La storia racconta che Papa Giulio II della Rovere fece restaurare la Cappella Sistina, nella quale si erano aperte vistose lesioni per cedimenti strutturali. Completato il lavoro, ebbe l’idea di rifare la decorazione della volta che era stata irrimediabilmente danneggiata dal dissesto e dai lavori di consolidamento. Tutti sappiamo come è andata a finire, col capolavoro di Michelangelo BuonarrotiHo cercato di immaginare l’esito della storia se ai tempi di Papa Giulio II fossero state in vigore le attuali norme sugli appalti e i lavori pubblici. Ecco di seguito il dialogo carpito fra il Papa e il suo primo architetto Donato Bramante.

 

[Papa] – Io la Sistina la farei affrescare al Buonarroti, qual è il suo avviso architetto?

[Bramante] – Eccellente idea Santità, ma non si puote. Al Buonarroti ebbimo ad affidare l’appalto della Sua Sepoltura e il novello codex obbliga al moto turnario dei fornitori.

[Papa] – Novello codex? Ma non se n’era approvato uno, sol pochi anni addietro?

[Bramante] – È vero, Santità, ma il codex appaltorum cambia ormai ad ogni piena del Tevere. Va adeguato alle direttive europee, indi debesi affidare la delega al governo che emana il decreto legislativo, poscia va fatto il correttivo per mendare gli errori, e indi le modificazioni del correttivo, e poscia le rettifiche alle modificazioni, e indi l’interpretazione autentica delle modifiche al correttivo degli errori emendati sulla delega…

[Papa] – Che importano le direttive europee? Noi regniamo Urbi et Orbi. Del desio di codesta Europa non ci cale punto.

[Bramante] – Santità, lo sa che c’è il Sacro Romano Impero. Da quando lo tengono in pugno gli Asburgo pretendono rigore sui conti e procedure burocratiche uniformi in tutti i paesi membri dell’Unione.

[Papa] – Di Sacro Romano all’Impero nulla è più rimasto da quand’esso finì nelle bramose mani delle genti germaniche. Quasi quasi li scomunico tutti.

[Bramante] – Sarebbe vero maleficio, Santità, fra i tedeschi spirano venti di riforma. Qualcuno ebbe a riferirmi che Martin Lutero sarà chiamato a insegnare per chiara fama – una novella procedura fatta ad arte per l’eretico che difetta delle santissime mediane – all’Università del Wittenberg e le sue stampe proibite si volgono per ogni dove. Nuvole nere di addensano sul sole romano.

[Papa] – Suvvia, affidiamo adunque l’incarico al Buonarroti. Come vuoi che orecchino alla corte imperiale di quel che a Roma si fa.

[Bramante] – Ahimè Santità, superato il Tevere vigono i potenti uffici di ANAC, l’Autorità pel Nostro Adempimento Cotidiano, che tutto vede, ispeziona ed emana, in forma di misteriosi e astrusi dispacci guida.

[Papa] – Io di Autorità ne riconosco una sola. E che comanderebbero codesti demoniaci dispacci, per tutti i Sacri Sogli di Pietro?

[Bramante] – Che le stazioni appaltanti devono seguire rigide regole di trasparenza e non discriminazione, oltre che…

[Papa] – Deh, che son codeste stazioni? Non s’è mica in Settimana Santa. E nemmanco – Noi  Santa Sede – siamo un servizio di posta pel cambio dei ronzini. Codesti principi mi paiono in grave antitesi al dogma del Libero Arbitrio.

[Bramante] – Santità, lo sa come sono questi cavalieri tedeschi della congregazione ordoliberale, negano in radice il libero arbitrio, credono nella predestinazione, pensano che tutti i fedeli siano uguali e che uno valga l’altro, convinti che si debba dare a tutti le stesse opportunità in arti e mestieri, con procedure franche e trasparenti, financo quand’è tempo di seguire le vocazioni dell’animo.

[Papa] – Se non posso scomunicarli, invierò la mia Guardia Svizzera Pontificia ad annientarli.

[Bramante] – Troppo tardi Santità, ci sono le leggi e dura lex sed lex. Temiamo il disdoro di una procedura di infrazione e la scomunica della Troika.

[Papa] – Troika? Deve essere la Trinità della Chiesa ortodossa di Costantinopoli transfuga in Russia. E’ saggio consiglio non correre il fio di scismi ulteriori. Via allora, che si faccia decorare la Cappella a quella giovane promessa urbinate …come si chiama… il Raffaello, che mi par assai sveglio e talentuoso. Ebbi a promulgare la bolla Ad Sanctam Beati Petri Sedem Divina Dispositione Sublimati per donar luce di canoscenza al borgo che a lui i natali diede.

[Bramante] – Nemmeno codesta soluzione seguire possiamo Santità, Egli ebbe già l’appalto per la Stanza della Segnatura e quella di Eliodoro. Le rimembro con somma deferenza che siam tenuti a rispettare con scrupolo e rigore il sacro dogma della rotazione dei fornitori e mestieranti.

[Papa] – Ma se Galileo non è ancor nato, come fa a darsi codesto stolido principio? E poi, faccia entrar letizia nel suo animo tormentato, architetto, Noi sappiamo come rimediare, ci acconciammo per tempo, il Tribunale della Santa Inquisizione vigila e all’erta sta, in attesa di agire a tempo propizio.

[Bramante] – Pensi Santità che ebbi a pensare di affrescarla io la Sistina, ma scoprì che non son degno, perché fui fatto RUP: Responsabile Unico del Procedimento.

[Papa] – Via Bramante, di Unico c’è solo l’Onnipotente, e oltre non possiamo discettare. E’ forse dimentico del dogma della Trinità?

[Bramante] – Giammai Santità, ma l’autorità del codex non conosce Trinità e nemmeno Pietà. Le lettere in esso scolpite son perentorie: s’impone la celebrazione di una gara.

[Papa] – Gara? Di che gara cianci? Codeste barbariche competizioni atletiche erano un tempo fatte ad uso dei vili pagani. Fortunatamente Noi le sopprimemmo.

[Bramante] – Santità, se una gara europea fosse bandita, aspetteremmo invano l’apertura della prossima Porta Santa, nel mentre la letizia del nostro animo cristiano sarebbe ottenebrata dal pensiero dei ricorsi, nella cupa attesa dell’oscuro responso di quei dotti sacerdoti che incedono nelle buie stanze del Palazzo Spada, che non è punto rapido e certo come il verbo della nostra Santa Inquisizione. Io ebbi a escogitare un’idea migliore, sol che Sua Santità mi concedesse di portarla a compimento.

[Papa] – Misericordia. La smarrimento m’assale e la fede più non sembra guidarmi. Tutto mi par levantino esercizio d’ortodossia leguleia di marca bizantina frammista a tetro e servo arbitrio luterano. Qui non v’è che una cosa da fare: ripristinare li antichi e sani buoni principi della Nostra Santa Chiesa Cattolica Apostolica Romana.

[Bramante] – Io avanzo l’ardimento di promulgare una bolla che estenda l’appalto del Sismabonus che ci venne in lieto soccorso per il consolidamento strutturale della volta e della parete di mezzogiorno della nostra Sistina. Nello scorso anno del Signore lo affidammo a una congregazione rossa dei vicariati emiliani adusa al global service, che Iddio solo sa per che vuol stare. Ma non occorre dimandare oltre alla nostra comprensione. Gli è che costoro sono anche fornitori ufficiali Consip, così che di gara non s’ha più da parlare.

[Papa] – Rossa. Imperocché?

[Bramante] – È il colore del sangue – vivido e amaro – che tanti fedeli ebbero a versare per cercar salvezza terrena sui carboni ardenti della procedura di affidamento del demoniaco portale CONSIP, per indi sfidar la sorte nell’arcana ordalia del MEPA, che ripete nome dal grido “Mai Eresia fu Più Astrusa” esclamato fra impronunciabili grida dai fedeli giunti alle soglie del sommo ed estremo sacrificio.

[Papa] – Quale atroce fine. Riposino in pace queste anime che il Signore volle chiamare a sé. Ma invece codesto CONSIP a quale gerarchia appartiene? Non sarà mica la nostra CONgregazione per la Santa Inquisizione Pontificia?

[Bramante] – No Santità, è la CONcessionaria Servizi Informativi Pubblici. Conduce il suo tristo uffizio in regime di unicità per razionalizzare la spesa pubblica. La mostruosa idra venne ad essere concepita dagli Asburgo come segretissima arma, acciocché si rendesse pronta a rendere i suoi dolorosi e spietati servigi in previgione del temuto sacco della nostra città santa.

[Papa] – Però, dopo tanta mestizia, l’idea della congregazione m’allieta, imperocché vi si avvede la speme segreta della fratellanza dei cristiani. Ma si dà che codesta congregazione possieda valenti uomini d’arte per affrescare la nostra sacra volta in modo più che acconcio?

[Bramante] – Mi riferirono che le decorazioni le subinfeudano a un appartenente alla plebe di nostra Roma santa, un certo Mario, che il basso volgo della contrada di Trastevere ebbe a nomare “Er Tinteggiatore a nero”, a cagione – mi si disse – del sangue nubiano che in egli alberga. Il meschino non ha avuto tema di dimandare cinquemila ducati per il solerte adempimento dei suoi servigi.

[Papa] – Secondo me il Buonarroti avrebbe fatto migliori officii con minor cupidigia.

[Bramante] – Rebus sic stantibus – e in gloria all’Altissimo (sempre sia lodato) – non v’è scampo alcuno alla pretesa di Mario il plebeo. Santità, non vorrà sfidare le onnipotenti ire dei dotti sacerdoti di Palazzo Spada.

[Papa] – Che Iddio ce ne scampi. Venga e sia fatta la volontà delle tavole del codex. Amen.

E Mario fu….

NICOLA CASAGLI FLORENT SCRIPSIT ET UMBERTO IZZO TRIDENT  TRANSVERTIT, MMXVIII

Pubblicato in glossa contemporanea su Agenda Digitale il 21 maggio 2018

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