Cominciano ad essere pubblicati nel sito del Cineca i risultati dei test preliminari di accesso a risposta multipla del TFA, ovvero del Tirocinio Formativo Attivo che dovrebbe concedere l’abilitazione per l’insegnamento nella varie classi di concorso delle scuole. Queste prove sono gestite centralmente dal Miur col supporto del Cineca e sono eguali su tutto il territorio nazionale, svolgendosi per ogni classe di concorso lo stesso giorno, la stessa ora e con il medesimo stock di quesiti, formulati da anonimi esperti ministeriali. A questa prova deve far seguito una seconda prova scritta a risposta aperta, concepita in loco dalle commissioni ad hoc nominate e quindi, per coloro che l’avranno superato, una prova orale sulle discipline facenti parte della classe concorsuale.

Già avevamo avuto modo su Roars di indicare i pericoli di questo nuovo percorso (vedi link) che dovrebbe portare all’insegnamento e che dovrebbe anche sanare la situazione di tanti docenti che insegnano con supplenze di vario periodo pur essendo privi di abilitazione (ed infatti molti dei partecipanti hanno un’età già abbastanza avanzata). Queste preoccupazioni (già manifestate in un post su Facebook Roars) sembrano prendere corpo dall’analisi dei primi risultati, che finora concernono solo quattro classi di concorso. È certamente troppo poco per fare un bilancio, ma abbastanza per gettare un grido di allarme per i futuri test, che ancora si devono sostenere e forse ancora concepire.

Logica vorrebbe, infatti, che tali prove selettive fornissero una prima scrematura, alla quale dovrebbe succedere una seconda con la prova scritta e infine la terza che dovrebbe portare al numero di ammessi corrispondenti ai posti disponibili. Ma solo in qualche caso questo è avvenuto e in particolare nella classe A038 di Fisica, dove mediamente hanno superato la prova un numero di candidati equivalente al 186% del numero dei posti disponibili e corrispondenti al 36% dei partecipanti alla prova. Ciò può significare o che in Italia v’è una particolare predisposizione per la fisica da parte degli studenti e quindi una loro migliore preparazione da parte delle università; oppure che i test sono stati ben calibrati in relazione alle competenze normalmente possedute da un laureato della disciplina (vedi la tabella 1 – per le altre classi vedi le tabelle 2 e 3).

Un discorso del tutto diverso deve essere fatto per la classe A036 – Filosofia, psicologia e scienze dell’educazione, i cui quesiti prevedono nozioni di filosofia, psicologia, pedagogia e sociologia e i cui candidati provengono per lo più dalle facoltà di Scienze della Formazione, per una prevalente destinazione di insegnamento nei licei pedagogici o delle scienze umane. Qui v’è stata una vera e propria decimazione, anzi di più: una eliminazione in massa, una ecatombe di candidati. Come media generale infatti abbiamo una percentuale di successo del 3,48%, ovvero solo una piccolissima percentuale di coloro che hanno sostenuto la prova l’hanno superata; sicché il numero di candidati ammessi copre solo il 23,88% dei posti messi a disposizione, con risultati paradossali e incredibili: in molte sedi nessuno supera la prova (Cagliari, Univ. della Calabria, Cassino, Milano, LUMSA, Sassari, Trento e Urbino), in altre i numeri degli ammessi sono risibili in proporzione ai candidati che si sono presentati alle prove (a Catania 2 su 270; a Parma 1 su 33; a Foggia 1 su 101, e così via, per come si può constatare dalla tabella 4).

Cosa dovrà fare ora Catania con solo due ammessi: fare la prova scritta per loro e quindi anche una prova orale? O si accorperanno le sedi unendo i due di Catania con i 6 di Messina, per poi selezionare tra costoro? Ma forse è troppo tardi per raddrizzare la baracca e così si andrà avanti in una situazione surreale. Unica eccezione a questa falcidia è Palermo, dove sono ammessi ben 21 candidati per 20 posti, con una percentuale di successo del 9,25%, la più alta d’Italia. Un premio alla eccellenza della loro formazione oppure una casualità dovuta alle particolari condizioni in cui queste prove vengono svolte? Per dirne una, sarebbe bastato un personale di vigilanza poco attento per facilmente trovare, visto il carattere assolutamente nozionistico di 52 quesiti su 60, le risposte con uno smartphone ben nascosto in tasca collegato a internet. Certo, una attenta riflessione sui risultati riportati dalle tabelle e delle ulteriori considerazioni sono possibili: ma per far ciò attendiamo di avere un quadro più generale.

Tale risultato per la classe A036, tuttavia, non stupisce se semplicemente si getta un’occhiata ai quesiti (si possono scaricare dal sito Cineca), ai quali spesso neppure uno specialista sarebbe stato in grado di rispondere: ho domandato a due miei colleghi di storia della filosofia antica chi fosse Amafinio, filosofo del I sec. a.C. e ho visto loro sbarrare gli occhi per la sorpresa; eppure basta cercare su Google e si trova immediatamente la risposta. E di domande di questo tipo ve ne erano parecchie: poche su filosofi, o psicologi o sociologi maggiori; molto spesso su episodi e personaggi secondari e con domande ambigue in cui chi aveva una preparazione generale poteva facilmente confondersi tra una risposta e l’altra. Anche in questo caso si pone la domanda: sono i laureati in questa discipline tutti degli asini calzati e vestiti, dalle Alpi a Lilibeo, oppure sono state mal concepite le domande?

Sembra difficile ammettere un simile tasso di asineria, anche a seguito di una attenta ispezione della qualità delle domande. E allora la spiegazione non può che essere duplice: o si è voluto artatamente preparare i quesiti in modo da falcidiare quanto più possibile, così da evitare un eccessivo numero di abilitati che avrebbero fatto concorrenza a quelli già iscritti nelle varie graduatoria regionali; oppure – se questa risposta non la si ritiene verosimile – coloro che hanno concepito i testi sono degli incompetenti, che non hanno il polso della situazione e sconoscono quali siano i curricula che normalmente si seguono nelle università italiane su queste discipline. Insomma, ancora una volta – almeno per tale classe di concorso – siamo di fronte a un caso clamoroso di inadeguatezza degli esperti scelti dal Miur per predisporre i quesiti che decidono della vita e del futuro di innumerevoli aspiranti docenti (i quali, tra l’altro, hanno pagato 100 euro per accedere alla prova).

Siamo stanchi all’università di essere governati con una tale approssimazione e incompetenza, che si manifesta ovunque e che negli ultimi tempi sembra essersi esponenzialmente sviluppata (basti citare i numerosi articoli che su Roars abbiamo pubblicato sulla VQR, sull’Anvur e sulle procedure per le abilitazioni scientifiche). Di fronte a questa ulteriore dimostrazione, sarebbe quanto mai opportuna una assunzione di responsabilità da parte del Ministro nei confronti di chi ha concepito così maldestramente tali prove. Stiamo sperando troppo?

Aggiornamento 22-07-12. Ed ecco anche la tabella della classe A047 – Matematica: anche in questo caso siamo nella norma, analogamente a quanto detto per i risultati di Fisica. A quanto pare e risulta a tutt’oggi, l’anomalia è proprio la classe A036. Si ripeterà ciò anche per le altre graduatorie sulle materie umanistiche? Staremo a vedere. Inoltre si veda come la graduatoria delle sedi confermi un notevole divario tra Sud e Nord; considerata la natura dei quesiti, che non sono affatto nozionistici (li si scarichi a questo link), sembrerebbe proprio confermata – ad un primo esame – la differenziazione qualitativa e di preparazione tra le due parti d’Italia, così come testimoniato da altri indicatori (PISA e Invalsi). Ma questa è una questione da ulteriormente verificare e approfondire.

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11 Commenti

  1. Io aspetto di farmi delle grasse risate con l’A061, storia dell’arte. A vedere i quiz delle SISS o quelli stampati sui libri che ad ogni concorso cercano di rifilarci, le domande sono di un livello talmente elementare da risultare quasi offensivo (per la serie devi sapere quelle quattro sciocchezze di storia dell’arte per poterla insegnare?).
    E oltre l’umiliazione di dover rispondere a domande che anche un bambino conosce, si deve aggiungere l’umiliazione di un sistema che, al di là di come è strutturato che già di per sé manifesta le sue inefficienze, offre sempre la possibilità di sfruttare le falle e lasciare così spazio ai ‘protetti’ e lasciare fuori quelli bravi…W l’Italia!!!

  2. Riguardo al test per la classe AO36: davvero le 60 domande erano così difficili da impedire ai candidati di raggiungere il punteggio minimo per superare la prova ???

    (a parte la domanda su Amafinio…che forse diventerà famoso e nessuno più dimenticherà).

    • Non sono d’accordo. Secondo me era molto difficile raggiungere la sufficienza in questo test (14/20). Naturalmente ci vorrebbe un criterio per distinguere cosa è difficile da cosa non lo è. Direi che raggiungere la sufficienza in questo test era molto difficile perché molte domande erano quasi imposibili e molte altre erano difficili.

      Una domanda è QUASI IMPOSSIBILE se l’informazione necessaria per rispondere correttamente alla domanda non è reperibile su un manuale di filosofia. Questo è il criterio generale: io per fare la mia valutazione ho scelto il manuale che avevo a casa (Cambiano-Mori, Storia e Antologia della filosofia). Probabilmente cambiando manuale cambiano i risultati. Se qualcun altro ha tempo e pazienza di svolgere un’operazione analoga basandosi su un altro manuale sarei curioso di vedere i risultati. Ho esaminato le prime 20 domande – quelle prettamente filosofiche e stando al mio criterio 6 domande su 20 risultano QUASI IMPOSSIBILI: la numero 4: il manuale non menziona Zenone di Chio; la numero 6: il filosofo italiano Cacciari e le sue opere non sono prese in esame; la numero 9: Amafinio non viene nominato; la numero 11: Lou Salomé viene nominata ma non si fa cenno del fatto che sia autrice di una biografia di Nietzsche; la numero 17: non viene riportata l’informazione secondo la quale Giamblico avrebbe fondato una scuola in Siria; la numero 20: di Ermarco di Mitilene non si fa cenno. Ci si può ragionevolmente aspettare che un candidato diligente con un’ottima preparazione sia capace di rispondere al 20% di domande di questo tipo.

      C’era poi le domande DIFFICILI. Per difficili intendo domande la cui risposta richiede conoscenze specilistiche relative a una certa area filosofica o un certo periodo storico. Giudico difficili le domande su Mounier, Blondel, Jonas, Sant’Ambrogio, Avenarius, Lotze, Rorty, Feyerabend. Considerata la formulazione della domanda – abbianare l’autore a un’opera importante o a un concetto chiave della sua filosofia – e le altrenative proposte – sempre autori coevi inseriti in abiti culturali affini per ragioni geografiche e teoriche – ritengo che non ci si possa aspettare neanche da un candidato con una preparazione eccellente che risponda correttamente a tutte le domande proposte. Mi asepetterei che un candidato diligente con un’ottima preparazione su domande di questo tipo sia in grado di rispondere esattamente all’80% dei quesiti proposti.

      Le rimanenti domande vertevano su argomenti che un futuro insegnate di filosofia non può non conoscere (Platone, Husserl, Grossatesta, Maimonide, Althusser, scetticismo antico). Chiamerei queste DOMANDE DI BASE e considero che un candidato diligente con un’ottima preparazione debba essere in grado di fornire risposte corrette nel 100% dei casi .

      Ricordo che la sufficienza si ottiene con 14 risposte esatte su 20. Però sommando le 6 risposte esatte alle domande di base, le 7 risposte esatte (su 8 quesiti) alle domande difficili e 1 risposta esatta (su 6) alle domande quasi impossibili, si ottiene 14 come risultato. Dalle mie riflessioni emerge che un candidato diligente con un’ottima preparazione difficilmente avrebbe potuto andare oltre la sufficienza. Trovo questa conclusione quanto meno stupefacente.

      Desidero fare i miei complimenti ai 121 candidati che hanno raggiunto o superato la soglia minima nel test preselettivo della classe A036.

  3. Chiedo scusa ma ritengo che riguardo alle precedenti argomentazioni devono essere chiariti i seguenti punti:
    1) In base al bando del Tfa si ottiene la sufficienza nel test con il punteggio di 21/30: quindi considerando il totale dei 60 quesiti (ognuno ha il punteggio 0,5)è necessario rispondere esattamente almeno a 42 quesiti. Dunque sono ammessi 18 errori per superare il test: ci sono così tante domande che si possono definire quasi impossibili ?
    2)Possiamo definire alcune domande “quasi impossibili” in base alla consultazione di un solo manuale di filosofia ? Per ogni candidato che si presenta ad un concorso nazionale per diventare insegnante non si dovrebbero presupporre le conoscenze accumulate durante il corso di laurea ? Letture di articoli, saggi, monografie, approfondimenti personali….E trattandosi di un concorso nell’ambito della filosofia e delle “scienze umane” davvero possiamo considerare così difficili le domande su Mounier, Blondel, Jonas, Avenarius, Lotze, Rorty, Feyerabend ?

  4. ci sono diverse questioni da discutere.

    Parto dalla più semplice. Penso di avere competenze sufficienti per valutare soltanto i quesiti filosofici che nel test di ammissione erano 20. la sufficienza si otteneva con il 70% delle risposte esatte (21/30, 42/60 o 14/20). Metto in discussione la proporzione tra il numero totale di domande e quelle che io chiamo quasi impossibili. fossero state 6 su 60 sarebbe stato accettabile 6 su 120 fantastico. Ma erano 6 su 20.

    Rispetto al mio criterio: se un manuale non riporta l’informazione, allora la domanda è quasi impossibile. Ci sono diversi punti da sviluppare. In primo luogo, io non discuto che un candidato possa rispondere ad alcune di queste domende – buon per lui e soprattutto per la sua cultura. Non penso ci si possa aspettare che sia in grado di rispondere a tutte. Si può anche alzare le aspettative e dire che ci si aspetta che un candidato diligente con una buona preparazione risponda al 30% di queste domande mettiamo anche al 40%. I numeri non cambiano molto.

    Poi certo ho scelto un manuale a caso. La mia proposta è di vedere cosa succede se scegliamo un altro manuale. Anche in questo caso sono sicuro che i numeri non cambierebbero molto. Forse c’è Cacciari ma non c’è Rorty.

    Infine ritengo che l’ultima questione che poni sia la più spinosa. Certamente ho criteri soggettivi: direi che sebbene il pensiero di tutti e 8 gli autori menzionati (Mounier, Blondel, Sant’Ambrogio, Jonas, Avenarius, Lotze, Rorty, Feyerabend) trovi in qualche modo trattazione nella maggior parte dei manuali di storia della filosofia, nel mio lungo percorso di studio non mi è mai capitato di leggere un articolo scritto da loro. Un criterio più oggettivo potrebbe essere il seguente: un autore è marginale nel dibattito filosofico contemporaneo se negli ultimi 10 anni i suoi articoli non figurano almeno 10 volte nelle bibliografie delle riviste specializzate in filosofia. Teniamo presente che con gli attuali criteri di valutazione tipo impact factor un articolo che venisse citato solo una volta all’anno da altri articoli sarebbe considerato completamente privo di interesse. ovviamente non ho tempo di fare questo controllo però ti lancio questa sfida: smetterò di considerare Lotze un autore marginale e smetterò di tollerare che un candidato diligente con un’ottima preparazione non sappia abbinare Microcosmus al suo nome se mi trovi 10 articoli pubblicati su riviste filosofiche italiane che comprendano Lotze o il suo Microcosmus nella bibliografia.

  5. Scusate, ma ritengo che la decisione se le domande fossero o meno adeguate, più che dipendere da una valutazione soggettiva (che può comunque avere una sua legittimità), sia da prendere in base al numero medio di ammessi a livello nazionale, in tutte le università. Se per la classe A036 gli ammessi sono stati così pochi, due sono le cose: o le domande sono state “impossibili” in senso relativo, ovvero sono state al di sopra della preparazione media fornita da un normale curriculum universitario; o, se le si ritiene “possibili”, allora c’è qualcosa di sbagliato nei curricula e nel tipo di preparazione che ricevono gli studenti che per lo più aspirano a insegnare nella classe A036. Io propendo per la prima risposta. Ma in ogni caso, le considerazioni che ne discendono sono inquietanti sullo scollamento cognitivo che si nota tra Miur e realtà didattico-scientifica delle università.

    • Sono d’accordo con lo “scollamento cognitivo”, ma non si è considerato il fatto che il percorso di ogni studente in Italia si conclude con una tesi di laurea con cui ognuno dimostra una competenza “specialistica” in un determinato settore. Al termine di ogni percorso si potrebbe somministrare una prova (che non incide sul voto di laurea) per valutare “che cosa rimane” dell’intero curriculum. Così si avrebbe una autovalutazione per responsabilizzare lo studente che sta arrivando al traguardo della laurea. L’università offre un servizio di alta qualità dal punto di vista del curriculum ma il “laureato” deve essere responsabile di sé stesso dal momento in cui consegue la laurea. Dopo la comprensibile delusione per i risultati del test per il Tfa si dovrebbe riflettere sulle difficoltà di interiorizzare il curriculum universitario come bagaglio di conoscenze e competenze che deve essere costantemente arricchito. Nel test erano presenti autori che non credo vengano trascurati in nessun curriculum di scienze umane in Italia ! Come è possibile che dopo una enorme mole di esami,lezioni, seminari, lettura di testi, libri, articoli, saggi, tutti necessari per arrivare al traguardo di una laurea nell’ambito delle scienze umane, vengano rimossi nomi e concetti di autori come Platone, Mounier, Blondel, Jonas, Avenarius, Rorty, Feyerabend, Husserl, Comenio, Vygotskij, Althusser, Locke, Bruner, Bloom, Kohler, Wundt, Binet, Watson, Freud, Adler, Jung, Piaget, Skinner, Adorno e Horkeimer, Pareto, W.Mills, M. Weber, N. Luhmann, Tonnies, Durkheim, Nietzsche, T. Parsons, K.Mannheim ?

  6. Salve a tutti,
    ritorno sull’argomento per lagnarmi (aì, avete letto bene) della A061 (storia dell’arte).
    Premettiamo che in confronto alla A043 (l’altra che ho sostenuto) la differenza per la difficoltà era abissale, impraticabili quelli della A043, molto facili quelli della A061.
    Però io, con una laurea e un perfezionamento di 3 anni, non ho superato il test (per un miserabile punto).
    Vorrei premettere che la qualità del test rispecchia fedelmente il valore della storia dell’arte nella società contemporanea (e visto il taglio delle cattedre in questa materia potete bene immaginare a cosa mi riferisco).
    Il test sembrava più il test di ammissione al Touring club con ben 10 domande sulla localizzazione delle opere!

    10 erano di arte antica (premettendo che i candidati con le lauree in Conservazione dei beni culturali ammessi a questa prova non hanno nei loro programmi esami di arte antica e qui risaliamo alla fonte di un altro problema: lo vogliamo abolire o no questo corso?) Seguite poi da domande di arte medievale, moderna e contemporanea (e ultra contemporanea).

    Veniamo ad alcune domande dolenti:
    -Il deambulatorio nelle chiese romaniche e gotiche era:
    (Risposta esatta) un corridoio che prolungava le navate laterali alle spalle del coro.
    MAI SENTITA QUESTA DEFINIZIONE DI AMBULATORIO!
    (Dal dizionario Pevsner: “Passaggio anulare o poligonale lungo l’abside e intorno al coro e all’altare”)

    -Nel retro della pala con La Maestà della Madonna (Museo dell’Opera del Duomo, Siena) è rappresentata:
    (Risposta esatta) la Passione
    (Qui la nota dolente è la definizione dell’opera data nella domanda. La Maestà è la raffigurazione della Madonna in trono, allora ‘La maestà della madonna’ che significa?)

    -Il ritratto di Ginevra di Leonardo da Vinci è conservato:
    (Risposta esatta) alla National Gallery, Washington
    (la denominazione esatta è: Ritratto di Ginevra DE’ BENCI)

    -Nella “Morte della Madonna” (Museo del Prado, Madrid) Mantegna ha inserito un paesaggio. Si tratta:
    (risposta esatta)della laguna mantovana
    (anche qui la definizione è “Morte della Vergine” e in più nella risposta ‘esatta’ bisogna sottolineare che NON ESISTE LA LAGUNA A MANTOVA!)

    -“La sepoltura di Cristo” di Raffaello Sanzio – proveniente dalla chiesa di San Francesco al Prato, Perugia – si trova:
    (risposta esatta)nella Galleria Borghese, Roma
    (la dicitura è “Deposizione di Cristo/Deposizione Borghese/Pala Baglioni”)

    Agli occhi di qualcuno potrebbero sembrare sciocchezze, ma erano delle definizioni altamente fuorvianti e destabilizzanti, è come sbagliare un titolo di un’opera letteraria, dà lo stesso senso di spaesamento. Insomma, è davvero una pretesa assurda svolgere un concorso pubblico di qualità? O io, che devo superare 1000 ostacoli e dimostrare continuamente una preparazione al di sopra delle aspettative, mi devo accontentare di mettere la mia vita in mano a dei bifolchi che non sanno neanche scrivere il nome di un’opera d’arte?

    (Scusate se mi sono spiegata male, sono ancora furiosa!)

    • Sono furioso anche io, sto cercando di inviare mail al ministero e ai sindacati sull’argomento [spero di non essere il solo]. A parte l’assurdità del nozionismo… Ma l’inesattezza! Ma cazzo, tu vuoi che io mi ricordi in quale museo fiorentino sta il David del Verrocchio, ma
      a) non ti preoccupi di sapere che LA LAGUNA E’ LAGUNA PERCHE’ STA SULLA COSTA E HA L’ACQUA SALMASTRA! Altrimenti è un lago, cavolo! Uno sa che Mantegna ha lavorato a Padova, a Mantova e a Ferrara. E’ ovvio che se una delle domande è “la laguna di mantova”, che non esiste, tu pensi che deve essere Ferrara, no?
      b) Che vuol dire se dietro alla maestà c’è la Passione o la vita di gesù? Dietro la maestà c’è la passione, ma c’è anche Cristo che lava i piedi… E allora? Il lavaggio dei piedi è parte della passione? O la passione non è parte della vita di Gesù?
      Questa roba è veramente assurda…

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