Questo post è stato pubblicato su Il Fatto Quotidiano dal Coordinamento Ricercatrici e Ricercatori Precari Universitari (*); in fondo è riportata la replica del Vice Ministro Fioramonti.
Pensavamo di averle viste tutte. Chi, come noi, è impegnato a sensibilizzare la politica per la dignità della ricerca italiana, negli ultimi anni ha avuto l’opportunità di sbalordirsi di fronte a una serie di fenomeni paranormali. Per esempio la ministra Mariastella Gelmini che, mentre approva la sua sciagurata riforma dell’Università, si inventa un tunnel che collega Ginevra al Gran Sasso. Fantascienza. Oppure la sua collega Valeria Fedeli che, per gonfiare un po’ il curriculum, si attribuisce una laurea pur non avendo mai messo piede in Università. Magia. O anche il ministro del Lavoro Giuliano Poletti che dichiara, senza vergognarsi, che i ricercatori precari non sono dei lavoratori. Orrore! E l’elenco potrebbe continuare. Insomma, dopo due legislature da Stranger Things pensavamo di averle viste e sentite tutte. E invece no. Evidentemente la politica è ancora capace di regalare sorprese ed emozioni a chi ha a cuore la ricerca, tanto che la settimana scorsa abbiamo potuto assistere a un viceministro che invita una platea di ricercatori a non votare per il suo partito. E non stava scherzando, era proprio serio.
Riassumiamo le puntate precedenti. Giovedì 6 dicembre i ricercatori precari hanno manifestato in tutta Italia per rivendicare più investimenti sulla ricerca e maggiori prospettive per sé e per i propri progetti. Dopo un decennio di tagli forsennati, infatti, l’università italiana è al collasso. Dal 2008 ha perso il 25% del personale, ha ora la popolazione di docenti più anziana d’Europa e la percentuale di precari è schizzata al 58%. Largamente ignorati dai media, ricercatori e docenti sono scesi in strada in 15 città al grido di “Perché noi no?”, per chiedere un piano di assunzioni e stabilizzazioni come nel resto del settore pubblico. A Roma i manifestanti hanno occupato l’aula del Senato accademico della Sapienza ed è qui che, dopo qualche ora, entra in scena il protagonista di questa ennesima storia paranormale. Lorenzo Fioramonti, viceministro con delega all’Università del Movimento 5 stelle, si presenta per parlare coi precari e ascoltare le loro richieste.
Fin dall’inizio appare in difficoltà. E non potrebbe essere altrimenti visto che, dopo le promesse di cambiamento, può presentare un misero aumento dello 0,5% dei finanziamenti all’Università. Il viceministro per più di mezz’ora si denuda in tutta la sua impotenza dicendo che voleva ottenere di più, ma è isolato: per il suo governo e il suo partito (ahinoi) la ricerca non è una priorità. Però dice di essere d’accordo con noi, che è dalla nostra parte e ci invita a protestare di più. Di lotta e di governo, direbbe qualcuno, niente di nuovo. Poi un biologo lo incalza dicendogli che il Movimento 5 stelle dovrà pure preoccuparsi di conservare il consenso, visto che tanti in quella platea gliel’hanno dato. Difficile dire se abbia ragione, sebbene sia lecito attendersi che un ricercatore precario non voti chi ha approvato e portato avanti la legge Gelmini e i tagli di questi anni. Ma non c’è tempo per rifletterci su perché in quell’istante Fioramonti sfonda le pareti del mondo reale ed entra nel sottosopra della politica. “Togliete il consenso”, dice battendo i pugni sul tavolo. “Ci stanno delle elezioni a breve termine: toglietelo, mandate un segnale. Così che qualcuno possa svegliarsi”. Attoniti, realizziamo. Altroché di lotta e di governo, in un inedito capovolgimento di ruoli e di valori Fioramonti ci ha appena invitato a non votare il suo partito alle Europee! Per aiutarlo ad aiutarci! Siamo sottosopra pure noi.
Risparmieremo qui le facili critiche chiedendo quanto guadagna per dire queste cose e prenderemo sul serio i suoi suggerimenti. Il segnale lo daremo e il 14 dicembre saremo di nuovo in piazza. Da tutta Italia noi precari dell’Università ci ritroveremo insieme a Roma, per protestare uniti. E, se il viceministro proprio ci tiene, non voteremo 5 stelle alle Europee e potremo invitare chi ha a cuore la ricerca a fare altrettanto. Ma qui ci sorge un dubbio. Se escludiamo Pd e centrodestra per le sciagure del passato, per chi votiamo? Chi ha a cuore la ricerca in Italia? Fioramonti ci dia un ultimo consiglio. Dal suo mondo capovolto, lei alle Europee per chi voterà?
Riceviamo e pubblichiamo la replica di Lorenzo Fioramonti
Caro direttore, nemmeno fossi matto consiglierei di non votare per il M5S, e men che meno ad un precario della ricerca, figura bistrattata per vent’anni, rispetto alla quale questo governo ed io in prima persona stiamo dedicando attenzione, interesse e investimenti.
Da viceministro mi sono impegnato fin dal primissimo giorno per aiutare i precari della ricerca e dell’Università. Abbiamo avviato un processo di stabilizzazioni senza precedenti, riprendendo e migliorando il provvedimento Madia, aumentando notevolmente i fondi già previsti, e vincolando l’intera somma alle stabilizzazioni. Grazie al nostro lavoro saranno oltre 2000 le stabilizzazioni immediate, di cui oltre 1500 nel solo CNR. Abbiamo accolto al Miur i precari del Cnr e le rispettive rappresentanze sindacali il giorno stesso che ci è stato richiesto. Anche in legge di bilancio, nonostante gli asfissianti limiti legati al debito pubblico, abbiamo previsto nuovi fondi vincolati al reclutamento: più RTDB e scatti di carriera per i Ruti con Asn. Il fondo complessivo dedicato all’Università supererà finalmente il massimo mai raggiunto finora, che risale al 2009: nel 2020-2021 si arriverà a oltre 7,5 miliardi di euro. Non è vero, dunque, che per il M5S “la ricerca non è una priorità”: lo è, e lo dimostreremo, consci delle grandi potenzialità della ricerca italiana.
(*) Il Coordinamento Ricercatrici e Ricercatori Precari Universitari è un’organizzazione spontanea di assegnisti, borsisti di ricerca, dottorandi e di quella moltitudine di altre figure precarie che garantiscono oggi il funzionamento quotidiano dell’università italiana. Il Coordinamento si è costituito nel 2014 per discutere della condizione delle ricercatrici e dei ricercatori non strutturati e per proporre soluzioni alternative alle attuali norme che stanno stroncando il lavoro di ricerca e, con esso, le prospettive di sviluppo culturale, civile e tecnologico del nostro paese. Attualmente il Coordinamento è formato da una rete di gruppi locali presenti nelle principali sedi universitarie e di ricerca del nostro paese. Da fisica a economia, da medicina a filosofia, da sociologia a chimica, da psicologia a agraria, le ricercatrici e i ricercatori del Coordinamento – pur occupandosi di temi diversi – condividono le condizioni che il precariato universitario impone alle loro vite. In questi anni di confronto e azione politica il Coordinamento è stato parte attiva del dibattito su scala nazionale sui temi del reclutamento del personale accademico, della promozione dei finanziamenti per la ricerca e del funzionamento del sistema universitario italiano.
Il vice ministro parla di una stabilizzazione senza precedenti. Questo è falso e grave perché ignora la storia, fa propaganda sulla vita di migliaia di precari, crede di parlare a degli ebeti e confonde e sovrappone il CNR con l’università. Tra parentesi, queste disuguaglianze tra concorsi e carriere nel CNR e nelle università sono assurde. Le stabilizzazioni per anzianità e graduatorie a scorrimento riservate all’ente di ricerca sono due esempi di quanto anche nelle colpevoli ristrettezze finanziarie del comparto ricerca pubblica l’università sia l’ultima ruota del carro.
E poi si è visto, tagliato tutto alle Università, con maxi divieto di nuove assunzioni. Quota 100 e RdC uber alles, e che gli altri se la prendano dove gli pare.
I gialloverdi hanno realizzato il loro capolavoro, così potremo dare il reddito di cittadinanza a tutti quelli che lavorano in nero, e manderemo in pensione gente che non sarà rimpiazzata. Proprio bravi!!!
Qualcuno aveva notato che l’università occupa le ultime 2 pagine del “contratto”?
Una manovra che celebra l’ignoranza elevandola a valore da premiare con il RdC.
E così il disegno di trasformare gli italiani in un popolo imbecille, iniziato con Berlusconi e continuato con il PD, prosegue con il governo presieduto dal collega Conte. Er Conte Tacchia, mi sa…
D’altro canto il nostro viceministro ha una brillante esperienza accademica in una nazione con popolazione analoga alla nostra (fonte wikipedia) e con una produzione scientifica di circa 7 volte inferiore alla nostra (fonte Scimago).
beh, in Italia ne abbiamo viste di brutte ma non abbiamo avuto 46 anni di apartheid che discriminava l’80% della popolazione.
Si, e in effetti hanno anche un PIL circa 6 volte inferiore al nostro, per cui il costo per pubblicazione è confrontabile.
Signori cari, per la sinistra l’Europa è un dogma e chi osi dire che qualcosa non va è crocifisso in quanto fascista, populista, sovranità, ignorante e persona che non ha capito come vada il mondo moderno. Siccome siamo tut
ti in Europpa, come diceva uno dei vostri capi, i nostri governanti, di qualunque tendenza, sono costretti a racimolare pochi spiccioli per ogni voce di bilancio. Almeno i gialloverdi ci hanno provato ad opporsi…
Fioramonti probabilmente è una brava persona, e si sta rendendo conto di essere stato preso per il naso dal suo partito. Ora non sa bene più cosa fare, e, come capita spesso a chi si trova in questa situazione, ha uscite dettate dalla frustrazione, come quella scappatagli all’incontro con i precari, che poi ha dovuto smentire utilizzando la ben nota pratica sportiva dell'”arrampicata sugli specchi”. Purtroppo il migliore alleato dell’attuale governo è la presente opposizione, ossia chi è stato al governo sino a pochi mesi fa, e che tutt’ora, da quella sciagurata esperienza, non ha ancora tratto un minimo, non dico insegnamento, ma almeno spunto di riflessione.