Recentemente La Repubblica criticava in un articolo L’Accademia dei Lincei, tra le più venerabili istituzioni scientifiche italiane, titolando ‘I Lincei organizzano un convegno sul clima. E fanno parlare il negazionista Battaglia’. L’articolo si riferiva al Convegno ‘Il riscaldamento globale: gli interventi di mitigazione’. A seguito delle “polemiche divampate in seno alla comunità scientifica italiana – e non solo” l’evento veniva annullato. In questo caso, i media, la cui libertà di espressione non è qui in discussione, si sono prestati ad esaltare i contendenti invece della natura del contendere, ed a chiedere da sponde e verso direzione opposte, l’obbedienza dell’istituzione scientifica. Non risulta che l’Accademia abbia rilasciato comunicati alla stampa sull’annullamento dell’evento, che è stato comunicato -secondo la stampa- solo ai relatori del Convegno. Scegliendo il silenzio, i Lincei hanno implicitamente decretato la normalità dell’attuale clima di intolleranza e demonizzazione dell’avversario nei dibattiti scientifici, senza apparentemente apportare un beneficio alla causa del pianeta ed alla credibilità dell’istituzione.
Recentemente La Repubblica, il secondo quotidiano italiano per copie vendute, criticava in un articolo L’Accademia dei Lincei, tra le più venerabili istituzioni scientifiche italiane, titolando ‘I Lincei organizzano un convegno sul clima. E fanno parlare il negazionista Battaglia’. L’articolo si riferiva al Convegno ‘Il riscaldamento globale: gli interventi di mitigazione’, organizzato dai Lincei per la XXXVII Giornata dell’ambiente, previsto per il 12 novembre 2019.
Il titolo del pezzo commentava polemicamente la scelta, operata dalla venerabile accademia, di “accettare l’intervento di uno scienziato”, Franco Battaglia, “che insulta regolarmente i “Gretini”. L’articolo riferiva, inoltre, dei contrasti interni al comitato organizzatore dei Lincei, diviso sulla presenza del relatore. Guido Visconti, uno dei quattro membri del comitato, si dimetteva in disaccordo con la proposta; un altro membro, sempre secondo Repubblica, si asteneva su un voto finale.
A seguito delle “polemiche divampate in seno alla comunità scientifica italiana – e non solo”, come riporta un successivo articolo del quotidiano, l’evento veniva annullato.
Non risulta che l’Accademia abbia rilasciato comunicati alla stampa sull’annullamento dell’evento, che è stato comunicato -secondo la stampa- solo ai relatori del Convegno.
Le motivazioni che hanno portato alla cancellazione dell’intero evento e l’assenza di una comunicazione da parte dei Lincei, sollevano perplessità.
La giornata, che aveva in programma quattordici presentazioni ed otto poster, non si prefigurava come una consacrazione delle posizioni cosiddette negazioniste, termine infelice che la stampa usa frequentemente. Piuttosto, l’agenda della giornata era nel pieno spirito della Costituzione dell’Accademia, che, come recita l’art.3 dello Statuto dei Lincei
“…ha lo scopo di promuovere, coordinare, integrare e diffondere le conoscenze scientifiche nelle loro più elevate espressioni nel quadro dell’unità e universalità della cultura”
Poteva la presenza di una unica presentazione critica – quella di Battaglia e co-autori, intitolata “Considerazioni critiche sulla teoria del riscaldamento globale antropogenico”, tradire questo spirito?
Sembra dello stesso avviso Bruno Carli, uno degli organizzatori della Giornata, che dalle pagine de La Repubblica, ha sottolineato come l’istituzione poteva aprirsi ad una visione critica, come prescritto dalle norme dell’etica scientifica – quella dello scetticismo programmatico e della discussione aperta:
“Abbiamo pensato che per smentire la tesi del pensiero unico fosse meglio discuterli in un convegno pubblico, e lì contestarli. Nella votazione ci siamo divisi, ma i sì hanno vinto con due voti, un contrario e un astenuto.”
Volendo identificare le ragioni dell’accaduto, occorre anche considerare il ruolo della stampa che, titolando “I Lincei organizzano un convegno sul clima. E fanno parlare il negazionista Battaglia”, esponeva l’istituzione scientifica alla pubblica disapprovazione, aggiungendo nel corpo dell’articolo che “solo in Italia un suo intervento poteva essere ospitato dall’Accademia scientifica più antica e prestigiosa: i Lincei.”
E’ probabile, dunque, che la stampa abbia condizionato il comportamento dei Lincei. Secondo la versione di Repubblica, l’invito al Prof. Battaglia non era opportuno ed i Lincei, mettendolo in agenda, hanno commesso un errore. Ma l’annullamento della conferenza era la soluzione auspicata dal quotidiano? In assenza di una replica e, parafrasando con un po’ di malizia lo stesso stile qualunquista, si potrebbe replicare che solo in Italia una importante istituzione scientifica si piega ai capricci di un quotidiano.
Andrea Saltelli, che avrebbe dovuto partecipare come speakers alla conferenza, registrando il conflitto fra opposte testate, ha commentato in un tweet l’episodio, chiedendo: “E’ stato saggio cancellare?”
Il silenzio dell’Accademia dei Lincei sulla cancellazione dell’evento, a sua volta, si presta ad interpretazioni a dir poco sorprendenti e legittima una nuova sequenza di questioni. Che assicurazione avremo che, in futuro, qualsiasi attività scientifica dell’istituzione non possa essere resa impossibile da dissenzienti? Non prefigura questo l’insorgere di un pensiero unico, come lamentato da alcuni osservatori? Ricevere un invito dei Lincei diventerà una proposizione condizionale all’accordo unanime dei suoi membri?
Non si può trascurare, inoltre, l’onda mediatica che ha guadagnato spazio in questa vicenda, come contraltare al silenzio dei Lincei. L’aver sottratto al confronto la tesi contestata ha armato la stampa di orientamento opposto a La Repubblica, che ha accusato i Lincei di censurare il dissenso. Il Giornale titolava infatti “Vince la censura sul global warming”, commentando come abbia vinto in questa storia chi preferisce un dibattito sul clima a senso unico.
“Il dogma di Greta Thunberg”, gli “eco-sensi di colpa”, il negazionismo, gli sceriffi della comunità scientifica, ed il pensiero unico, sono le parole chiave di un dibattito social a seguito dell’episodio, dove opposte fazioni si sono scambiate anche accuse di nazismo. Il climate change è un tema che divide e questo inciampo intellettuale non ha risparmiato l’Accademia, catapultata in un panorama estremamente polarizzato, dove il confronto è su posizioni sempre più personali e prive di remore, che arrivano a discutere – come se fosse rilevante – la sindrome di Asperger di Greta.
Seppure nella realtà non ci sia stato alcun dibattito, men che meno scientifico, questa Giornata si è prevedibilmente trasformata in una controversia le cui implicazioni hanno sacrificato le ragioni scientifiche, seguendo la dinamica spiegata bene da Steven Shapin. Secondo il noto studioso della sociologia della scienza, queste controversie ed il fenomeno della cosiddetta post-verità, che chiamano in causa la fiducia nel pensiero scientifico, si limitano ad un ristretto numero di temi polarizzati, quali i vaccini, l’evoluzione, ed appunto i cambiamenti climatici. In una lettura più severa, la post verità deriva dalla mediatizzazione della scienza, che ne inquina i suoi codici basilari di funzionamento.
Lo spazio di discussione occupato da politica e comunicazione che si confrontano su questioni scientifiche, pur senza decifrare la complessità dei temi, drammatizza lo scontro ed il dissenso. In questo caso, i media, la cui libertà di espressione non è qui in discussione, si sono prestati, secondo una patologia nota del sistema mediatico, ad esaltare i contendenti invece della natura del contendere, ed a chiedere da sponde e verso direzione opposte, l’obbedienza dell’istituzione scientifica.
Per tornare al titolo di queste riflessioni, cui prodest, chi ha vinto? Forse non il migliore. Scegliendo il silenzio, i Lincei hanno implicitamente decretato la normalità dell’attuale clima di intolleranza e demonizzazione dell’avversario nei dibattiti scientifici, senza apparentemente apportare un beneficio alla causa del pianeta ed alla credibilità dell’istituzione.
Francesco Battaglia non andava invitato perché da fatti oggettivi, non sembra uno scienziato esperto sulla materia oggetto del convegno. Basta andare sulla sua pagina WEB su UniMoRe http://personale.unimore.it/rubrica/pubblicazioni/fbattaglia e non si trovano pubblicazioni SU RIVISTE PEER REVIEW note nel settore. Non si invitano opinionisti a convegni scientifici, solo perchè bisogna rappresentare tutte le parti politiche. Bene ha fatto il Guido Visconti a non avallare questa scelta. Tardivo ma necessario l’annullamento di un convegno nato con il piede sbagliato.
Concordo.
D’accordo con lei.
Marcati ha perfettamente ragione; le posizioni ridicole di Battaglia in tema di clima sono state contrastate da me da altri sul giornale della SCI, fin quando la SCI, la società chimica italiana ha deciso di prendere una posizione ufficiale sul tema proprio perché tema di enorme importanza e ha giustamente tagliato la possibilità a Battaglia di continuare a scrivere baggianate sul tema sul proprio giornale, la Chimica e l’industria; se siete interessati ci sono molti articoli a libero accesso con la discussione gia di parecchi anni fa; in cui le sue posizioni venivan svergognate come ridicole; oggi costui che scientificamente ha un mediocre CV di chimica fisica e non pubblica da anni trova spazio solo attraverso strade di tipo politico; questa è la cosa grave che nell’accademia dei Lincei trovi spazio chi pur non essendo uno scienziato del settore ha spazio politico (ha scritto un libro di sciocchezze sul tema con introduzione di berlusca;) altro che libertà di dissenso, quella la ha scrivendo sulle pagine del Giornale che gli da spazio abnorme cone titoli pieni di odio; ma nulla di scienza; è un personaggio totalmente squalificato.
Lavorando in UK vedo gli eccessi del politicamante corretto. Però: a un congresso medico non inviti un novax o uno che dice che l’AIDS non è causata dall HIV, così come a un congresso accademico non inviti un negazionista del global warming o Trump o un terrapiattista, o a un congresso storico un negazionista dell’olocausto…
Se uno scienziato è squalificato nel suo campo, ok – la libertà accademica, ma non dovrebbero essere invitati a congressi, al massimo gli lasci scrivere un blog o un tweet (anche se ho qualche dubbio per alcuni dei casi sopra citati e dovremmo quantificare il danno che fanno in termini di numero di morti etc).
Credo che la questione cambi a secondo dello scopo che si attribuisce ai convegni, che può essere (a) l’attribuzione di un riconoscimento sulla base dei criteri più condivisi, per il quale parteciparvi è una consacrazione e un privilegio, oppure (b) la discussione pubblica.
A. Se lo scopo fosse stato (a), Battaglia non avrebbe dovuto essere invitato.
B. Se lo scopo fosse stato (b) Battaglia avrebbe potuto essere invitato – anche nel caso limite nel quale l’invitante, considerandolo interamente screditato, avesse avuto solo l’intento di farlo demolire in streaming a edificazione del pubblico dei media “generalisti”.
I Lincei come intendevano il loro convegno? Come (a) o come (b)? Questo è quanto pare ambivalente: quando Battaglia è stato invitato era possibile che il convegno fosse stato da loro inteso come (b), ma quando il convegno è stato annullato per non accreditare una teoria screditata, è stato annullato come convegno di tipo (a).
Che cosa è avvenuto nella mente dei Lincei? Il convegno era fin dall’inizio di tipo (a) e Battaglia è stato invitato perché qualcuno di loro lo riteneva degno di credito, salvo cambiare idea? O era di tipo (b), ma la pressione mediatica li ha indotti a cambiare idea sulla sua natura?
Lo scopo dei convegni è ovviamente la discussione e lo scambio di comunicazioni/idee/scoperte. Ma gli organizzatori si impegnano implicitamente a garantire che il convegno abbia una qualche utilità/interesse per i partecipanti.
Fatta salva la libertà di chiunque di sostenere le proprie idee, anche se paradossali e non condivise da nessuno, un personaggio completamente screditato (a torto o a ragione) non si invita ad un convegno semplicemente per rispetto nei confronti dei partecipanti (per non far perdere loro del tempo). E nemmeno si invita qualcuno per demolirlo, anche per rispetto nei confronti dell’interessato.
Se lo scopo dei Lincei fosse stato il dibattito pubblico, avrebbero potuto invitare moltissimi scienziati seri che sono scettici sull’interpretazione a senso unico CO2-riscaldamento globale. La cosa più importante da chiarire è che sappiamo ben poco sulle cause dei mutamenti climatici presenti o passati, se si legge un libro di storia della geologia si vede che anche solo le datazioni delle ere glaciali sono cambiate in continuazione. E sarebbe anche da chiarire che nemmeno possiamo fare esperimenti per controllare se le nostre teorie sono giuste o sbagliate. Ridurre le emissioni di CO2 mi pare abbia ben scarse motivazioni scientifiche, è invece semplicemente una questione di buon senso: perchè rischiare di compromettere un equilibrio che potrebbe essere fondamentale per la nostra sopravvivenza? Quali saranno le conseguenze non credo si possa prevedere con esattezza, le teorie scientifiche errate sono sempre state di più di quelle corrette, e qui stiamo trattando di un sistema estremamente complesso, per cui non si potranno mai considerare contemporaneamente tutti i fattori in questione, ma soprattutto unico, per cui non si potranno mai effettuare degli esperimenti o, per dirla in termini di filosofia della scienza, gli esperimenti non saranno mai riproducibili.
Purtroppo superficialità e ipersemplificazione abbondano da entrambe le parti. Se i Lincei volessero sostituirsi ad una qualche “striscia la notizia”, oppure ci fossero “spinte” di natura politica, non so, sicuramente quell’invito era improprio. Penso che la conclusione dell’articolo: “Scegliendo il silenzio, i Lincei hanno implicitamente decretato la normalità dell’attuale clima di intolleranza e demonizzazione dell’avversario nei dibattiti scientifici, senza apparentemente apportare un beneficio alla causa del pianeta ed alla credibilità dell’istituzione” sia incontestabile.
@franco Molto convincente. Riesco però a immaginare una situazione, nella mente dei Lincei (sulla quale sono in grado solo di fare congetture), in cui potrebbe aver senso invitare qualcuno al solo scopo di demolirlo: quando il qualcuno è molto popolare e afferma di avere una verità così scomoda da essere censurata dalla “scienza ufficiale”. Offrire a questo qualcuno una opportunità di un serio confronto pubblico, perfino al solo scopo di dimostrare a tutti che non è in grado di reggerlo, potrebbe spuntargli l’arma retorica della conventio ad excludendum.
In un ambito diverso – e certo meno complesso perché appunto aperto alla falsificazione sperimentale – l’esperimento pubblico di Friedrich Wilhelm von Hoven (Baviera, 1835) non è stato una perdita di tempo. Se però von Hoven avesse prima accettato e poi revocato il confronto avrebbe regalato ai fautori dell’omeopatia un’arma retorica che, nei suoi effetti, può essere potente e che, anche in questo caso, fa – non metaforicamente – morti e feriti non tanto fra i medici, quanto fra i pazienti. Ragione in più per condividere – perfino con una maggiore carità interpretativa – la conclusione dell’articolo.
I Lincei cominciassero ad assumere più giovani (meglio se inoccupati), se vogliono evitare queste figure barbine. Per esperienza pluriennale di consulenza, i giovani sono freschi ed efficienti, molto più rapidi nelle mansioni di archivistica, segreteria ed assistenza alla ricerca. Sono sicuro che ne avrebbero di candidature, pensate voi, persino a titolo gratuito per collaborazioni part-time.
Vogliamo scommettere?
Sono Bruno Carli e scrivo anche a nome di Giuseppe Orombelli. Siamo i principali responsabili delle scelte che hanno caratterizzato questa infelice vicenda.
Siamo andati contro corrente rispetto alla diffusa opinione che con i negazionisti non si parla e, come ricordato nell’articolo, abbiamo sostenuto l’opportunità di accettare (n.b. non di invitare) un contributo con contenuti controversi. Pertanto se, successivamente, abbiamo preso la decisione di annullare l’evento non può esserci attribuito di aver voluto impedire la discussione.
A seguito dell’articolo di Repubblica, una parte significativa degli oratori che erano stati invitati ha ritirato la propria disponibilità a partecipare o ha manifestato disagio. La scelta di annullare l’evento non riflette pertanto una volontà del comitato organizzatore, ma è la presa d’atto del venir meno delle condizioni per un costruttivo convegno scientifico.
Il problema sul tavolo non è pertanto quello delle scelte dell’Accademia dei Lincei. Dobbiamo chiederci perché un giornale come Repubblica pubblichi notizie volutamente distorte e successivamente decida di ignorare l’articolo di smentita da noi immediatamente inviato per sottolineare che l’Accademia non ha invitato il negazionista Battaglia, ma ha semplicemente accettato un contributo liberamente inviato da un certo numero di autori fra i quali compariva il Prof. Battaglia. Sono stati i giornali a fare rumore, non l’Accademia a fare silenzio.
E dobbiamo anche chiederci perché la comunità scientifica, attraverso suoi autorevoli esponenti, abbia rifiutato il dibattito. Arroganza del mainstream o legittima difesa dall’arroganza di minoranze chiassose?
Quanto all’Accademia dei Lincei, ROARS si tranquillizzi, è e resterà un luogo di Scienza, dove l’eresia non sarà mai rifiutata a priori.
Grazie per la precisazione. Roars è aperto al confronto, mi pare.
Pubblica sempre.
Abbiamo bisogno di questo.
Sono contraria allw censure, favorevole al confronto. Roars non mi ha mai silenziato
Trovo poco corretto parlare di “silenzio dei Lincei”, siccome su questa vicenda (peraltro, avvenuta molti mesi fa) si e’ fatto un enorme clamore, e come detto dal quotidiano che su di essa si e’ esposto, c’e’ stato addirittura uno dei due organizzatori competenti in fatto di climatologia che ha preferito ritirare il suo appoggio al convegno. Sono cose dolorose ma che dimostrano che c’e’ dibattito, c’e’ vita civile. Peraltro, il professor Bruno Carli (che ringrazio caldamente, a titolo si intende personale) ha chiarito che, anche se l’idea della discussione pubblica e’ piu’ vicina alla realta’ delle cose, non si applica esattamente nessuna delle due ipotesi di Maria Chiara, siccome il relatore non e’ stato invitato. Mentre testimonio la mia simpatia per i Lincei, ammetto che non ne ho alcuna per cose di questo tipo, con pesanti ipoteche ideologiche e nessun valore scientifico http://www.radioradicale.it/scheda/587614/non-ce-unemergenza-climatica-illustrazione-globale-di-origine-antropica
PS Una precisazione sulla mia affermazione riguardante il “valore scientifico”. Vorrei chiarire prima di tutto che *secondo me* quell’evento non ha alcun valore scientifico. Ed inoltre e’ una iniziativa di carattere politico, non accademico. Naturalmente, sono ben lungi da discutere la legittimita’ di parlare di queste cose, penso semplicemente che dovremmo fare maggiore attenzione per evitare di confondere gli ambiti, proprio come sosteneva molto bene Max Weber nella sua celebre prolusione su “La scienza come professione”.
Concordo col collega Vissani. Accettare una talk di un antivaxxer, terrapiattista o simili a una conferenza di un’accademia stimata come i Lincei ha la consequenza (indesiderata, ne sono certo) di legittimarli.
Sono del tutto fuori da queste discipline, anche se un mio parere, diciamo di buon senso, sul cambiamento climatico ce l’avrei, e non è negazionista. Se poi penso che di cambiamento climatico (effetto serra) si parlava già nel 1912 (dispongo dell’articolo)… Questa soltanto l’introduzione di routine. Mi meraviglia, sopra ogni altra considerazione, che una istituzione come l’Accademia e che i partecipanti al congresso, cancellato, si fossero sentiti intimiditi da un articolo di giornale (“A seguito dell’articolo di Repubblica una parte significativa degli oratori che erano stati invitati ha ritirato la propria disponibilità a partecipare o ha manifestato disagio”, B.Carli) , anche se si tratta di La Repubblica. Almeno fosse stato un periodico specializzato. La risposta, a mio avviso, sarebbe dovuta essere: voi dite la vostra, giustamente, noi diremo la nostra, altrettanto giustamente. Vi invitiamo ad assistere e poi potrete dire di nuovo la vostra. Eh sì, ma come contrastare il potere dei soscials? Il prof. Battaglia (nomen omen) imperversa su feisbuc, deride Greta, poi passo passo si arriva all’anticambioclimatista diciannovenne, diciamo avvenente, truccata, diciamo sexy (e queste sono le cose che contano nei social media, soprattutto non cartacei), e sicuramente eterodiretta, la quale, inoltre, fa coppia (imperfetta) con la figlia di Trump, palestrata e esteticochirurgicata, costosamente abbigliata, con marito figli e soldi e potere. Non come Greta. Questi sono gli antagonisti, vincenti per di più, di un congresso scientifico coraggioso o comunque consapevole del proprio ruolo? Cosa rappresenta il congresso e cosa rappresentano gli altri? Domanda difficile?
Sono il prof. Franco Battaglia. Innanzitutto complimenti a ROARS per l’ottimo e fedele resoconto della vicenda, almeno per la sua parte pubblicamente nota. Veramente complimenti, di cuore. Tralascio di commentare le volgarità espresse da insignificanti individui intervenuti che, non sapendo come affrontare le eventuali idee che altri hanno da proporre, s’industriano ad attaccarli sul lato personale. Peraltro maldestramente, visto che ignorano il mio CV, almeno a leggere le “baggianate” (tanto per usare le loro stesse volgari parole) che scrivono.
Il prof. Carli, che scrive anche a nome del collega Linceo prof. Orombelli ha cercato di riportare sul binario della corretta informazione la disinformazione operata dal peggiore quotidiano italiano, La Repubblica, che senza smentirsi ha rinnovato questa mia opinione sul quotidiano. Però i professori non sono esaustivi. Provo io ad esserlo.
1) È vero che io non sono stato “invitato”. Tuttavia, i Lincei avevano invitato l’intera comunità accademico-scientifica italiana a presentare relazioni/comunicazioni/poster al loro convegno. Io avevo ricevuto tale invito nella mia email così come, ritengo, migliaia di accademici italiani.
2) In seguito a questo invito generale, assieme ad alcuni miei colleghi presentammo due comunicazioni/relazioni (sarebbe stato privilegio del Comitato scientifico del convegno decidere se respingerle, accettarle e, se del caso, come relazioni plenarie o comunicazioni). Quindi avevano la mia firma DUE comunicazioni. Le presentammo seguendo i dettami della stessa Accademia, consapevoli che questa avrebbe potuto respingerle.
3) La prima comunicazione era firmata, oltre che da me, anche dai proff. Mario Giaccio e Uberto Crescenti. Il primo, economista, era stato anche preside della Facoltà di Economia a Pescara. Il secondo, ordinario di Geologia (perciò non estraneo alla scienza del clima, tanto più che ha svolto studi di paleoclimatologia), era stato anche Rettore. Io ero il meno importante di tutti. La comunicazione riguardava le conseguenze economiche su scelte di mitigazione del clima che noi – a torto o a ragione – ritenevamo (e riteniamo) nefaste. La relazione l’avevo presentata alcuni anni prima al Parlamento di Bruxelles, ove ero stato espressamente invitato da un gruppo parlamentare. Pensai che, magari, sarebbe stato d’interesse per i Lincei sentire cosa avevo da dire. Tutto sommato, chi stava “rischiando” ero io: ero io che mi esponevo al giudizio dell’intera Accademia o di chiunque altro avesse voluto attaccarmi. Ad ogni modo, quella prima comunicazione non fu accettata. Ed era privilegio dell’Accademia non accettarla. Lo stesso prof. Carli mi disse che era “fuori tema”: motivazione curiosa visto che il “tema” costante dei relatori Lincei è: se non si adottano misure di mitigazione saremmo nei guai. Io avrei semmai rasserenato su quelle preoccupazioni. Comunque sia, ripeto, l’Accademia legittimamente respinse quella prima comunicazione.
4) La seconda comunicazione era firmata da altri 7 accademici. Uno, Giuliano Panza, membro dei Lincei, fisico, e Professore di Geofisica (anche se con interessi per i sistemi complessi (non-lineari) mirati alla sismologia più che alla climatologia). Gli altri erano: Crescenti e Giaccio (già detti prima), Franco Prodi (fisico, professore di Fisica dell’Atmosfera), Nicola Scafetta (fisico, professore di climatologia), Enrico Miccadei e Alberto Prestininzi (entrambi ordinari di Geologia). Tutti noi presentavamo una relazione ove – a torto o a ragione – negavamo che chi riteneva di aver dimostrato che l’attuale cambiamento climatico sarebbe causato principalmente dall’uomo, non ha in realtà dimostrato la propria asserzione. Questo è il nostro negazionismo! Ancora una volta, io ero il meno importante di tutti. Per qualche misteriosa ragione il più temuto (non dai Lincei, ma da infimi giornali e sedicenti “scienziati”).
5) La nostra convinzione l’avevamo anche messa sotto forma di Petizione che, fatta il giro del mondo, è stata sottoscritta da oltre 800 scienziati, molti dei quali studiosi del clima, con primo firmatario il fisico premio Nobel Giaever. È necessario ribadire che la nostra relazione ai Lincei intendeva mostrare le ragioni per cui noi neghiamo l’attendibilità di ciò che altri affermavano. Bisogna pertanto essere consapevoli che essere o no climatologi è irrilevante per sostenere la nostra tesi: noi non intendevamo dare spiegazione degli attuali cambiamenti climatici, ma solo sostenere che chi li ritiene d’origine antropica non lo ha dimostrato. Anche un bambino può rendersi conto che sovrapponendo i calcoli dai modelli che assumono preponderante il contributo antropico con la reale evoluzione climatica risulta che quei modelli sono errati. Io non sono climatologo ma ho gli occhi per vedere che non v’è corrispondenza tra realtà e quanto previsto dalla congettura antropica. E, accanto a me non lo vedono anche gli altri 7 firmatari della comunicazione. Nonché gli 800 firmatari della Petizione. Incluso, per esempio, il prof. Renato Ricci, che è stato Presidente della Società Italiana di Fisica e della Società Europea di Fisica.
6) Comunque sia, come fu, come non fu, la seconda Comunicazione fu accettata dal Comitato Scientifico. Uno si astenne, un altro, il prof. Visconti, votò contro, ma tutti gli altri votarono a favore. Curiosa anche la posizione di Visconti, che negli anni passati, e per anni, non aveva fatto mistero delle sue (anche molto severe) critiche ai modelli climatici e all’Ipcc.
7) Il mio parere su La Repubblica è quel che è, l’ho già detto: una schifezza di quotidiano. Ma l’Accademia, se avesse avuto gli attributi, avrebbe dovuto saper rispondere a tono, rivendicando la propria libertà d’invitare chiunque, anche il diavolo Battaglia, se del caso. E che comunque v’erano altri sette nomi (tra cui quello di un Linceo). Invece non si sono saputi comportare e hanno cancellato la conferenza. Dicono perché altri relatori ritirarono la loro partecipazione. Vediamo perché.
8) A questi relatori che vedrebbero in me il diavolo, non sarebbe dovuto parer vero l’opportunità, una volta per tutte, di sbugiardarmi. O no? Quale occasione migliore? Il prof. Battaglia, quell’arrogante, fatto nero (se m’è concessa l’espressione senza essere accusato di razzismo) dinanzi al mondo intero, pubblicamente. Il fatto è che quei relatori non sanno cosa rispondere alle mie obiezioni. Se non ripetere che non sono climatologo, che sono pagato dalle multinazionali del petrolio, e simili quisquilie. Senza mai entrare nel merito. Questa è la vera verità. Dopo che il convegno fu così improvvidamente cancellato, noi otto della famigerata relazione chiedemmo un pubblico confronto, ma l’Accademia ce lo ha negato. La vera verità è che chi sostiene che l’attuale cambiamento climatico sarebbe antropico è consapevole di non poter sostenere coi fatti la propria asserzione. Ecco perché ci temono e non hanno il coraggio del confronto. Ma nella scienza contano i fatti. Nient’altro che i fatti. E taccio sulle fantasiose proposte di mitigazione.
9) Infine, un parola in ordine alla mancata competenza che giustificherebbe la mia estromissione. Tra i relatori plenari v’era tale Dr. Stefano Casarini. Costui è un ingegnere ambientale e nulla sa di climatologia: lo ha affermato egli stesso in un patetico blog che, assieme a quella di consigliere comunale a Lodi, credo sia la sua principale attività. Egli si presenta spesso come professore al Politecnico di Milano, ma se si cerca nel sito del MIUR, egli non appare nell’organico universitario, non ricercatore e men che meno professore,. Ogni tanto il Dipartimento d’Ingegneria del Politecnico gli offre un contratto. I Lincei, nel caso volessero interloquire solo con loro pari (cosa che io son portato a disapprovare) dovrebbero stare più attenti quando invitano qualcuno. Come mai Caserini, senza essere né climatologo né accademico, poteva parlare ai Lincei ad un convegno sul clima, e io no? La risposta è che Caserini afferma che la responsabilità del clima è l’uomo, invece io nego che quella responsabilità sia stata dimostrata. Chi afferma la prima cosa ha le porte aperte ovunque (ai Lincei, al Quirinale, all’Onu – Greta docet). Chi afferma la seconda è tacciato di “negazionismo” e il farlo parlare è considerato un fatto addirittura “contro corrente” (per dirla con i prof. Carli e Orombelli).
10) La verità è che tutti i coinvolti nella vicenda non si sono comportati da scienziati: non i Lincei, non Visconti, non coloro che applaudono all’esclusione dei presunti non-esperti. Lo scienziato (cioè chi si predispone ad affrontare un problema – in questo caso se l’attuale cambiamento climatico è o no causato dall’uomo – seguendo le regole del metodo scientifico, deve predisporsi anche ad essere falsificato. E non mettere a tacere chiunque fornisce elementi di falsificazione. Perché questo è ciò che il metodo scientifico richiede.
Infine, a nome di tutti i Petizionisti: attendiamo un confronto – già richiesto e finora negato – tra i Lincei e noi. Diciamo che li sfidiamo. Faremo vedere perché 1) la causa antropica non è stata dimostrata, 2) ogni pretesa di mitigazione del clima è destinata al fallimento. Non a caso hanno fallito il protocollo di Kyoto, il 20-20-20 della Ue, gli Accordi di Parigi, e ben 25 COP! Contra factum, etc. etc.
Un cortese ringraziamento a tutti coloro che hanno commentato e specialmente al gentilissimo dott. Carli per la precisazione: non ero a conoscenza che la rettifica dei Lincei non fosse stata pubblicata da Repubblica.
Le informazioni cui faccio riferimento nel pezzo, come spiego, sono legate alla discussione, non ancora sopita, che è celebrata però non “nelle istituzioni in cui vive la scienza”, per usare le parole di Supiot, ma nei circuiti della comunicazione giornalistica, che inevitabilmente hanno spostato l’asse verso dinamiche che poco hanno a che fare con la scienza. Mai come oggi i dibattiti scientifici sono stati centrali per la vita di tutti i giorni, conosciamo tempi in cui scienza e politica si incontrano sui media continuamente e il rischio che lo strillo di un titolo prevalga sulla correttezza scientifica esiste sempre.
Ma spostare il dibattito scientifico dall’ accademia ai media implica anche altro, per esempio porsi in termini di “politicamente corretto” e mi pare legittimo, anzi doveroso, riflettere anche su queste conseguenze.
L’assenza di una comunicazione ufficiale, ribadisco nella conclusione del mio articolo, non ha giovato e ha consentito ad altri di raccontare questa vicenda attraverso ricostruzioni giornalistiche a mio avviso fuorvianti.
Aggiungo poche precisazioni, rese necessarie da un articolo on line pubblicato su Repubblica lo scorso 7 marzo che mi ha colpito per la pesantezza e l’aggressività e mi è sembrato più teso a denigrare il contendente che interessato alla natura del contendere. Alla critica del mio articolo, credo assolutamente civile, si è tristemente reagito rovesciandone l’assunto, trasformandolo in un’iniziativa di supporto ai cosiddetti “negazionisti”, evadendo i temi trattati, pur confermandoli nella sostanza.
È legittimo chiedere – come avevo fatto – se e come si possa dare spazio a posizioni considerate lontane dalla scienza? La “stroncatura” della mia semplice domanda parrebbe dire di no e conferma il clima di eccezionalità che circonda la discussione sui cambiamenti climatici, considerazione su cui credo dovremmo riflettere tutti. Come riconosciuto dallo stesso dott. Carli, il tema del mio articolo è la “impossibilità” di un dialogo scientifico e un tentativo di analisi delle ragioni di quest’impasse, peraltro argomentata con riferimenti bibliografici.
Ancora qualche precisazione. La prima riguarda il mio presunto supporto a Franco Battaglia, il cui nome è citato nel mio pezzo solo perché richiamavo il titolo di un articolo di Repubblica e comunque dedotto dalle poche informazioni disponibili; inoltre quanto ho scritto corrisponde solo alla mia personale visione, non c’è alcun dubbio sulla natura dell’articolo, che evidentissimamente non è un documento ufficiale del CNR e il collegamento istituzionale stabilito nella risposta uscita su Repubblica è davvero irricevibile.
Concludo ribadendo che considero i Lincei un’istituzione preziosa, un patrimonio comune, da difendere anche criticandolo in modo costruttivo e rispettoso come sono convinta di aver fatto.
Sono piuttosto stupito che un blog serio come Roars pubblichi un articolo così inconsistente, in cui si travisano alcuni concetti basilari che dovrebbero essere scontati fra chi si occupa di scienza.
Mi riferisco innanzitutto alla differenza fra quelle che vengono definite dall’autrice “posizioni critiche” e le stupidaggini senza fondamento che da anni il prof. Franco Battaglia scrive, ovviamente non sulle riviste scientifiche (sulla banca dati Scopus risulta autore di 2 – due – articoli su riviste scientifiche internazionali negli ultimi 25 anni; un numero che su questo blog non ha bisogno di commenti).
Se – come ritengo molto probabile – la comunicazione che ha scatenato proteste conteneva le solite sciocchezze che da anni gli stessi autori scrivono su questo tema (sui modelli sbagliati dell’IPCC, il periodo caldo medioevale, ecc. ecc), è piuttosto ovvio che i Lincei avrebbero fatto una figuraccia ad ospitarla in un loro convegno; sarebbero finiti sui quotidiani nazionali e almeno su quale trafiletto di riviste prestigiose.
Un errore basilare dell’autrice è quindi non entrare nel merito, ossia non dire nulla sul livello scientifico della cosiddetta “posizione critica”. L’ha valutato? Se l’ha fatto, avrebbe dovuto parlarne. Se non l’ha fatto, è grave. Perché ritenere che in un convegno i Licei debbano dare spazio a qualsiasi posizione che un docente universitario voglia sostenere, sarebbe una cosa piuttosto bizzarra.
Se avesse bisogno di un aiuto, con i colleghi del blog http://www.climalteranti.it siamo disponibili ad analizzare punto per punto le comunicazioni incriminate; ritengo molto probabile che non dovremo far altro che riutilizzare cose già scritte nelle precedenti analisi-stroncature (vedi ad esempio https://www.climalteranti.it/2019/06/09/accade-nel-2019-una-petizione-per-negare-la-scienza-del-clima/ oppure https://www.climalteranti.it/tag/battaglia/ oppure https://www.climalteranti.it/2011/05/30/ancora-errori-da-franco-prodi-sul-clima). È un fatto che da anni Battaglia e i citati coautori scrivono sempre le stesse sciocchezze, mai pubblicate su alcuna rivista scientifica internazionale.
Un secondo aspetto di merito che l’autrice clamorosamente non spiega è perché mai, in un convegno intitolato “Il riscaldamento globale: gli interventi di mitigazione” si dovrebbe discutere delle teorie “alternative” sul riscaldamento globale. In un convegno serio questo non dovrebbe succedere, la coerenza fra titolo e merito delle comunicazioni non dovrebbe essere un optional; infatti, nella versione del programma che mi è stata comunicata il 6/8/2019 con l’accettazione del contributo che mi vedeva come primo autore, non compariva alcuna comunicazione di Battaglia &co.
Un terzo aspetto, nell’affrontare il tema del dialogo fra scienza politica e comunicazione, l’autrice, l’autrice ignorare come la disinformazione sui cambiamenti sia stata organizzata in modo sistematico (suggerisco la lettura di questo libro http://www.climalteranti.it/2019/11/25/mercanti-di-dubbi/). Da organizzazioni che hanno avuto come collaboratori alcuni autori del contributo oggetto del post, fra cui il Prof. Battaglia.
Mi dispiace infine dover perdere tempo per rispondere al prof. Battaglia. So che non si dovrebbe rispondere a chi usa l’insulto come cifra stilistica (qui gli insulti al prof. Buizza e all’Università Sant’Anna di Pisa http://www.nicolaporro.it/il-gretinismo-e-ormai-unepidemia/), e che nell’ultimo scritto arriva a dare degli “eunuchi impotenti” agli scienziati convinti dell’influenza antropica sul riscaldamento globale in atto (www.nicolaporro.it/non-ce-prova-scientifica-del-riscaldamento-globale/2/). Visto però che Roars accetta che nel suo blog ci siano commenti diffamatori basati su palesi falsità, mi trovo costretto ad informare i lettori di alcuni fatti: a) sono docente a contratto da circa 20 anni, e da 10 anni tengo regolarmente il corso di Mitigazione dei Cambiamenti Climatici al Politecnico di Milano, sul cui sito si può trovare la mia pagina con i corsi, le pubblicazioni, e il cv b) pur se le mie pubblicazioni scientifiche riguardano la mitigazione dei cambiamenti climatici, ho anche alcune pubblicazioni che possono essere classificate come di climatologia in senso stretto; l’abilitazione nazionale a professore di seconda fascia è per il settore ICAR03, ma va detto che non esiste un settore specifico per la “climatologia” c) non sono stato invitato al convegno, è stato solo accettato un contributo che mi vedeva come primo autore, insieme ad altri 5 autori d) non sono io che affermo che “la responsabilità del clima è l’uomo” (sic), è l’intera comunità scientifica che attribuisce alle attività umane la causa determinante delle attuali variazioni al clima globale.
Ultima nota per l’autrice, che non vorrei incorresse in altri incidenti nel cercare di trovare ragioni alla presunta ““impossibilità” di un dialogo scientifico” sul tema del cambiamento climatico. Il dialogo scientifico sul cambiamento climatico esiste, ed è vivace ed interessante, ma ovviamente si svolge fra gli esperti del settore. Il motivo per cui quest’ultimi non accettano un confronto con il prof. Battaglia, o se lo fanno chiedono regole ben precise, è in parte perché lo ritengono per quanto riguarda la scienza del clima un ciarlatano, in parte perché ritengono che la volgarità e inciviltà dei suoi toni non debba essere accettata, se non si vuole essere complici del degrado culturale di questo paese.
Sono d’accordo con Stefano Caserini. Nei paesi anglo-americani c’è certamente un eccesso di policamente corretto ma spiace vedere l’Italia all’estremo opposto dello spettro, e non solo sull’ambiente, vedi il presidente dell’Ordine dei Biologi che legittima gli anti-vaccino. Sarà in parte dovuto al fatto che abbiamo una popolazione mediamente più anziana, che conia termini come il gretinismo. Bene hanno fatto i Lincei a salvare, in un modo o nell’altro, l’immagine.
Analizziamo con calma le argomentazioni del Prof. Caserini. Innanzitutto le presentazioni: sono Andrea Saltelli, professore associato all’università di Bergen (NO) autore del tweet citato nell’articolo di ROARS nonché – come il Prof. Caserini – supposto partecipante al convegno cancellato. Non ho partecipato a nessuna votazione ovviamente, ed ho appreso della cancellazione dalla stampa. Per carità, non considero questa una mancanza, capisco l’agitazione generata da questa vicenda, e sono grato al Prof. Visconti che mi aveva cortesemente invitato e con il quale spero di collaborare in futuro.
Non mi occupo specificatamente di clima ma diversi miei articoli discutono in modo critico di modelli climatici – in modo specifico di quelli economici, e tutta la mia produzione accademica è disponibile online su andreasaltelli.eu.
Non sono uno scettico (il temine negazionista dovrebbe essere proibito a mio modesto avviso) e nei miei corsi ricordo agli studenti che la prima determinazione del potenziale serra della CO2 fu fatta proprio da una donna, Eunice Foot (1819-1888), tre anni prima di John Tyndall, si vedano le slides 9 e 10 di
https://w3.uib.no/sites/w3.uib.no/files/eq_andrea_february2020bis.pdf
ed anche il bell’articolo di Megan Darby:
https://www.climatechangenews.com/2016/09/02/the-woman-who-identified-the-greenhouse-effect-years-before-tyndall/
Ciò detto torniamo al Prof. Caserini ed alla sua critica severa dell’analisi di ROARS.
Sostanzialmente i Lincei avrebbero agito bene perché
a. Uno degli oratori, il Prof. Battaglia, non possedeva sufficienti qualifiche;
b. Il titolo del suo intervento – sulla natura antropica del riscaldamento globale – non rientrava nel tema della conferenza, la mitigazione degli effetti;
c. La posizione dell’intervento del Prof. Battaglia e coautori – ultima alla fine della mattinata del convegno – non avrebbe consentito un vero dibattito, lasciando a questo oratore l’ultima parola.
Inoltre per il Prof. Caserini l’autrice dell’analisi pubblicata da ROARS ha prodotto un lavoro “inconsistente, in cui si travisano alcuni concetti basilari che dovrebbero essere scontati fra chi si occupa di scienza”. Perché?
1. Per “non entrare nel merito” delle posizioni (o “sciocchezze”) del Prof. Battaglia;
2. Per non aver rilevato l’incongruenza del tema proposto da Battaglia nel contesto del convegno – si veda il punto (b) sopra;
3. Per “ignorare come la disinformazione sui cambiamenti sia stata organizzata in modo sistematico”. Qui il Prof. Caserini cita il libro di Oreskes e Conway – mi permetto di suggere come molto valido Dark Money di Jane Mayer, ma non divaghiamo.
Il resto del commento del Prof. Caserini è una polemica diretta con il Prof. Battaglia che non è rilevante per il commento che desidero esporre.
Ma cosa chiedeva nella sua analisi la Dr, Di Fiore? Letteralmente:
• Che assicurazione avremo che, in futuro, qualsiasi attività scientifica dell’istituzione non possa essere resa impossibile da dissenzienti?
• Non prefigura [la cancellazione] l’insorgere di un pensiero unico, come lamentato da alcuni osservatori?
• Ricevere un invito dei Lincei diventerà una proposizione condizionale all’accordo unanime dei suoi membri?
• Poteva la presenza di una unica presentazione critica … tradire … lo spirito [dei Lincei]?
• … l’annullamento della conferenza era la soluzione auspicata dal quotidiano [La Repubblica]?
A mio modesto avviso alcune risposte a queste domande sono proprio emerse in questo blog, grazie al cortese intervento del Prof. Carli, che ci ha informato di come La Repubblica abbia rifiutato di pubblicare una rettifica preparata dai Lincei. Anche centrata sulle domande poste è l’analisi della gentile Prof. Maria Chiara Pievatolo, che ci invita a riflettere sull’esatta natura del convegno; non ripeto qui ma invito a leggere.
Il pezzo della Dr. Di Fiore – con cui ho discusso della vicenda nel corso di un recente convegno su open-science, si soffermava in particolare sul ruolo condizionante della stampa, sulle dinamiche scienza – media – società, sull’impossibilità di un dialogo civile, sull’imbarazzato silenzio dei Lincei. Veramente sorprendente che in questo contesto si chieda all’autrice il perché non abbia eletto di trattare i punti (1-3) sopra, né, a maggior ragione, quelli (a-c) di competenza dei Lincei. Sostanzialmente la tesi del Prof. Caserini è che le domande della Dr. Di Fiore sono “inconsistenti” davanti all’enormità dell’errore commesso dai Lincei permettendo la presenza del Prof. Battaglia.
Sempre a mio modesto avviso queste domande sono centrali al rapporto fra Lincei e società civile, e più in generale al nostro vivere ed agire comune, anche in relazione alla scienza. Se ci fosse bisogno di una pistola fumante per confermare quanto scritto su ROARS sul clima di intolleranza che caratterizza le discussioni sul clima si legga la reazione incivile pubblicata sul blog di Sylvie Coyaud ospitato da Repubblica, dove l’autrice del saggio che stiamo discutendo viene accusata di fare propaganda per le posizioni del Prof. Battaglia e fatta oggetto di pesante sarcasmo:
https://ocasapiens-dweb.blogautore.repubblica.it/2020/03/07/parodia/
Complimenti invece a ROARS per aver consentito a noi tutti questa discussione.
Ciò detto, continuo a ritenere che un po’ più di buon senso e di trasparenza avrebbero giovato ad evitare questo pasticcio. La presentazione del Prof. Battaglia si poteva spostare in un altro punto del programma, i Lincei potevano pubblicare sul loro stesso sito una breve nota di spiegazione e di scusa ai mancati partecipanti e soprattutto alla società civile, e tutti potevamo ascoltarci il Prof. Battaglia, rispondendo tranquillamente alle sue teorie.
Se si preferiva invece il gesto drastico della cancellazione tale gesto si doveva almeno spiegare. Dico ciò con tutto il rispetto e la considerazione che nutro per l’istituzione dei Lincei.
Gentile Andrea,
ti ringrazio per il tuo pacato tentativo di dirimere la questione. Aggiungo solo alcune precisazioni.
Non ho contestato le qualifiche del prof. Battaglia, nel senso di qualifiche accademiche (questo è stato invece contestato a me); ma il fatto che le tesi che sarebbero state proposte nella comunicazione non sono mai state pubblicate sulle riviste scientifiche internazionali, anzi sono palesemente screditate.
Crco di seguirti nel cercare di arrivare alla sostanza della questione, che a mio parere è questa:
Quando organizzano un convegno i Lincei dovrebbero:
a) in nome della libertà di parola, permettere ad un docente universitario di esprimere qualsiasi tesi, anche le più straordinarie e/o strampalate, in settori disciplinari che gli sono lontani, senza badare che prima abbia fatto la fatica di confrontarsi con il resto della comunità scientifica nelle sedi deputate, ossia le forche caudine della peer review di un articolo scientifico su una rivista internazionale.
b) effettuare un minimo vaglio sui contributi proposti, valutando che il relatore sia più o meno del settore, e abbia almeno qualche pubblicazione scientifica internazionale nel campo in cui vuole intervenire. E che le sue tesi non abbiano al contrario ricevuto pesanti stroncature, nel merito, da più esperti appartenenti a quel settore disciplinare.
c) effettuare un vaglio rigido sui contributi proposti, valutando che il relatore sia una figura che sicuramente appartiene al campo in cui vuole intervenire, avendo pubblicato numerosi articoli scientifici sull’oggetto del suo intervento, anche con altri autori.
Penso che potremmo discutere fra b) e c); ma spero concorderai con me che a) andrebbe evitato.
Orbene, nel caso in esame siamo sicuramente nel caso a), e non ci possono essere dubbi.
Le tesi del prof. Franco Battaglia sono sicuramente straordinarie, sono in netta e drastica contrapposizione con quanto si pubblica su tutte le riviste scientifiche del settore, da quelli che Battaglia ha recentemente definito, con l’eleganza che lo contraddistingue gli “eunuchi impotenti” (link nel mio precedente intervento).
Questi Extraordinary Claims sono stati sostenuti da Battaglia non con le Extraordinary Evidence dell’aforisma di Sagan, ma con una sequela di argomentazioni infondate e a volte proprio strampalate sulla scienza del clima, il ciclo di carbonio, le tecnologie energetiche, infarcite di una quantità da record di errori su numeri e date. Dodici anni fa avevo scritto questo https://www.climalteranti.it/wp-content/uploads/2008/07/candidato-battaglia-clima-di-battaglia.pdf, qui https://www.climalteranti.it/2019/10/07/un-delirio-a-otto-e-mezzo-altri-record-per-il-prof-battaglia/ o qui https://www.climalteranti.it/2016/07/17/franco-battaglia-sbaraglia-gli-avversari-112-errori-in-31-pagine/ alcune puntate successive. Trovi altre stroncature più recenti nel web, ad esempio questa http://climafluttuante.blogspot.com/2019/10/la-battaglia-di-paperino.html (ormai su climalteranti ci siamo stufati di ripetere le stesse cose e ci limitiamo a quelle con più visibilità mediatica).
Prima di mettersi a discutere di cose serie come un presunto “clima di intolleranza”, andrebbe fatto uno sforzo per capire l’oggetto delle critiche, ossia se la comunicazione era davvero qualcosa di impresentabile, senza alcun spessore scientifico.
Un secondo punto. Avendo già effettuato diversi confronti con chi nega la scienza del clima, posso assicurare che nello spazio di 20+20 minuti non si sarebbe fatto alcun confronto scientifico (che sarebbe stato in ogni caso fuori tema). Come ben sai la scienza del clima e pure il dibattito sulle strategie di mitigazione è molto molto complesso; se si vuole fare un confronto scientifico deve essere fatto sui singoli argomenti. Definendoli chiaramente. Non con due interventi consecutivi. O ancor peggio con un intervento e poi alcune domande… suvvia…
Un esempio di confronto che può avere senso è quello che ho fatto col Prof. Pedrocchi al Politecnico, dopo le due ore delle relazioni introduttive che si possono vedere qui (https://www.youtube.com/watch?v=aizQ4opJ6fU) c’è stata un’altra ora e mezzo di dibattito col pubblico. (nota: nonostante mi è stato riconosciuto da più parti che ho dimostrato in modo evidente l’inconsistenza delle tesi del prof Pedrocchi, quest’ultimo ha continuato a ripeterle, ora ci ha anche scritto un libro…).
Suggerisco di leggere con uno sguardo diverso la sferzante ironia di Sylvie Coyaud: chi segue il dibattito scientifico sul clima da tanto tempo è basito che si possa ancora non capire quanto sia triste dover ancora mettersi a discutere se il riscaldamento è causato dalle attività umane, vista la gravità della situazione e l’urgenza delle contromisure.
PS
Sull’uso del termine “nagazionista”, una decina di anni fa se ne era discusso qui https://www.climalteranti.it/2009/10/27/c%E2%80%99e-un-altro-termine-per-indicare-il-negazionismo/
Ormai è usato in tanti altri casi, compreso l’ultimo molto attuale http://www.ilfattoquotidiano.it/2020/03/10/coronavirus-vittorio-sgarbi-virus-del-buco-del-co-andate-in-giro-e-non-vi-succedera-niente-scoppia-la-polemica/5731406/
E’ proprio vero Pietro: gretina, gretinismo… ma il problema non e’ solo la popolazione anziana temo, ma anche di chi, per guadagnarsi la patente di “furbo” “corrosivo” “non allineato” o “ragionatore di pancia” si sente in necessita’ di parlare a vanvera.
E poi aggiungo borioni, burionismo, e la pagina Wiki (=la vox populi) di Burioni che e’ decorata da anni di una sezione “Controversie”, mentre chi parla da anti-vax (p.e., Red Ronnie) non ha niente del genere. Il problema sarebbe lui? Secondo me il problema sono gli arroganti che straparlano.
Speriamo che questa tragedia permetta di capire almeno una cosa: le parole sono importanti.
Cortese Stefano
Rispondo brevemente perché un dibattito approfondito, come giustamente osservi, si fa su giornali sottoposti a vaglio critico da revisori ed editori. Il presente è indubbiamente un caso studio interessante. Tu insisti nel giustificare la scelta di far cadere l’evento, ma insisti anche nel non voler considerare le osservazioni sul rapporto fra Lincei e società civile, né le tesi dell’analisi della Dr. Di Fiore sullo stato di eccezione del dibattito sul clima. Ti spingi addirittura a solidarizzare con Sylvie Coyaud – della quale mi inviti ad apprezzare ‘l’ironia sferzante’ – che dal suo blog ospitato da Repubblica polemizza con astio con una tua collega. Esprimi infine il timore che la stessa collega possa incorrere in “ulteriori incidenti”, per poi informare, nella chiusa del tuo commento, che “Il dialogo scientifico sul cambiamento climatico esiste, ed è vivace ed interessante”. Tutto dipende ovviamente dalla definizione di vivace. Non volermene ma quello che scrivi non mi sembra vivace nei confronti della Dr. Di Fiore, ma una dimostrazione ulteriore dello stato di eccezione di cui sopra, che a te – qui la tesi dell’analisi – sembra normale. Riscontri “volgarità e inciviltà dei … toni” solo nel Prof. Battaglia.
Questa storia – perdonami se a mia volta insisto, illustra chiaramente il rapporto non sempre fruttuoso fra media e scienza, con Repubblica, purtroppo, in un ruolo protagonista con lo sfortunato titolo di cui si parla nell’analisi. Ho discusso di media scienza e società in uno dei miei articoli recenti, e dico questo non per sventolare credenziali ma per assicurarti che ho riflettuto su questi problemi nello stile accademico che tu auspichi. Considerato tutto ciò, di fronte al coro numeroso di coloro che ritengono che in questa vicenda si possa solo combattere senza prendere prigionieri, senza discutere le implicazioni di ciò che accade per la scienza e per le istituzioni stesse, mi sento di ringraziare ancora una volta ROARS e Di Fiore per il merito di questa discussione. Grazie ancora per la tua pazienza e per quella dei nostri lettori.
Caro Andrea,
i miei rilievi a quanto scritto dalla Dott.ssa Fiore sono argomentati e civili nei toni, sul pezzo. Se mi segnali dei pezzi in cui ti sembra che sono stato eccessivo o incivile li valuto volentieri, e se hai ragione chiederò che vengano rimossi.
Faccio notare, perché magari può essere sfuggito, che io in questa discussione ci sono stato tirato per i capelli; non sarei intervenuto se, in uno dei commenti ricevuti al post, e per i quali la Dr.ssa Fiore ha inviato un “cortese ringraziamento”, fossi stato additato come uno sfaccendato incompetente, non degno di essere invitato al suddetto convegno. Ora, sia il moderatore del blog che ha approvato il commento, e la Dott.ssa Fiore che ha ringraziato per i commenti, avrebbero potuto facilmente, con una veloce ricerca su google, vedere di cosa mi occupo, le ricerche e le attività sul clima in cui sono impegnato, le mie pubblicazioni. Avrebbero quindi potuto facilmente concludere che si trattava di falsità diffamatorie.
Ecco, a mio parere se c’è uno “stato di eccezione” nel dibattito sul clima è che si usano due pesi e due misure. A chi nega la scienza del clima si permette tutto (e faccio notare che gli insulti di Battaglia non sono stati certo rivolti solo a me, prima ho linkato quelli a Buizza ma trovi facilmente quelli a Luca Mercalli e ad altri), anche di spandere letame su intere discipline (i modellisti climatici sono trattati come dei rimbambiti o dei truffatori, se le parole hanno un significato). A chi reagisce, viene richiesta la cortesia estrema e i guanti di velluto.
Ma non è una cosa nuova, come si può vedere da quanto avevo riportato nelle parti 2 e 4 del mio libro del 2008 (si scaricano qui https://www.caserinik.it/aqpc/index.php).
Dopo tanti anni, e visto cosa sta succedendo al clima del pianeta, capirai che si inizia ad essere un po’ stufi…