Il fine settimana aiuto mia figlia a fare i compiti.
Ogni tanto le storie del suo libro di lettura mi ispirano qualche riflessione.
Ecco il mito del vaso di Pandora raccontato a mio modo.

Un tempo la vita dei professori e dei ricercatori universitari era magnifica: insegnavano, facevano ricerca, studiavano e pubblicavano senza troppi adempimenti burocratici e amministrativi. Per quelli c’erano le segreterie.

Il Capo del governo, temendo che essi diventassero troppo importanti, decise di frenare la loro potenza.

Modellò allora una ministra e le dette un’infarinatura di diritto amministrativo. La chiamò Mariastella e la mandò in Consiglio dei Ministri.

Poi regalò loro un vaso con un coperchio sigillato dicendo: – Non dovete aprirlo mai!

I ministri promisero, anzi giurarono sulla Costituzione.

Un giorno però Mariastella, istigata dal Ministro dell’Economia e delle Finanze, decise di dargli un’occhiatina. Ruppe i sigilli e, trattenendo il fiato, sollevò lentamente il coperchio.

Dal vaso cominciò a uscire ogni genere di mali: l’ANVUR e la VQR, l’odio e l’invidia, l’AVA e le SUA, la burocrazia e la meritocrazia, i CEV e i GEV, la fame e la povertà, l’ASN e l’accreditamento dei dottorati, la tristezza e la sofferenza, gli RTD-a e gli RTD-b, l’incertezza e la paura, il CONSIP e il MePA, la vecchiaia e la morte cerebrale.

In fondo al vaso era rimasta soltanto una cosa, piccola e graziosa. Era la Speranza.

Da allora in poi i professori e i ricercatori avrebbero conosciuto e sofferto tutti i mali del mondo; tuttavia, grazie alla Speranza, essi non smisero di confidare in un futuro migliore.

Che poi era esattamente il recente passato.

NICOLA CASAGLI FLORENT. SCRIPSIT MMXVII

[Liberamente ispirato a Heather Amery, Miti greci per bambini, studiato ieri pomeriggio con mia figlia di terza elementare]

#Burocrazia #Università #Liberazione

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6 Commenti

  1. prima che qualcuno ci accusi di sostenere che l’era pre-gelmini era l’età dell’oro è meglio precisare che il registro del post è ironico-fantastico-mitologico. Ormai, ho capito che le capacità di decodifica dei testi da parte di alcuni colleghi è straordinariamente limitata.

    • Non dell’oro, ma dell’argento di sicuro. Ho appena incontrato per strada un collega in pensione, viene dalla scuola poi avanti fino a diventare rettore vicario. Testualmente : io fuggivo dai vari livelli scolastici via via che arrivava la burocrazia, sono fuggito appena in tempo dall’Università prima che arrivasse anche da noi…
      Il punto che tu grande denicolao hai sempre sottolineato sono le risorse..e la medianità celebrata dai giornali di regime..luoghi comuni balle spaziali ( e lo pageranno per il loro amico Renzi voteranno di sicuro dei giovani – quelli di confindustria-)
      Sul FattoQ. un articolo che dice le cose che tu e roars dite da anni sulle tasse..
      Ma il “tuo amico” Stella si mobilita solo per (s)parlare del sistema universitario pubblico. A voi fa piacere quando parla male di Anvur…ma vorrei vedere sul corriere meneghino i dati che voi offrtie da anni ad esempio su rapporto investimenti e risultati in ricerca… GAS è impegnato a cercare i professori universitari cattivi (e se cerchi il male di sicuro lo trovi: A. Lincoln).

  2. Aggiungerei che c’era un’epoca ancora piu’ lontana in cui i ricercatori erano giovani e non tenevano corsi. ( In realta’ erano cosi’ giovani che per i primi 3 anni guadagnavano meno di 1000 euro al mese, ed erano pure contenti). Pero’ quando c’era l’esigenza di creare nuovi corsi si facevano dei concorsi per assumere nuovi professori*. Dal vaso** vennero fuori anche i professori aggregati, i garanti, i punti organico, e i corsi pagati 15 euro l’ora ai ricercatori ( quelli a tempo indeterminato, che’ gli altri devono mostrare di sapere insegnare e quindi sono gratis)

    * ovviamente parliamo sempre di un racconto mitologico

    ** non si sa se e’ lo stesso vaso dato a Mariastella o un altro dato in precedenza alla ministra Letizia

    • E prima del vaso di Mariastella e di quello di Letizia, c’era stato il vaso di Luigi: il calcio di inizio al maldestro riformismo del nuovo millennio, la mela del peccato originale che dovremo espiare per l’Eternità.

  3. Personalizzare il dibattito non serve a niente.
    Certamente, la legge gelmina (ognuno/a entra nell’immortalità come può, purche sia, anche dalla porta di servizio) indica che si è nella fase di non ritorno. Preparata però nella precedente dozzina di anni. Che ha prodotto la precarizzazione, l’aumento del carico didattico (con proprozionale risparmio di risorse e di personale), la burocrazia crescente e incontrastata, nella quale non affogava solo chi poteva contare su un aiuto non a portata di tutti. Questa non era l’epoca d’argento, era già un’epoca di bassa qualità istituzionale. Viverla giorno per giorno significava allora cercare di tenersi a galla, vederla retrospettivamente, in maniera condensata, suscita rabbia ma anche sconcerto per l’incapacità collettiva di reagire.

    • @Marinella
      Un aspetto che va sottolineato è quello che oltre che ad esserci un aumento della burocrazia quello che è decisamente cambiato è Chi si fa carico dell’atto burocratico. “ai miei tempi” (età dell’argento :) ) dettavo i progetti ad un amministrativo e il suo compito era presidiare e facilitare (allora il cliente interno era anche il professore), oggi i carichi amministrativo-buroacratici si sono ennuplicati (Casagli è un fine descrittore e testimone dei paradossi), ma se ne devono occupare i docenti e i ricercatori. Il burocrate sempre più “potente” e frustrato (c’è correlazione tra i due fenomeni) controlla verifica e nega. L’azione di controllo viene esercitata in una logica Cantonal-Renzian-Stampadiregime ed evocata a tutela della “naturale” disonestà dei cittadini e dei professori pubblici in particolare. Per stanare 3 ratti nullafacenti abbiamo incendiato il campo di grano… Che cosa ci sia di “razionale” in tutto questo devi chiederlo a Nannicini e agli economistispagetti (cit. Francesco Sylos Labini) a infolavoce al Feltri di FQ (bocconiano anche lui), al corrierino meneghino e a i suoi scherani GAS in primis.

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