Quando il Ministro dello sviluppo economico, lo scorso 9 Gennaio, ha firmato il decreto di proroga della gestione commissiarale dell’ENEA, qualcuno tra i dipendenti ha brindato. Molti di noi considerano invece una grave iattura il perdurare dello stato d’incertezza sulle prospettive di questo ente di ricerca, che appare evidente dal protrarsi del commissariamento che dura ormai da quasi un lustro. Per questo circa 650 dipendenti, in massima parte ricercatori, hanno firmato un appello alle istituzioni politiche affinché sia finalmente emanato il decreto ministeriale sull’ENEA previsto dalla legge 23/7/2009 n. 99, Art. 37.

Questo scarno articolo di legge sopprime l’ENEA come Ente per le nuove tecnologie, l’energia e l’ambiente, ordinato solo alcuni anni prima con il D.L. 3/9/2003 n. 3, e  istituisce l’ENEA come Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile. Avendo esercitato tanta fantasia, il legislatore  si limita a definire la missione dell’Agenzia, stabilendo solo pochi indirizzi operativi, e demanda al Ministero dello sviluppo economico l’emanazione di un decreto per determinarne l’ordinamento e le risorse.

Questo decreto non e’ mai stato emanato e non e’ difficile capirne le motivazioni. La legge prevede che esso sia adottato “di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, con il Ministro per la pubblica amministrazione e l’innovazione, con il Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca e con il Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, sentite le Commissioni parlamentari competenti”. Possiamo immaginare quante pressioni siano state esercitate legittimamente (da parte di lobby sia interne che esterne all’ENEA) sui molti soggetti istituzionali coinvolti nel processo decisionale, 5 Ministeri e 8 Commissioni, obbligati  a rispettare complessi equilibri di potere. I Ministri dello sviluppo economico, che si sono succeduti in questi anni, hanno sempre preferito ricorrere al più semplice decreto di proroga della struttura commissariale.

Dal Luglio 2009 l’ENEA si trova dunque nella condizione di Agilulfo, il cavaliere inesistente  di Calvino.  Una vuota armatura che adempie a regole e protocolli formali, compie atti burocratici in modo meccanico e anzi esprime l’essenza della burocrazia italiana, come Agilulfo esprimeva l’essenza della cavalleria. Nel vuoto inconsistente dove la politica ha trascinato l’ENEA, il Commissario prosegue quindi una traiettoria già disegnata.

Cosi’, mentre le risorse destinate ai laboratori ed al personale coinvolto in attivita’ di ricerca si riducono progressivamente, le procedure burocratiche  per acquistare strumenti, eseguire la manutenzione degli impianti, accogliere studenti o dottorandi, diventano sempre più complesse. Ciò riflette un’anomalia dell’ENEA come ente di ricerca: il personale amministrativo quasi eguaglia numericamente il personale che svolge attività di ricerca (nel CNR gli amministrativi costituiscono circa il 12% delle unità lavorative, secondo dati del 2010).

E’ un parere condiviso da molti di noi che il perdurare della scarsità d’investimenti in risorse umane e strumentali sia causa di un declino del prestigio dell’ente. Diventa difficile in questo contesto rispondere adeguatamente alla missione assegnata all’ENEA e cogliere appieno le tante opportunità offerte dai grandi programmi di ricerca europei.

E’ emblematico l’effetto della nuova politica europea di finanziamento delle ricerche nel campo della fusione termonucleare controllata, uno dei settori di eccellenza dell’ENEA. Negli anni passati l’EURATOM finanziava direttamente il complesso di attività dei singoli laboratori ‘domestici’ associati, sulla base del costo del personale coinvolto nelle ricerche fusionistiche.  Dal 2014 il finanziamento in questo settore avviene solo sulla base della partecipazione a progetti di ricerca ben articolati e secondo linee scientifiche ben definite, da svolgersi in collaborazione con altri organismi di ricerca europei. Le risorse acquisite dai pochi progetti ENEA approvati in questo ultimo anno sono state assai inferiori a quelle dei precedenti finanziamenti annuali EURATOM. E così risorse significative sono andate perdute, mentre incombe sull’ENEA la scure dei tagli lineari previsti dal Mise per il 2014. Tutti gli altri enti di ricerca vigilati dal Miur, per dichiarazione del Ministro, ne saranno invece esonerati.

Abbandonato a se stesso, il sistema ENEA sviluppa strutture gerarchiche, processi sempre più complessi e burocratizzati. Di recente, ad esempio e’ stato prodotto un diagramma di flusso per spiegare ai ricercatori quale debba essere la procedura per pubblicare un articolo! La legge sopra citata da’ invece un indirizzo chiaro di “razionalizzazione delle funzioni amministrative, anche attraverso l’eliminazione delle duplicazioni organizzative e funzionali”.

Mentre il futuro dell’ENEA appare dunque sempre più incerto, e viene meno la sua competitività ed il suo prestigio internazionale nell’indifferenza delle istituzioni politiche competenti, si approfondisce la cesura tra le varie parti sindacali. Manca una visione unitaria e le istanze dei lavoratori appaiono sempre piu’ distanti. I 650 firmatari dell’appello alle istituzioni competenti auspicano una scelta politica forte: un’immediata emanazione del decreto ministeriale, che rafforzi il ruolo e le risorse dell’ENEA.

Una politica industriale saggia non può consentire che si disperda il patrimonio di conoscenze e competenze dell’ente in settori chiave per l’economia del paese, dalle nuove fonti di energia alle tecnologie per i beni ambientali e culturali. In mancanza di un’azione immediata e risolutiva, l’ENEA si dissolverà senza lasciare eredi, nel silenzio perdurante della politica, a differenza di Agilulfo, che si dissolve dopo aver lasciato in eredità’ la sua lucida armatura bianca al giovane Rambaldo.

Carmine Castaldo

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