Un aggiornamento, purtroppo non positivo, sulla situazione degli accademici turchi.
Il 5 dicembre prendono avvio i processi contro i firmatari della petizione per la pace pubblicata l’11 gennaio 2016, noti con il nome di « Academics for Peace » (e tra essi il professore di diritto costituzionale Ibrahim Kaboğlu). Sulla base dell’articolo 7 della legge contro il terrorismo, rischiano la condanna alla pena da uno a cinque anni carcere.
La petizione, dal titolo «We will not be a party to this crime» firmata da 1128 accademici, invitava il governo turco a mettere fine alle operazioni militari nel Sud-est del paese, che stavano causando gravi conseguenze alla popolazione e continue violazioni dei diritti umani. Ad essa fece seguito, il giorno dopo, l’immediata, brutale reazione del Presidente della Repubblica, che ha dato avvio a una vera e propria campagna di linciaggio pubblico nei confronti dei firmatari, destinata ad intimorirli e spingerli a ritirare la sottoscrizione. Parallelamente, sono stati avviati contro i firmatari procedimenti penali per “propaganda terrorista” o “insulto alle istituzioni della Repubblica” da parte delle procure e procedimenti disciplinari da parte delle Università, che non godono di alcuna autonomia e sono controllate dal governo.
La situazione si è ulteriormente inasprita a seguito del tentato colpo di stato del 15 luglio 2016. Il governo, sotto la spinta del Presidente, approfittando dello stato di emergenza, ha utilizzato i decreti-legge di emergenza, insindacabili dall’autorità giudiziaria, per sbarazzarsi degli oppositori. Pertanto, sono stati licenziati e privati del passaporto non soltanto i funzionari e gli accademici ritenuti collegati all’organizzazione considerata dal governo stesso all’origine del tentato colpo di stato, detta FETÖ, ma anche oppositori e attivisti, compresi molti degli Academics for Peace, che niente hanno a che vedere con i supposti gülenisti.
Il nome del professor İbrahim Ö. Kaboğlu, uno dei principali costituzionalisti turchi, ordinario di diritto costituzionale presso l’Università di Marmara e professore invitato in molteplici università francesi, autore di innumerevoli volumi, impegnato attivamente nella società civile, compare nel decreto legge n. 686 del 7 febbraio 2017, a seguito del quale è licenziato e privato del passaporto, con la generica accusa di “terrorismo”, in assenza di alcuna prova e motivazione. Due giorni dopo il suo fascicolo è riaperto dal procuratore di Istanbul. L’accusa chiede la sua condanna a una pena da uno a cinque anni. L’udienza avrà luogo il 21 dicembre 2017 davanti alla 36a Corte d’assise di Istanbul.
Una petizione a sostegno del professor Kaboğlu e degli altri Academics for Peace, aperta alla firma di giuristi italiani, è raggiungibile a questo link
Si fa più clamore sui giornali di regime italico per un giornalista che per 1128 accademici che combattono contro un tiranno. Dov’è il nostro ineffabile Stella? Pronto solo a parlar male dell’università pubblica, perfino di Anvur. Mai attento a dire il tanto bene del nostro sistema. Scandali assurdi nei corsi di formazione per magistrati con Corsi autorizzati dai loro stessi organi di governo. Situazione marcia nelle carriere del corpo diplomatico. Un libro lo denuncia.Dov’è g.a.s? Se avete un collega un po’ bizzarro con comportamenti strani chiamate Stella novello ghostbuster delle nefandezze della università pubblica. Che prediche da una stampa 64 al mondo per mancanza di libertà, concetrazione delle testate e sudditanza a Confindustria…
Auguri a ROARS
Ho firmato, ma lo avevo già fatto in altre due occasioni. Personalmente non istituirei paragoni tra Turchia e Italia; le conseguenze del postkemalismo turco sono fenomeni talmente complessi, nelle loro radici e nell’attuale situazione politica mediterranea e medio-orientale, da richiedere molte conoscenze anche linguistiche per essere meditatamente commentate. Non è un caso, inoltre, se il regime se la prende con alcuni giuristi di spicco, che devono e vogliono bilanciarsi tra tradizioni diverse, donde il loro ‘infame terrorismo’ intellettuale.
Mi ha colpita questo spezzone di frase: “le Università, che non godono di alcuna autonomia e sono controllate dal governo.” A quale Stato sarà riferito? (domanda retorica, ovviamente, ma guarda caso si adatterebbe anche a qualche Stato europeo).