Bando per la candidatura di dottori di ricerca in imprese nell’ambito del progetto PhD ITalents: Oggi 14 Aprileè stato aperto il progetto pilota gestito dalla Fondazione CRUI su incarico del MIUR (Deliberazione CIPE N. 36 del 1 agosto 2014) e in partenariato con Confindustria.
Il duplice obiettivo finale pregevole di tale progetto è quello, da un lato, di inserire i Dottori di ricerca all’interno del personale lavorativo delle imprese valorizzando quindi la figura del Dottore di ricerca, che ricordiamo è l’ultimo livello in termini di formazione e alta qualificazione scientifica in ambito accademico. Dall’altro lato di potenziare con altissimo valore aggiunto le operazioni e le attività lavorative ed economiche del mondo dell’impresa italiano. Nella premessa al bando si legge quanto riportato di seguito:
L’Unione Europea, fin dal documento “Innovation Union 2010”, ha esplicitamente riconosciuto la necessità di un alto livello di Doctoral Education and Training per lo sviluppo europeo. Tale prospettiva si orienta verso una effettiva occupabilità dei Dottori di Ricerca e una effettiva mobilità
dei ricercatori in quella che è definita la “knowledge based economy”.
Già il PNR 2011 -2013 richiamando i dati relativi a innovazione e sviluppo, evidenziava per l’Italia, “un quadro di criticità relativo ai fattori che determinano la capacità di produrre e diffondere conoscenze e di generare valore da esse”. Fra questi fattori, lo sviluppo di capitale umano qualificato costituisce oggetto di azioni finalizzate all’attrazione e alla qualificazione dei giovani nel settore della R&S. Contestualmente, nel PNR veniva ricordato che i processi innovativi sono sempre più caratterizzati da cicli interattivi, dove risultano contemporaneamente coinvolti i componenti di più settori e discipline che si fertilizzano a vicenda, e dove i ricercatori e le imprese si impegnano in percorsi di Ricerca complementari e integrati. Le risorse umane hanno ovviamente un ruolo prioritario in questo trasferimento di conoscenze, che va sostenuto laddove esistano adeguate condizioni di conoscenze scientifiche e produttive. Inoltre, l’azione costante di
sostegno alla formazione e valorizzazione delle risorse umane di eccellenza trova conferma nel PNR 2015-2020. Il raccordo tra il Sistema della Ricerca e quello delle imprese è, dunque, una necessità strategica che deve contribuire ad orientare gli interventi nazionali e locali.
Si tratta indubbiamente di una iniziativa valida perché finalmente si riconosce al Dottore di ricerca sia dal punto di vista professionale che sociale, dignità e specializzazione scientifica di altissimo livello.
Proseguendo nella lettura del bando si riscontra che tra i requisiti d’ammissione è previsto il limite d’età di 35 anni non compiuti all’apertura del bando stesso.
Tuttavia è necessario considerare che tale iniziativa ricade in uno momento storico in cui perdura un blocco lavorativo e conseguentemente un’esclusione di fatto pressoché totale di personale altamente qualificato in ambito scientifico, ovvero dei Dottori di Ricerca, a partire dal 2008. A questo punto credo sia doveroso tener presente che si agisca in una situazione straordinaria e questa iniziativa ricada essa stessa in una situazione straordinaria e come tale deve essere gestita. Inserire un limite d’età tra i requisiti di partecipazione significa tagliare letteralmente le gambe a tutti quei dottori di ricerca over 35 che non hanno potuto trovare spazio nel mondo accademico (come già detto di fatto bloccato da almeno 8 anni) o che comunque non hanno avuto la possibilità di continuare il loro percorso lavorativo di ricerca in nessun ambito tra quelli riferibili alla loro formazione professionale. Le cause sono molteplici e vanno dal taglio netto dei fondi di finanziamento alle università e agli EPR alla mancata interazione tra mondo accademico, EPR e mondo delle imprese. Poiché il macro-problema dell’economia italiana consiste nella quasi totale assenza di investimenti e strategie in ambito di R&S da parte della politica italiana, anche un’iniziativa di questo genere, per quanto lodevole e utile mette al muro tutta una porzione di cervelli super specializzati che hanno avuto la sola colpa di essere nati ed essersi specializzati negli anni sbagliati. Sarebbe invece opportuno eliminare qualunque tipo di vincolo dovuto all’età e dare accesso alle idee e ai talenti di cui il nostro paese è pieno. Oppure azzerare con un investimento “speciale”, almeno in percentuale, i ritardi causati dal blocco economico e successivamente strutturare provvedimenti di reclutamento progressivo con vincoli di età ragionevoli rivolti a chi si avvicina al mondo della ricerca e dell’impresa negli anni successivi.