Non si può che concordare con questa analisi pacata del delirio in cui versano le nostre università. Tanto più colpisce la descrizione che ci offre l’autore della lettera del lavoro di un collega punito dal sistema atroce e “matematico”, docente di ingegneria proveniente da un periodo di attività nell’industria. Soffro con lui che avrà cercato di strapparsi alla corrente per cercare spazi di lettura e studio, di colloquio “inutile” (liberale, si diceva un tempo) da vicino con colleghi e collaboratori, uno spazio per riordinare idee, per pensare Quindi permettetemi di riportare qui in questa Pasqua o Pesah o plenilunio di confinamento, di pandemia e di morte/vita, alcune parole scritte originariamente in greco (moderno e antico):
Gli uomini conoscono ciò che accade.
Il futuro lo conoscono gli dei,
assoluti e unici detentori di ogni luce.
Del futuro i saggi vedono
Ciò che si avvicina. […]
Riceviamo e volentieri pubblichiamo il commento che Ana Millan Gasca ci ha inviato in relazione alla lettera firmata “VQR, Scatti e Premialità. Un intreccio inaspettato“, dedicata ai criteri approvati dal Senato Accademico della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa per la valutazione di docenti e ricercatori ai fini dell’attribuzione degli scatti stipendiali.
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Non si può che concordare con questa analisi pacata del delirio in cui versano le nostre università.
Tanto più colpisce la descrizione che ci offre l’autore della lettera del lavoro di un collega punito dal sistema atroce e “matematico”, docente di ingegneria proveniente da un periodo di attività nell’industria. Soffro immaginando la vita che ha condotto questo professore volenteroso e sicuremante preparato, colto e attivo, destreggiandosi fra colleghi, collaboratori, referee per sé e referee per altri da smaltire seriamente ma freneticamente, la mente occupata da esperti del riempimento di moduli per ottenere fondi europei – uno l’anno, uno dei tre! ottenuto, e ora come rammentava un collega matematico francese, tocca fare tutto ciò che in una spirale convulsa si promette pur di ottenerli, quei fondi –, la mente occupata da ciò che implica gestire fondi di nK €, l’espressione linguistica e umana oppressa dalla normalizzazione burocratica e della comunicazione tecnoscientifica… Soffro con lui che avrà cercato di strapparsi alla corrente per cercare spazi di lettura e studio, di colloquio “inutile” (liberale, si diceva un tempo) da vicino con colleghi e collaboratori, uno spazio per riordinare idee, per pensare…
Lo conosciamo tutti, ma la descrizione di questo caso del docente punito aveva un suo pathos!
Penso ai giganti del passato sul cui lavoro, sulle cui idee e intuizioni poggia tutto lo sviluppo strepitoso attuale, nella tecnologia e nelle svariate discipline scientifiche, e che conosciamo attraverso la storia della scienza … un tempo in molti facevano altro per sopravvivere, nell’Ottocento le università e i politecnici hanno accolto pienamente la loro vita di meditazione, di studio, di dialogo con colleghi e collaboratori, di lettere frammiste di scienza e calcoli e sogni e vita quotidiana, di sedute di accademia le ore di laboratorio o di archivio e la stesura di saggi e di faticosa composizione di libri di testo…
Quindi permettetemi di riportare qui in questa Pasqua o Pesah o plenilunio di confinamento, di pandemia e di morte/vita, alcune parole scritte originariamente in greco (moderno e antico):
Gli uomini conoscono ciò che accade.
Il futuro lo conoscono gli dei,
assoluti e unici detentori di ogni luce.
Del futuro i saggi vedono
Ciò che si avvicina. L’udito,
in ore di studi profondi, a volte
è scosso. Il segreto clamore
dei fatti che si avvicinano giunge loro.
E lo ascoltano con devozione. Fuori, invece,
sulla strada, il popolo non sente nulla.
Konstantinos Kavafis, I saggi conoscono ciò che si avvicina (1915)
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Gli dei conoscono il futuro, gli uomini ciò che accade,
i saggi ciò che si avvicina.
Filostrato (II-III secolo), nella Vita del neopitagorico Apollonio di Tiana