mai diritto allo ‘scatto premiale’ previsto dalla finanziaria in approvazione.
Gli associati eccellenti potrebbero proporre agli associati ineccellenti del proprio SSD un obolo di, per esempio, 80€ per fare domanda. Con 320€ ogni eccellente potrebbe convincere 4 ineccellenti ed attivare una quota aggiuntiva nel suo SSD per la quale concorrere.
Dato il clima da mors tua vita mea che regna, se un associato valuta di non rientrare nel 25% è anche razionale che non faccia domanda.
Caro Fausto_Proietti
non ho alcuna intenzione di fare polemica, ma la prego di non farmi dire quello che non ho detto.
Anch’io rifiuto le metodiche anvuriane, rifiuto e critica che ho esplicitato qui e altrove, compreso non presentando i miei lavori per la VQR.
Nella mia risposta sopra ho semplicemente constatato un fatto, anzi un’aberrazione. Trovo poi triste che i meccanismi elaborati (ad arte?) da anvur per elargire questa mancetta contribuiscano a dividere chi critica.
Capisco che lei protesti senza scendere a patti e io lo rispetto.
Io protesto ma ho la responsabilità di continuare a raccogliere i fondi che servono ai miei studenti-dottorandi-post-doc per fare ricerca (costosa nel campo chimico). Per esempio se usciranno i PRIN (certo miseri e mal gestiti), io farò domanda. Quando un’azienda mi chiede ricerca conto terzi, io accetto. Quando c’è da sottolineare la mancanza di finanziamenti e l’assurdità dei meccanismi al mio rettore o in consessi pubblici, lo faccio.
Le segnalo che per compilare la domanda a me sono bastati meno di cinque minuti e che non serviva “dedicare molte ore del loro tempo a compilare una domanda già sapendo di non avere chances”.
Cordialmente
AP
Caro Alvise – come colleghi, ti propongo il tu – il punto non è che io “protesto senza scendere a patti”: infatti, non solo ho fatto domanda per il FFABR (che non ho avuto), ma, a differenza di quanto hai fatto tu, ho partecipato alla VQR, proprio in ragione di quel realismo di cui parli. Però, ti faccio notare che un conto è dire “il meccanismo perverso del FFABR fa sì che meno sono le domande e meno sono i finanziamenti”, tutt’altro è dire che “quelli che non hanno fatto domanda hanno danneggiato chi l’ha fatta”: perché, nel secondo caso, ci si mette proprio nella prospettiva dell’ANVUR. E si rischia di cadere nella sindrome di Stoccolma: ossia, vedere i propri carnefici come persone che obbediscono a una logica ragionevole, e nelle vittime i veri responsabili.
Quanto al tempo necessario a presentare la domanda: anche a me sono bastati 5 minuti, ma solo perché avevo già caricato in IRIS tutti i prodotti; altrimenti, ti assicuro, ci sarebbe voluto molto di più. E comunque, se fossi stato tra quanti sapevano in partenza di non avere possibilità, quei 5 minuti all’ANVUR non li avrei regalati; e quei colleghi che, sapendo di non avere chances (perché magari nel quinquennio non hanno pubblicato una monografia, né un articolo nella cosiddetta fascia A: può capitare), non hanno fatto domanda, a mio avviso hanno fatto benissimo.
Cordialmente
Fausto
Regalo di Natale dell’ANVUR:
Pubblicheremo a breve sul sito un documento di analisi degli esiti delle procedure seguite, con particolare riferimento alle soglie necessarie per accedere al finanziamento, alla partecipazione dei destinatari (professori di seconda fascia e ricercatori delle università statali), ai beneficiari e alle tipologie dei prodotti presentati. Contestualmente, sarà pubblicato un documento di risposta alle domande più frequenti (FAQ) sin qui ricevute.
Meraviglioso. Diamo atto però che l’ANVUR sa con chi ha a che fare. Sarà il tipico documento dove ciascuno non cercherà il proprio nome, ma quello del collega che gli sta sulle balle come, del resto, è sicuramente avvenuto per i risultati FAABR: una volta saputo il nostro risultato, quanti ctrl-f nel file dei beneficiari sperando di non trovare i rivali di una vita.
Ho chiesto spiegazioni in merito al punteggio assegnato, ricevendo quella che credo sia la risposta standard: «Pubblicheremo a breve sul sito un documento di analisi degli esiti delle procedure seguite, con particolare riferimento alle soglie necessarie per accedere al finanziamento, alla partecipazione dei destinatari (professori di seconda fascia e ricercatori delle università statali), ai beneficiari e alle tipologie dei prodotti presentati. Contestualmente, sarà pubblicato un documento di risposta alle domande più frequenti (FAQ) sin qui ricevute. Alle domande più specifiche sarà data risposta appena possibile». Sto poi dando un’occhiata ai criteri per l’assegnazione del punteggio, e non mi sembrano per nulla chiari, almeno per i SSD non bibliometrici. Ho conteggiato seguendo i criteri enunciati, per quanto possibile, riscontrato che mi è stato attribuito un punteggio inferiore. Ma la procedura ammetterebbe eventuali ricorsi?