“Numeri malvagi” è il singolare titolo di un articolo di D. N. Arnold e K. K. Fowler, apparso lo scorso marzo nelle Notices of the American Mathematical Society. Quali numeri possono essere giudicati malvagi persino dai matematici? Stiamo parlando degli indicatori bibliometrici, gli indici statistici usati per misurare l’impatto delle riviste scientifiche e degli articoli in esse pubblicati. Contando le citazioni ricevute dagli articoli scientifici, si può ricavare non solo un rating delle riviste, il cosiddetto impact factor, ma anche un rating dei singoli ricercatori, costituito dal numero totale delle citazioni o dal più elaborato h-index.Finalmente dei ratings perfettamente oggettivi, capaci di premiare i meritevoli e impedire concorsi truccati? In realtà, esiste un vasta letteratura, che vede tra i suoi alfieri anche il premio Nobel per la chimica R.R. Ernst, la quale mette in guardia dall’uso degli indicatori bibliometrici come unico criterio per valutare i singoli ricercatori ai fini di reclutamento e carriera. Si sottolineano i rischi di giudicare la ricerca solo sulla base di notorietà e successo, a prescindere dalla valutazione dei contenuti. Si teme anche l’incentivazione di comportamenti opportunistici tesi a migliorare il proprio rating mediante accorgimenti astuti, ma inutili o persino dannosi per la scienza.

 

(Giuseppe de Nicolao, I numeri tossici che minacciano la scienza)

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