Ci si potrebbe chiedere: se Big Pharma produce vaccini che sconfiggono il Covid, e se Google ci fornisce gratis Googlemaps, perché preoccuparsi del modo in cui hanno acquisito le conoscenza necessarie? Una ragione importante, sempre seguendo il filo delle riflessioni di Florio, è che dell’enorme accumulo di ricerca prodotta nel mondo queste società prendono solo quanto può generare profitto. Big Pharma, 10 società che si spartiscono il 40% del mercato globale, si concentra su malattie non trasmissibili come il cancro, perché quelle trasmissibili affliggono popolazioni meno ricche. Le società energetiche non hanno impedito il massiccio aumento delle emissioni di CO2 in un clamoroso “fallimento del mercato”. La soluzione verde proposta dall’Ue di incentivare la decarbonizzazione col mercato del carbonio (Ets) e con cospicui finanziamenti alla ricerca su bandi aperti, spinge le società energetiche a perfezionare tecnologie mature, come il fotovoltaico o la cattura e stoccaggio di carbonio. Si rallentano così gli investimenti di frontiera per la fusione nucleare, le smart grid, l’idrogeno che, se finanziati adeguatamente, consentirebbero un vero balzo tecnologico. Big Tech ha perfezionato l’estrazione di dati per generare profitti, tralasciando il trattamento dei dati su beni collettivi come ambiente e salute.
La “privatizzazione della conoscenza” afferma la logica che la ricerca di profitto, anche attraverso brevetti, sia l’unico motore possibile dell’innovazione tecnologica. Il fatto che migliaia di studiosi si scambiano conoscenze in università e enti di ricerca, spesso con posizione precarie e stipendi modesti, dimostra che c’è un potente desiderio di ricerca come sfida intellettuale e dono all’umanità. Florio ipotizza la costituzione di infrastrutture di ricerca pubbliche a livello europeo (Biomed Europa, Green Europa, Digital Europa) in grado di gestire direttamente un portafoglio di progetti specifici, dai trials clinici alle comunicazioni digitali, intascando eventuali profitti. Queste infrastrutture di ricerca potrebbero, a seconda dei casi, prendere a modello l’Airbus, il Cern, il Fraunhofer tedesco.
Si intravede in questo progetto il tentativo di riscattare i vari “fallimenti di mercato” e l’aspirazione ad un’Europa della cooperazione scientifica che sia un’incarnazione più attraente di quella delle privatizzazioni e del mercato. In fondo, già oggi, la quota mondiale di imprese sotto controllo statale è quasi il 20%, ed è in aumento.