Per le Cattedre Natta non ci saranno risorse aggiuntive: i 75 milioni che a regime costerà il provvedimento saranno tratti sempre dal Fondo di Finanziamento Ordinario delle università. È grave e negativo che si sia decisa una procedura straordinaria per il reclutamento, parallela e alternativa a quella ordinaria. E che la procedura sia controllata direttamente dalla politica. È assai pericoloso che i «super-professori» possano andarsene a insegnare dove credono. Questo contribuirà a una forte accelerazione di quel processo di segmentazione in serie «a» e serie «b» del sistema universitario nazionale. Si tratta di un provvedimento frutto di un approccio politico-culturale non condivisibile, ma molto di moda fra i consiglieri economisti dell’attuale capo del governo, che mette insieme liberismo e stalinismo sfrenati: gli illuminati, che con poche coraggiose decisioni stanno finalmente cambiando il Paese. Questo modo di procedere può ancora fare danni danni profondi a istituzioni centrali della nostra società, e alle modalità liberali adottate finora per il loro governo

Seppure con molti mesi di ritardo, da qualche giorno è stato reso noto il regolamento attuativo dell’articolo 1 (207-212) della Legge di Stabilità per il 2016. Riguarda le cosiddette «Cattedre Natta»: il reclutamento, attraverso la nomina di speciali commissioni, di 500 nuovi «super-professori» universitari, con stipendi e poteri straordinari; 434 docenti provenienti dall’esterno e 66 promossi all’interno. Stando al ministro Stefania Giannini, pur apparentemente estranea a queste scelte: «chi può obiettare a risorse aggiuntive che porteranno 500 persone in più, e di qualità, negli atenei italiani»? (intervista all’«Unità», 18 ottobre 2016).

Con buona pace del ministro, le obiezioni sono invece tante. E radicali. Il provvedimento è pessimo, per un insieme di motivi; fra i principali:

1)  È falso che si tratti di risorse aggiuntive. I 75 milioni che a regime costerà il provvedimento saranno tratti sempre dal Fondo di Finanziamento Ordinario delle università; che avrebbero potuto reclutare, con le normali procedure, un numero assai maggiore di docenti, anche fra i tanti «cervelli in fuga»; che devono fronteggiare una riduzione (anche tenendo conto dei nuovi ricercatori precari) di circa 8.000 professori negli ultimi anni; e che hanno ancora un parziale blocco del normale turnover (bloccato o ridotto da ormai 8 anni: per informazioni di dettaglio si rimanda al recente L’università in declino).

2)  È grave e negativo che si sia decisa una procedura straordinaria per il reclutamento, parallela e alternativa a quella ordinaria, e controllata dalla politica. È particolarmente suggestivo che, come sotto il fascismo – con il Regio Decreto 1071 del 20/6/1935, abrogato pochi giorni dopo la Liberazione – sia il presidente del Consiglio a definire con nomina politica i presidenti di commissione, che poi sceglieranno liberamente gli altri commissari da una lista predisposta dall’Anvur (i cui membri sono nominati ad personam dal ministro). Incidentalmente, ciascuna di esse costerà 160.000 euro. Ma non è solo la commissione: tutta la procedura rappresenta un attacco frontale all’autonomia universitaria.

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3)  È assai pericoloso che i «super-professori» possano andarsene a insegnare dove credono: vi è un limite, ma altissimo, alle chiamate iniziali di ogni ateneo (il 30%: il che significa che potrebbero finire tutti in 4 sedi), ma comunque i «super» sono liberi dopo tre anni di spostarsi dove credono, portando con sé lo stipendio (maggiorato). Non è difficile prevedere dove cadrà la loro scelta, concentrandosi nelle città più ricche, con maggiore facilità di relazioni internazionali e con migliore qualità della vita. Contribuendo così a una forte accelerazione di quel processo di segmentazione in serie «a» e serie «b» del sistema universitario nazionale. Un processo del tutto discutibile ma auspicato dallo stesso presidente del Consiglio, già in corso sulla base di indicatori oscuri e discrezionali (si pensi solo che il turnover per gli atenei è molto maggiore per quelli che hanno gli studenti mediamente più ricchi, dato che dipende moltissimo dal gettito totale delle tasse studentesche).

L’intero processo, e in particolare il regolamento, sta suscitando finalmente una forte reazione nel mondo universitario (fra cui la raccolta di firme «L’Università si riforma, non si commissaria da Palazzo Chigi»). Ma tutto ciò dovrebbe destare allarme, e prese di posizione, anche al di fuori del corpo accademico. Si tratta a nostro avviso di decisioni di valenza ampia; frutto di un approccio politico-culturale a nostro avviso non condivisibile, ma molto di moda fra i consiglieri economisti dell’attuale capo del governo, che mette insieme liberismo e stalinismo sfrenati. Basta con il mondo delle pubbliche amministrazioni e delle università irriformabili e corrotte (come, con straordinario ma non sorprendente tempismo, ha decretato anche il capo dell’Autorità anticorruzione Cantone): lasciamo funzionare il «mercato», ognuno si sposti dove crede; a patto, naturalmente che le commissioni di concorso e i criteri di valutazione o di allocazione delle risorse li si stabilisca noi. Ecco i puri, gli illuminati, che con poche coraggiose decisioni stanno finalmente cambiando il Paese.

Queste cattedre Natta non sono una piccola questione accademica. Ma un esempio di come un approccio di stampo «reaganian-staliniano» stia facendo e possa fare ancora danni profondi a istituzioni centrali della nostra società, e a modalità per il loro governo liberali e rispettose delle autonomie.

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(Apparso in primo luogo sul sito web de Il Mulino)

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13 Commenti

  1. C’e’ una cosa che non ho capito di questo articolo. Fino ad ora avevo capito che i 75 mln non venissero dall’FFO, perche’ avevo letto nella legge di stabilita’ 2016 (art. 1.207) “Al fine di […] è istituito […] un fondo speciale denominato «Fondo per le cattedre universitarie del merito Giulio Natta», al quale sono assegnati 38 milioni di euro nell’anno 2016 e 75 milioni di euro a decorrere dall’anno 2017. ”

    “a decorrere” significa, per tutti gli anni a venire, quindi sono risorse diverse da quelle dell’FFO (a meno che a un certo punto il “fondo natta” non venga poi inserito nell’FFO, aumentandolo di 75mln l’anno, ma se questo avvenisse sarebbe solo un cambio di denominazione, non verrebbero sottratte risorse ad altro).

    Invece qui scrivete che non sono risorse aggiuntive, ma vengono sottratte alle magre risorse universitarie preesistenti. Dove e’ che avevo capito male? Ho interpretato male l’art.1.207? Oppure con la nuova legge di stabilita’ toglieranno le risorse strutturali che avevano trovato e messo a bilancio l’anno prima?

    Grazie per i chiarimenti, saluti

    • Formalmente, il punto è questo: come si vede dal comma 212 (“212. La quota parte delle risorse di cui al comma 207 eventualmente non utilizzata per le finalita’ di cui ai commi da 207 a 211 confluisce, nel medesimo esercizio finanziario, nel Fondo per il finanziamento ordinario delle universita’”), si tratta di risorse che vengono allocate in un fondo straordinario, ma che in caso di non utilizzo va a finire nel FFO.

      Ergo, se non ci fossero le cattedre natta, l’intero ammontare andrebbe nel FFO; ergo, sono risorse “sottratte” ad un aumento ordinario del FFO

  2. Parafrasando un film di qualche tempo fa abbiamo “l’uomo che sussurrava al ministro”. Si tratta del collega economista ” illuminato “, post moderno, che con la sua guida “illuminata” ci magnifica i meriti dell’ economia delle società diseguali. Sono sicuro che ci spiegherà come il principale problema del prossimo presidente USA sarà come ridurre il debito pubblico e la ricetta sarà tagliare Medicare di Obama.
    Le sue appendici nostrane mostrano il volto non della scienza ma dell’ ideologia, a proposito a noi vetero sinistri non avevano detto che le ideologie erano morte? Una specie di marxismo – leninismo (versione Stalin) alla rovescia, che ricorda non tanto la NEP (НЭП, Новая Экономическая Политика) quanto l’economia centralizzata dei kolchoz (колхоз) e l’eliminazione dei ” kulaki” …”è necessario spezzare con una lotta aperta la resistenza di questa classe e privarla delle fonti economiche della sua esistenza e del suo sviluppo (Stalin ma potrebbe essere il nostro illuminato)” . Chi sono i moderni kulaki da sterminare??

  3. Bizzarro che l’autore paragoni allo Stalinismo il lasciare che i vincitori «possano andarsene a insegnare dove credono». Roba da comunisti è caso mai il restringere la libertà individuale per livellare tutte le università, livellarle verso il basso.

    • No. Questa risposta dimostra che il nostro affezionato abcd non è un profilo falso creato da Giuseppe De Nicolao.

    • Infatti tutte le universita e tutti i centri di ricerca sovietici e dell”Est , soprattutto quelli scientifici, facevano schifo schifo schifo. Per curiosita: in quale ASN e’ stato promosso/a ‘interventore’ di fascia I o II?

  4. Ancora più difficile da comprendere è non accettare che i docenti possano avere la libertà di insegnare dove vogliono. Mi pare un principio liberale che consentirebbe l’apertura di gruppi locali, a volte paludati, verso un confronto con esperienze internazionali e non provinciali (con tutto il rispetto per la cultura provinciale).
    Se si creeranno poli di eccellenza solo in aree metropolitane avanzate non sarà certo colpa di chi non accetta una sede poco prestigiosa, ma di chi ha reso e rende quella sede poco prestigiosa.

    • È sicuramente saggio incentivare le diseguaglianze in tutti i campi, in modo che individui, città, regioni, atenei più forti e più ricchi sottraggano ricchezza e risorse ai più deboli. Tra l’altro, non è nemmeno difficile perché chi sta sotto ha più difficoltà a contendere risorse a chi sta sopra. E se poi ci sono individui o regioni o istituzioni in stato di degrado sarà sicuramente colpa loro o dei loro genitori. Lo dice anche il Vangelo a proposito del cieco nato. E se al Sud o nelle isole non ci saranno più università, dopo tutto lo abbiamo sempre saputo che sono inferiori a noi del nord che siamo eticamente superiori (mai sentito parlare di “capitale morale”?) e abbiamo anche più voglia di lavorare. Potremmo anche raccontare delle storie sugli immigrati meridionali che, una volta arrivati al nord, erano talmente arretrati da coltivare i pomodori nella vasca da bagno perché non ne avevano mai vista una. Che senso ha tenere degli atenei al loro paese?

    • Lo dici a me De Nicolao che vivo al Sud? Non sono certo un Ascaro meridionale. Ricordiamoci di come le università meridionali erano trattate fino apoco fa da colonie romane, dove i baroni spedivano i loro allievi ricercatori e associati in cerca di fortuna. Invece di potenziare gli atenei, con l’autonomia di Berlinguer, i docenti si sono fatti quasi sempre imprigionare da logiche iperlocali.

  5. comunque non si può dire che non ci si diverta nelle università italiane. Dopo avere assistito alla svolta meritocratica dell’asn 1.0 ci prepariamo con birra e patatine alla asn 2.0 dando un occhio ai super mega prof prescelti delle cattedre Natta che (finalmente!) daranno una vera svolta a questa università dei raccomandati e dei baroni. Al prossimo giro attendiamo gli illuminati del Signore che andranno in cattedra senza concorso, la lista apparirà a San Gennaro che la twittera’ con tanto di benedizione!

  6. Veramente studiare in URSS era una cosa piuttosto seria. A livellare verso il basso stiamo riuscendo adesso, da quando parliamo di meritocrazia, competizione e rilevamento qualità. Sarà anche questo un fenomeno paranormale … ma forse 500 supermen ci salveranno.

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