Versione aggiornata al 26.12.19 (vedi nota in calce)

L’educazione alla sostenibilità del Ministro Fioramonti, obbligatoria nelle scuole dal prossimo anno, ha fatto il giro del mondo.

Il Ministro ne è fiero e continua a ribadirlo in ogni occasione.

Da parte nostra, invece, non riusciamo ad entusiasmarci, e sulla sua  insostenibilità per le scuole ci siamo già espressi qui.

Il motivo è presto detto. L’educazione civica modello Made in Italy consiste in un improponibile elenco di decine di “educazioni”, che tutte le scuole dovranno insegnare ad orario vigente, ritagliando all’interno delle diverse discipline curricolari 33 ore annue su contenuti sconfinati. Leggere per credere:

1) Costituzione, istituzioni dello Stato Italiano, dell’Unione Europea e degli organismi internazionali; storia della bandiera e dell’inno nazionale;

2) Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, adottata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite il 25/9/15;

3) Educazione alla cittadinanza digitale, ovvero almeno le seguenti abilità e conoscenze:

  • Analizzare, confrontare, valutare criticamente la credibilità e affidabilità delle fonti di dati, informazioni e contenuti digitali;
  • interagire attraverso le varie tecnologie digitali e individuare i mezzi e le forme di comunicazione digitali appropriati per un determinato contesto; informarsi e partecipare al dibattito pubblico attraverso l’utilizzo dei servizi digitali pubblici e privati, ricercare opportunità di crescita personale e di cittadinanza partecipativa attraverso adeguate tecnologie digitali;
  • conoscere le norme comportamentali da osservare nell’ambito dell’utilizzo delle  tecnologie  digitali  e   dell’interazione   in ambienti digitali, adattare le strategie di comunicazione al pubblico specifico  ed  essere  consapevoli  della  diversità  culturale   e generazionale negli ambienti digitali;
  • creare e gestire l’identità digitale, essere in grado  di proteggere la propria reputazione, gestire e tutelare i dati  che  si producono attraverso diversi strumenti digitali, ambienti e  servizi, rispettare i dati e le identità  altrui;  utilizzare  e  condividere informazioni personali identificabili proteggendo  se  stessi  e  gli altri;
  • conoscere le politiche sulla tutela  della   riservatezza applicate  dai  servizi  digitali  relativamente  all’uso  dei   dati personali;
  • essere in grado di evitare, usando tecnologie digitali, rischi per la salute e minacce al proprio benessere fisico e psicologico; essere in grado di proteggere se’ e gli altri da  eventuali  pericoli in ambienti  digitali;  essere  consapevoli  di  come  le  tecnologie digitali possono influire sul benessere psicofisico e sull’inclusione sociale, con particolare attenzione ai comportamenti riconducibili al bullismo e al cyberbullismo.

4) elementi fondamentali di diritto, con particolare riguardo al diritto del lavoro;

5) educazione ambientale, sviluppo eco-sostenibile e tutela del patrimonio ambientale, delle  identità, delle  produzioni  e  delle eccellenze territoriali e agroalimentari;

6) educazione alla legalità e al contrasto delle mafie;

7)  educazione al rispetto e alla valorizzazione  del  patrimonio culturale e dei beni pubblici comuni;

8)  formazione di base in materia di protezione civile.

Infine: “sono altresì  promosse  l’educazione  stradale, educazione alla salute e al benessere, educazione al volontariato e alla cittadinanza attiva. Tutte le azioni sono finalizzate ad alimentare e rafforzare il rispetto nei confronti delle persone, degli  animali  e della natura.” (art. 2, L. 92/19)

Ma non finisce qui.

Apprendiamo che nel maxiemendamento alla legge di bilancio per il 2020, su cui il governo ha posto la fiducia , commentato qui, tra i commi che riguardano Istruzione, Università e Ricerca compare l’innocuo  311 che – nell’oscurità tipica dei rinvii ad altri articoli e commi, che ne rendono il dettato incomprensibile – presenta una new entry: l’educazione finanziaria.

Da aggiungere proprio alla lista di “cenni sull’Universo” appena elencati.

Anziché 8 educazioni + 6 gruppi di abilità “digitali”, la legge di bilancio 2020 ci regala anche l’educazione finanziaria. E dalla “vita civica” di cui la scuola si farà promotrice, si passerà alla “vita civica economica”.

Il “prezzo” dell’inserimento dell’educazione finanziaria è presto dedotto. Se nel testo originario della legge si prevedeva uno stanziamento per la formazione degli insegnanti di 4 milioni all’anno, a partire dal 2020,  oggi il bottino si fa più ricco. Altri 200 mila euro.

Da 4 euro a insegnante, passeremo a 4 euro e 20 centesimi ciascuno.

C’è già aria di festa.

 

Nota aggiunta in data 26.12.2019

La legge di bilancio, approvata definitivamente alla camera, entrerà in vigore a partire dal primo gennaio prossimo con lo stesso testo approvato in Senato, che  ha espunto la norma relativa all’educazione finanziaria. Nulla vieta, tuttavia, che la stessa possa rientrare nel cosiddetto decreto milleproroghe, varato dal Consiglio dei Ministri il 21 Dicembre scolrso “salvo intese“, il cui testo è quindi ancora suscettibile di modifiche.

 

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8 Commenti

  1. Educazione finanziaria? Si tratta di una buona notizia. È davvero un’ottima cosa. Servirà ad aiutare parecchia gente a non farsi truffare in modo elementare comprando obbligazioni decotte e pagando commissioni esose ma nascoste.

  2. Se ho capito bene, l’insegnamento dell’educazione civica è per tutte le scuole “del primo e del secondo ciclo”, quindi dalle elementari alle superiori. Quello lì quindi non è il programma di 33 ore ma di 33*13 = 429 ore, che mi sembrano una quantità più dignitosa.
    Inoltre, se crediamo a http://www.today.it/economia/gli-insegnanti-in-italia-quanti-sono-e-quanto-guadagnano.html , gli insegnanti che insegnano in queste scuole sono 650000, non un milione. Quindi la cifra per insegnante è più alta di quanto indicate voi. (Resta comunque bassa in modo sconfortante, me ne rendo conto.)

  3. Un economista al MIUR? Dopo anni (dalla strategia di LIsbona, indietro fino a Maastricht?) di colonizzazione della scuola da parte degli economisti di fede neoclassica, speravamo in qualcosa di meglio da Lorenzo Fioramonti. Nel suo affanno a toccare tutti temi ha mostrato di non comprendere nulla della recessione culturale e economica che vive la scuola. Certo, dietro l’angolo, se si dimetterà, ci sono Morra e la Ascani. Insomma una caduta senza fondo.

  4. Aria fritta per chi deve giustificare la propria esistenza nonché stipendio. Che fa a pugni con l’autonomia scolastica alla Cassese e con le autonomie regionali . E soprattutto con gli obiettivi della scuola, che non può e non deve sostituire l’educazione da parte della famiglia e della società intera.

  5. A me i temi elencati paiono tutti cose buone e giuste: conoscenza del nostro sistema legale, rispetto dell’ambiente, come evitare di farsi truffare su Internet e dalle banche.
    Sono conoscenze base che dovrebbero essere insegnate a tutti, non affidate alla famiglia (che può essere in grado di fornirle, ma anche no).
    Ovvio che i tempi previsti e le risorse economiche allocate sono decisamente insufficienti: è su questo che dovremmo lottare, chiedendo più ore e più soldi, non contestando gli argomenti: francamente, non ne vedo uno che NON vorrei venisse insegnato per bene ai miei figli…
    E non cominciamo cosi’ soliti discorsi “benaltristi”.
    Meglio che queste cose le insegnino anche solo in parte e superficalmente, piuttosto che non le insegnino affatto.
    Potrebbe essere sufficiente a mettere la pulce nelle orecchie ai nostri ragazzi, che poi ci pensano lor a cercare ulteriori informazioni, una volta che han capito l’importanza di questi temi.
    Non è certo tenendoli all’oscuro di essi, o lasciando che la scuola “si chiami fuori” da queste problematiche che faremmo un buon servizio ai nostri allievi.

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