Sono stati pubblicati i risultati dei Consolidator Grants 2014 dello European research Council, riservati a ricercatori con esperienza. Facciamo un confronto con i risultati della precedente tornata 2013:

Tra i paesi che ospiteranno i progetti finanziati, Regno Unito, Germania e Francia restano ai primi posti; la Spagna raggiunge l’Olanda al quarto posto mentre l’Italia resta invariata al quinto posto (la sparizione della Svizzera e’ dovuta alla sua temporanea uscita dal gruppo di paesi destinatari dei Grant ERC). In Italia dominano i progetti riguardanti le Scienze Fisiche e l’Ingegneria, sorpassando gli altri panel rispetto al 2013.

CoG2014 countries

CoG2013 countries

Per quanto riguarda la nazionalità’ dei ricercatori vincitori, l’Italia crolla dal secondo al quinto posto, con una maggiore partita’ di genere. Anche la capacita’ di attrarre ricercatori non migliora: tutti i progetti assegnati in Italia saranno gestiti da ricercatori italiani che restano in Italia, a differenza degli altri “grandi” paesi europei.

ERC CoG 2014 Mobility

ERC CoG 2014 Mobility

ERC CoG 2013 Mobility

Inversione di tendenza per i nostri connazionali all’estero: sono più i ricercatori italiani che vincono per restare in Italia che quelli che vincono in un paese straniero. Peccato che i numeri e le percentuali siano in calo rispetto al 2013: non assistiamo ad un “Rientro di cervelli”.

ERC CoG 2014 Nationality

ERC CoG 2013 Nationality

ERC CoG 2014 Gender

ERC CoG 2014 Gender

ERC CoG 2013 Gender

Fonte: European research Council

http://erc.europa.eu/sites/default/files/document/file/erc_2014_cog_statistics.pdf

http://erc.europa.eu/sites/default/files/document/file/erc_2013_cog_statistics.pdf

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9 Commenti

  1. Brave le ricercatrici italiane ;-)
    C’era anche su un articolo di Nature un po’ di tempo fa. Il successo internazionale dell’Italia è dovuto anche al fatto che la componente femminile è più attiva rispetto ad altre nazioni.
    .
    Comunque, un post a firma di IoStoMoltoBene su IoNonFaccioNiente è troppo bello, però come al solito ci si fa riconoscere da ricercatori/universitari goderecci e svogliati. Qualche articolo o libro citerà sicuramente questa come prova inconfutabile.
    .
    Fuori post: sto avendo dei problemi con l’invasione degli articoli cinesi et similia. Dieci anni fa, nel proprio settore o affini, c’erano al più due Jackson o due Smith, ma poi si riconoscevano grazie ai coautori. Ora c’è una valanga di omonimi Lee, Wang, Chang, Chong e io non li distinguo più. Non riesco più a capire, sia da referee che da autore, se sono quelli che hanno scritto un nuovo articolo o altri con gli stessi nomi che hanno scritto una cosa uguale o un altro articolo.

    • Brave, belle e simpatiche ;-) non tutte però, solo quelle che scrivono post su ROARS …. sluurp :-)

    • @lilla per questo motivo ora esiste ORCID un servizio di permanent digital identifier. Ti registri e ti viene assegnato un numero identificativo. Capita sempre più frequentemente che al momento della sottomissione di un articolo (almeno sulle riviste di area medica) ti venga chiesto di inserire il tuo ORCID id. È una cosa su base volontaria, ma ho sempre avuto il sospetto che fosse per risolvere il problema di tutte queste omonimie!

  2. Ora sarà anche vero che gli inglesi sono meglio di tutti. Anzi forse gli olandesi sono ancora meglio visto che sono parecchi di meno. Ma non sarà anche che l’influenza di potenti gruppi editoriali ( Nature publishing per fare un esempio) introduce pesanti distorsioni? Ahi perfida Albione! Se non fosse per gli spagnoli griderei al complotto pluto-anglico-massonico.
    E noi? E le nostre “eccellenze” dove sono finite? E’ chiaro che se la ricerca non viene finanziata in patria piano piano non verrà neanche finanziata fuori. I nostri politici devono capire che per essere competitivi in europa abbiamo bisogno di basi solide e ampie a casa.

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