«Ci vorrebbe una voce ben più potente della mia per denunciare una situazione così compromessa ove il concorso art. 24 del DISAP (Dipartimento di Scienze Applicate al Potere) si conclude con una Commissione esterna con uno specifico Decreto Rettorale, viziato pure da un falso palese. Sulla gestione dell’Ateneo ci sarebbe ancora molto da dire. Corsi di ingegneria creati contro i pareri dei CEV ANVUR, contraddetti però dalla cabina di regia ANVUR (ANVUR contro ANVUR). I circa 880 mila euro dati alla Fondazione CRUI per convenzioni realizzabili totalmente mediante competenze interne; dove sono le relazioni finali di queste convenzioni? Esistono? Sono pubbliche e rese trasparenti? Io non parlo che alla buona; vi dico ciò che voi stessi sapete; vi mostro le ferite dell’Ateneo e chiedo loro di parlare per me. Basta con un Ateneo gestito come il Sacro Romano Impero, con un imperatore, vassalli, valvassori e valvassini e tanti servi della gleba. Ma i servi della gleba prima o poi si ribellano per cercare di avere imparzialità, legalità, trasparenza, in una parola una vera democrazia.»

N.B. Ogni riferimento a persone esistenti e/o a fatti realmente accaduti è da ritenersi puramente casuale.

Riceviamo e volentieri pubblichiamo il testo dell’intervento che il Prof. Danilovitsch avrebbe voluto presentare nel corso della conferenza di Ateneo dell’Università del Pontevedro, a cui però non ha potuto partecipare a causa di un contrattempo di natura familiare.

Le nostre anime devono essere come un cristallo trasparente attraverso il quale si può scorgere Dio.
Madre Teresa

By giving people the power to share, we’re making the world more transparent.
Mark Zuckerberg

Si è già riferito sull’Università del Pontevedro in precedenti articoli su questo sito. Il Prof. Danilovitsch come nel 2015 ha chiesto al Magnifico Rettore di convocare la conferenza di Ateneo sin dal 2016, prevista dallo Statuto per ogni anno accademico, che infine è stata concessa per il maggio 2017, saltando però l’anno accademico 2015/2016.

Il Prof. Danilovitsch si era preparato a tale avvenimento con un intervento a lungo meditato, ma un contrattempo di natura familiare gli ha impedito di partecipare. Affinché la sua visione dell’Ateneo non vada persa, ha chiesto di pubblicare su questo sito l’intervento preparato.

_________

Magnifico Rettore, cari colleghi,

nei sistemi qualità è sempre previsto un Riesame come attività di miglioramento di un qualsiasi processo. Anch’io ho cercato di farlo e mi sono domandato in questi ultimi due anni nel mio Riesame personale: l’Ateneo del Pontevedro è una Pubblica Amministrazione?

E se la risposta è facile nel caso generale, non lo è affatto in alcuni specifici procedimenti che prenderò in esame. I principi ispiratori in tali procedimenti dell’Ateneo sembrano più quelli dell’autocrazia, con il corollario dell’onnipotenza, onniscienza e infallibilità, che quelli propri di una Pubblica Amministrazione come:

-principio di imparzialità, stabilito dalla stessa Costituzione, che significa divieto di disparità (astensione, incompatibilità; procedure concorsuali per il bene pubblico…);

-principi di legalità e di trasparenza.

Mi soffermo su questi ultimi due principi intimamente connessi.

Il principio di legalità può essere rispettato nella forma o nella sostanza.

Certamente le due variazioni di Statuto, realizzate dal passato Rettore per cambiare la norma di non più di due mandati consecutivi per lo stesso Magnifico Rettore, rispettano formalmente il principio di legalità: tutto è stato fatto nel rispetto della legge, ma nella sostanza viene aggirata la norma di buon senso che prevede l’alternanza democratica delle cariche: in modo che non ci sia il potere di uno solo per lungo tempo.

Ma quando lei, attuale Magnifico Rettore, non applica l’articolo dello Statuto dell’Università del Pontevedro in merito alla Conferenza di Ateneo che deve essere convocata ogni anno accademico per discutere del piano triennale, viene meno nella sostanza al principio di legalità, non nella forma. Non ho tempo di affrontare come la Conferenza di Ateneo possa essere uno strumento utile ed efficace per diffondere la democrazia in Ateneo: ma a Lei, Magnifico Rettore, interessa diffondere la Democrazia in Ateneo?

Ma il principio di legalità è leso in Ateneo solo per lo Statuto?

Il Regolamento Generale di Ateneo, che approfondisce e disciplina le norme statutarie, è disatteso e violato in alcune norme soprattutto quelle sui verbali “seduta stante” e la pubblicazione degli stessi verbali. In alcuni dipartimenti tali norme sono disattese, come accade per i verbali della Conferenza di Ateneo, inesistenti o secretati: i verbali vanno approvati e pubblicati in un sito riservato in modo da chiuderli senza possibili future manomissioni, anche se quando sono chiusi e pubblicati risultano assai pericolosi, secondo il vecchio detto verba volant, scripta manent.

La stessa cosa si può dire del Codice Etico e della Commissione Etica, altre invenzioni fantascientifiche della legge Gelminovic, che non sembrano proprio esistere riguardo ai miei esposti: ma esiste davvero, dopo le dimissioni del primo Presidente, un nuovo Presidente della Commissione Etica di Ateneo, ma chi è? Esiste? E’ un terrestre dimorante sulla terra o un extraterrestre su una galassia remota?

Veniamo al principio di trasparenza

Qui parliamo della chiamata di professori ordinari secondo l’art. 24 della legge Gelminovic, che ha interessato tutti i dipartimenti di Ateneo, compreso il DISAP (Dipartimento di Scienze Applicate al Potere) a cui appartenevo fino all’anno accademico 2015-2016, ora sono al DISU (Dipartimento di Storia dell’Utopia). Sono nominato nella Commissione di valutazione dell’art. 24 degli abilitati Professori Ordinari DISAP nel novembre 2015. Non ne conosco le ragioni, mi mancavano allora due anni alla pensione e certamente non sono io che ho posto la mia candidatura, anzi ho posto delle condizioni sulla stessa commissione per accettare la nomina ed ho imposto, questo sì, la mia nomina a Presidente.

In tale commissione di valutazione degli abilitati per un posto di ordinario art. 24, accadono fatti inverosimili e cose che voi umani non potete immaginare:

-una tabella per gli incarichi istituzionali compilata dall’Ateneo sbagliata; con i dati corretti e verificati dai candidati la graduatoria si sovverte e risulta primo un candidato fortissimo nel merito, ma debolissimo negli appoggi politici nel DISAP; alla richiesta di trasparenza sulle motivazioni che hanno portato ad una siffatta tabella (con “rumors“ assai gravi sul tutto), l’Ateneo oppone un silenzio fragoroso e si può chiosare che l’arma migliore di una dittatura è la segretezza, l’arma migliore di una democrazia è la trasparenza; e la trasparenza nella Pubblica Amministrazione è pure un obbligo di legge, ma nella pratica una pura discrezionalità dell’autocrate di turno (viene in mente il celebre dialogo tra i Méli e gli Ateniesi, sul “diritto” del più forte verso i più deboli: Tucidide V, 85-113);

-come porto a conoscenza tale nuova graduatoria alla fine di dicembre 2015 al Direttore e agli altri due membri della Commissione, avvengono le dimissioni di un membro della Commissione con motivazioni surreali non nella Commissione, ma al Direttore; e immediatamente dopo di un altro membro sempre al Direttore;

-in rapida successione avviene un rifiuto di tutti gli ordinari DISAP a far parte della Commissione, compreso il Direttore, pur da me sollecitato;

-viene nominata una Commissione esterna da parte del Magnifico Rettore per espletare il concorso di valutazione art. 24 al DISAP, che a giugno 2016 conclude che il vincitore è lo stesso che avevo segnalato a gennaio 2016 allo stesso Magnifico Rettore ed all’allora Direttore Generale e fin dal dicembre 2015 al Direttore ed alla Commissione interna DISAP.

Il Decreto Rettorale che nomina una Commissione esterna, come un verbale precedente del Consiglio di Amministrazione di Ateneo, scrive di dimissioni del Prof. Danilovitsch dalla Commissione. Sono dei falsi palesi come documentato da un verbale DISAP di un Consiglio di Dipartimento ristretto del gennaio 2016 che mette per iscritto delle dimissioni irrevocabili di due membri della commissione, ma non scrive alcunché su quelle del sottoscritto, che risultano per questo insussistenti. La storiella delle mie dimissioni è propalata dal Direttore, ma dura lo spazio di un mattino fino al verbale precedente del Consiglio DISAP ristretto del gennaio 2016, di cui manca ancora la parte di verbale non ad approvazione seduta stante, secretata peggio di un cosmic top secret della NATO. Perché? La trasparenza è opzionale e a volontà di un Direttore o dei vari organi dell’Ateneo? Altro che obbligo di legge…

Ci vorrebbe una voce ben più potente della mia per denunciare una situazione così compromessa ove il concorso art. 24 del DISAP si conclude con una Commissione esterna con uno specifico Decreto Rettorale, viziato pure da un falso palese.

E gli ordinari DISAP, eccetto il sottoscritto, che non vogliono gestire un articolo 24, gestiscono poi alla grande un successivo art. 18 per ulteriori chiamate di concorso sempre per ordinari, riferendo in Consiglio DISAP di ben 10 criteri di valutazione, ma che non centrano niente con i chiamati a concorso: non esiste alcun algoritmo trasparente o meno, che permetta di collegare tali criteri ai chiamati: che risultano per questo conigli bianchi estratti da un cilindro nero come nel più classico dei giochi di prestigio.

Che fine hanno fatto nel concorso di valutazione art. 18 e 24 per il DISAP i principi di imparzialità, legalità, trasparenza di una Pubblica Amministrazione? Ed è ovvio che al DISAP continueranno i giochi di prestigio per le future chiamate degli abilitati residui ASN.1 ed i nuovi ASN.2. E l’Ateneo sta a guardare “come si fa con la grandine: ciascuno prega che non gli venga addosso, ma nessuno tenta di impedirlo” (Terza Filippica, 33).

Ritorniamo al problema iniziale: l’Ateneo è una Pubblica Amministrazione?

Io credo che l’Ateneo del Pontevedro abbia ancora molti margini di miglioramento per arrivare a una Pubblica Amministrazione secondo i canoni di imparzialità, legalità e trasparenza.

Sulla gestione dell’Ateneo ci sarebbe ancora molto da dire:

-corsi di ingegneria creati contro i pareri dei CEV ANVUR, contraddetti però dalla cabina di regia ANVUR (ANVUR contro ANVUR); ma è possibile che una Ingegneria Meccanica LM abbia solo 17 iscritti al I anno?

-il corso di Scienza delle Alpi Dinariche in calo di matricole da 31 a 25 e sì che c’era pure il settore di Paleografia, altrimenti ci sarebbe pure un crollo maggiore; Laurea quinquennale di Conservazione da 8 a 5 matricole… i numeri parlano da soli…

-GR UniPonte (Giornale Radio Università Pontevedro): quanto ci costa? C’è un’analisi dei costi/benefici in proposito? Quanti sono gli utenti medi di questa magnifica trasmissione? Forse solo uno, il sottoscritto, che lo trova meglio di un sonnifero come le trasmissioni EIAR al tempo del MINCULPOP… Un po’ di pubblicità negativa gli farà sicuramente bene per rimpolpare gli ascolti…

-guide dello studente edite dall’Ateneo che sono famose tra gli addetti più per le informazioni che tacciono che per quelle che inseriscono…

-e lasciamo stare i circa 880 mila euro dati alla Fondazione CRUI per convenzioni realizzabili totalmente mediante competenze interne e senza, per questo, che ci sia stata una call a svolgere gli incarichi in maniera gratuita all’interno dell’Ateneo; dove sono le relazioni finali di queste convenzioni? Esistono? Sono pubbliche e rese trasparenti?

Io non sono figlio di un prefetto, nemmeno di un professore universitario, né tantomeno sono figlio di un presidente della Repubblica. Io non sono neanche un oratore com’è il Magnifico Rettore; bensì, quale tutti mi conoscete, un uomo semplice e franco, che ama il suo amico; e ciò ben sanno coloro che mi han dato il permesso di parlare in pubblico: perché io non ho né l’ingegno, né la facondia, né l’abilità, né il gesto, né l’accento, né la potenza di parola per scaldare il sangue degli uomini: io non parlo che alla buona; vi dico ciò che voi stessi sapete; vi mostro le ferite dell’Ateneo, povere, povere bocche mute, e chiedo loro di parlare per me: ma se io fossi il Magnifico Rettore, e il Magnifico Rettore Danilovitsch, allora vi sarebbe un Danilovitsch che sommoverebbe gli animi vostri e porrebbe una lingua in ogni ferita dell’Ateneo, così da spingere anche le pietre a insorgere e ribellarsi.

Basta con un Ateneo gestito come il Sacro Romano Impero, con un imperatore, vassalli, valvassori e valvassini e tanti servi della gleba. Ma i servi della gleba prima o poi si ribellano per cercare di avere imparzialità, legalità, trasparenza, in una parola una vera democrazia.

E come pronunciato dal Presidente della Repubblica dell’Italia, nel discorso del 25/4/2016 a Varallo Sesia, città medaglia d’oro per la Resistenza:

La democrazia è proprio questo: essere protagonisti, insieme agli altri, del nostro domani…Ecco perché è sempre tempo di Resistenza. E’ tempo di Resistenza perché guerre e violenze crudeli si manifestano ai confini d’Europa… E, ovunque sia tempo… di tirannia, … lì vanno affermati i valori della Resistenza.”

Grazie a tutti per l’attenzione.

P.S. La frase riportata più sopra del Presidente della Repubblica è simmetrica a quella più recente pronunciata da Papa Francesco nella sua visita al Quirinale del 10/6/2017 “…da tutti coloro che hanno responsabilità in campo politico e amministrativo ci si attende un paziente e umile lavoro per il bene comune, che cerchi di rafforzare i legami tra la gente e le istituzioni, perché da questa tenace tessitura si sviluppa la vera democrazia”. Imparzialità, legalità, trasparenza, sono fondamentali per sviluppare la vera democrazia?

N.B. Ogni riferimento a persone esistenti e/o a fatti realmente accaduti è da ritenersi puramente casuale

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5 Commenti

  1. C’è una triste consolazione nel leggere: dove si opera, nel far rilevare simili cose, si viene trattati quasi come psicopatici. Vi è qualcuno, però, che la pensa come noi e denuncia pubblicamente. Tutto corrisponde così bene a ciò che viviamo e contro cui protestiamo che, forse, abbiamo ragione….

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