Come reagirebbe un fisico quantistico che si vedesse recapitare un IBM 360/20 o un microscopio elettronico EMTC3 della RCA per condurre le proprie ricerche? Penserebbe ad uno scherzo di pessimo gusto e, senza spacchettare la ‘nuova’ strumentazione, la restituirebbe al mittente.

Nell’ambito del Pnnr la Biblioteca Nazionale Centrale di Roma è destinataria di un finanziamento di 9,2 milioni di euro per la digitalizzazione di microfilm, ovvero di riproduzioni fotografiche di manoscritti e documenti eseguite a partire dagli anni Cinquanta del secolo scorso. Il prodotto finale equivarrà ad un vecchio IBM 360/20: ingombrante, inutile a qualsivoglia ricerca e persino dannoso.

Nell’ambito del Pnnr la Biblioteca Nazionale Centrale di Roma è destinataria di un finanziamento di 9,2 milioni di euro per la digitalizzazione di microfilm di manoscritti, ovvero di riproduzioni fotografiche di manoscritti eseguite a partire dagli anni Cinquanta del secolo scorso. Come precisa il bando:

 

L’operazione prevede la digitalizzazione del fondo di microfilm di manoscritti più grande d’Italia, composto da oltre 107.000 singoli microfilm realizzati nella seconda metà del secolo scorso. I microfilm riproducono oltre 110.000 manoscritti, i cui originali sono conservati presso oltre 180 biblioteche distribuite su tutto il territorio nazionale, nonché presso 16 biblioteche straniere.

Complessivamente, il fondo dei microfilm del Centro Nazionale per lo Studio del Manoscritto è composto da circa 23 milioni di singoli fotogrammi che saranno convertiti in altrettante risorse digitali, per un totale di ben 46 milioni di pagine digitalizzate[1].

 

 

Quanti hanno progettato la digitalizzazione dei microfilm hanno guardato ad altre banche dati di manoscritti, a quella della Biblioteca Apostolica Vaticana[2], alla Bibliothèque Nationale de France[3], alla Bayerische Staatsbibliothek di Monaco[4]. Nelle raccolte digitali di queste grandi biblioteche si trovano riproduzioni digitali eseguite a partire dal microfilm, ma si tratta di scelte fatte oltre tre decenni fa, ai primordi delle digital humanities, quando i costi delle tecnologie impiegate erano ancora molto elevati e quando ancora non erano disponibili framework come IIIf[5]. Questi materiali che nella Digital Library Vaticana sono contrassegnati dall’etichetta *bassa qualità* sono in via di sostituzione in quanto non evitano la consultazione diretta dell’oggetto digitalizzato.

 

La digitalizzazione a partire dall’originale consente la piena fruizione dell’oggetto, e, di fatto, per la maggior parte delle ricerche, sostituisce l’originale stesso.

Le immagini  ad alta risoluzione e i metadati di qualità di cui si parla nel bando del Ministero dei beni culturali non si possono ottenere da microfilm in bianco e nero. I microfilm sono stati spesso eseguiti con una strumentazione inadeguata (la qualità è generalmente inferiore a quella di una comune fotografia in bianco e nero) e presentano talvolta contenuti illegibili. La legatura e i fogli di guardia, fonti di preziose informazioni, raramente sono stati riprodotti. Le miniature sono macchie indistinte.

Una riproduzione su microfilm in bianco e nero di un manoscritto – anche quando è digitalizzata –  è inutile alla ricerca codicologica (non consente neppure di distinguere la materia scrittoria, per non parlare dei sistemi di rigatura, etc.), è inutile alla filologia (gli interventi correttori, i marginalia non sono distinguibili), è inutile alla paleografia, è inutile alla storia dell’arte.

Oltre che inutile, il progetto finanziato dal Pnnr è dannoso e controproducente. Come avviene per altre digital libraries, in presenza di una riproduzione anche di bassa qualità eventuali finanziamenti per nuove digitalizzazioni sono indirizzati verso materiali non ancora disponibili in formato digitale. Generalmente i manoscritti e i documenti riprodotti su microfilm sono quelli più frequentati dalla critica e dagli studiosi, pertanto il progetto che fa capo alla Biblioteca Nazionale Centrale di Roma potrebbe limitare la riproduzione digitale dei materiali di maggior interesse per alcuni anni.

A ciò si aggiunga che dei 110.000 (!) manoscritti ricordati nel bando alcuni (ad esempio quelli conservati nella Biblioteca Laurenziana, o nella Biblioteca Riccardiana) sono già disponibili in formato digitale tratto dall’originale ad alta risoluzione. Prima di procedere con la riproduzione del microfilm verrà fatto un riscontro del materiale già disponibile?

Infine la digitalizzazione condotta nella Biblioteca Nazionale Centrale di Roma e non direttamente nelle diverse sedi di conservazione non prevede una preliminare verifica dell’oggetto, ovvero se è tuttora presente nella biblioteca o nell’archivio oppure se è stato trafugato o se ha subito l’asportazioni di fogli o miniature.

Dalla Biblioteca dei Girolamini di Napoli sono stati sottratti quattromila volumi per un danno che i giudici d’appello della Corte dei Conti hanno calcolato pari a circa 20 milioni di euro (il doppio di quanti ne ha previsto il Pnnr per la digitalizzazione del patrimonio manoscritto italiano)[6]. Si ignorano i numeri relativi ai manoscritti e agli incunaboli trafugati dai Girolamini. Sono almeno 14 i manoscritti che mancano all’appello e non risulta siano ancora stati recuperati. Gli incunaboli censiti dall’ISTC sono 69[7]. Anche di questi si ignora quanti siano quelli ancora custoditi nella biblioteca napoletana e in quali condizioni.

Per prevenire furti e indebite sottrazione gli enti preposti alla tutela e alla conservazione dispongono di due armi formidabili: la catalogazione e la digitalizzazione. Con la prima potrebbero trovare impiego  giovani formatisi in discipline umanistiche, con la seconda si agevola la ricerca e si limita la consultazione diretta. Gli obiettivi del progetto della Biblioteca Nazionale Centrale di Roma non apportano alcun vantaggio alla ricerca e non tutelano il materiale che verrà digitalizzato.

[1] https://www.beniculturali.it/comunicato/pnrr-digitalizzazione-del-patrimonio-culturale-online-la-procedura-di-gara-da-92-milioni-di-euro-per-la-categoria-microfilm-di-manoscritti

[2] https://digi.vatlib.it/

[3] https://archivesetmanuscrits.bnf.fr/

[4] https://www.bsb-muenchen.de/

[5] https://iiif.io/

[6] Per una accurata ricostruzione di quanto accaduto si veda A very rare book. A mystery surrounding a copy of Galileo’s pivotal treatise, by Nicholas Schmidle, The New Yorker, December 16, 2016: https://www.newyorker.com/magazine/2013/12/16/a-very-rare-book

[7] https://data.cerl.org/istc/_search?query=Napoli%2C+Biblioteca+Statale+Oratoriana+dei+Girolamini&from=0

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