1.      Introduzione

Con questo documento ci proponiamo di fornire elementi utili alla discussione sui risultati dell’ASN per il settore concorsuale (SC) 14/C1, che include i settori scientifico-disciplinari (SSD) dell’area 14: SPS/07 (Sociologia generale), SPS/11 (Sociologia dei fenomeni politici) e SPS/12 (Sociologia giuridica, della devianza e mutamento sociale). Si tratta di un raggruppamento molto importante, specie per la presenza di SPS/07, il SSD base per le discipline sociologiche.

La percentuale particolarmente esigua degli abilitati di questo SC e la loro concentrazione territoriale sono senz’altro elementi meritevoli di approfondimento, anche nel contesto del più ampio dibattito pubblico sui meccanismi e sui risultati della ASN e, più in generale, sulle riforme che hanno ripetutamente investito l’università italiana nell’ultimo ventennio. Sulla carta, l’innovazione introdotta nelle procedure di reclutamento e progressione di carriera dalla Legge Gelmini appare radicale, con una dichiarata intenzione di contrastare i personalismi, oggetto sempre più frequente di denuncia pubblica (e ai TAR), con la previsione di parametri valutativi il più possibile oggettivi e controllabili.

Nel caso della sociologia, la nuova procedura di valutazione appena conclusa si colloca per l’appunto a valle di un acceso confronto fra sociologi sullo stato della disciplina in Italia: “suicidio od omicidio” sintetizzava Guido Martinotti nel non lontano febbraio 2010 sul forum della Treccani (http://www.treccani.it/enciclopedia/percorsi/scienze_sociali_e_storia/sociologia_scomparsa.html/). Il dibattito, proseguito poi anche in altri ambiti e che ha investito la principale società scientifica dei sociologi (l’AIS), è stato molto più articolato di quanto non si possa dire qui. In questa sede ci limitiamo a sottolineare la rilevanza assunta dal tema delle derive particolaristiche del sistema di reclutamento e progressione di carriera incentrato sull’appartenenza alle cosiddette “componenti” (vale a dire le tre correnti attraverso cui si è nel tempo strutturato il campo accademico della sociologia italiana, inizialmente organizzate su basi politico-ideologiche, ma che successivamente hanno funzionato prevalentemente come “cordate di potere”, che hanno cercato di “regolare” i concorsi universitari, influenzandone pesantemente gli esiti). Sebbene siano stati introdotti nella discussione anche fattori e considerazioni di contesto – particolarmente critici per le scienze sociali – il dibattito si è concentrato, anche sotto la pressione dell’agenda politico-istituzionale nazionale (l’approvazione e l’attuazione della L. 240/2010), sulla valutazione della ricerca, come evidenzia la discussione sulla classificazione in fasce delle riviste, e in particolare su come sia possibile praticare e coltivare una cultura della valutazione indipendente dall’appartenenza alle “componenti”.

L’analisi empirica delle nuove procedure di reclutamento e progressione di carriera può dunque fornire alcuni elementi utili per capire quali strade sta per imboccare l’area delle discipline sociologiche. L’esame dell’esito dell’ASN può essere un buon punto di partenza, anche se bisognerà osservare cosa succederà nelle successive fasi per poter trarre conclusioni sensate sul segno e la portata dell’innovazione introdotta. Bisognerà quindi vedere cosa accadrà con le chiamate dirette locali e i concorsi, con la quota del 20% riservata agli esterni; così come sarà necessario aspettare per valutare i risultati e gli esiti finali della prossima (forse ultima, a dar retta alle dichiarazioni del Ministro Carrozza) tornata ASN con le regole attuali. Non ultimo, andrà considerata anche l’evoluzione normativa (l’incertezza è diventata una costante) e quel che avranno da dire giudici e avvocati, visti i numerosi ricorsi individuali e collettivi che si annunciano in queste settimane.

Questa semplice analisi ha dunque lo scopo di fornire una base comune e, con tutti i limiti del caso, empiricamente fondata alla discussione che la comunità dei sociologi ha iniziato all’indomani (o forse anche poco prima) della pubblicazione dei risultati relativi al SC 14/C1. Nel presentare i risultati abbiamo preferito adottare un registro più descrittivo che interpretativo, impiegando tecniche di analisi semplici, lasciando nel testo tabelle anche molto lunghe e dettagliate (preferendole ai grafici, più “immediati” nella lettura, ma spesso più poveri di informazioni), e confinando nelle conclusioni alcune considerazioni più generali. A dispetto dei nostri scarni commenti e dall’aspetto arido che alcune tabelle possono assumere, crediamo che si tratti di una documentazione molto ricca, preziosa soprattutto nelle sue pieghe, stimolo per ulteriori sviluppi empirici (eventualmente anche in altri SC). Speriamo quindi che, in questo spazio che gentilmente ci viene concesso e/o nelle sedi che chiunque riterrà opportune, le interpretazioni e le attribuzioni di senso (anche dialettiche) alle informazioni qui di seguito riportate non manchino. Ci pare questo il modo migliore per imboccare un proficuo percorso riflessivo che, tra tutti, proprio i sociologi non possono eludere.

 

 

  1. 2.      La costruzione della matrice dei dati

Le tabelle che seguono sono state ricavate da una matrice dei dati costruita con le informazioni reperibili sul sito ASN (http://abilitazione.miur.it/public/pubblicarisultati.php) e nella banca dati MIUR del personale docente (http://cercauniversita.cineca.it/php5/docenti/cerca.php). Dal sito ASN sono state tratte/consultate le seguenti informazioni:

  • I nominativi dei candidati;
  • L’esito della valutazione (abilitato o non abilitato);
  • La fascia per la quale si concorreva;
  • I valori dei tre indicatori di produttività scientifica (libri, articoli scientifici, articoli in riviste di fascia A);
  • I giudizi complessivi e individuali dei commissari su ciascun candidato;
  • I verbali dei lavori della commissione, in particolare quelli conclusivi per la I e la II fascia (14 e 19) che contengono le liste degli abilitati, dei non abilitati e dei voti complessivi attribuiti a ciascun candidato.

 

Dalla banca dati MIUR del personale docente si sono estratte, per ogni candidato, le seguenti informazioni:

  • Ateneo in cui si è incardinati;
  • SSD di appartenenza;
  • Ruolo (RTI; RTD; PA; PAC; Assegnista).

Alcune operazioni di popolamento della matrice sono state effettuate (col contributo del collega Carlo Cosentino dell’Università Magna Græcia di Catanzaro, cui siamo riconoscenti e che ringraziamo) in maniera automatizzata. Altre, in particolare il “comportamento di voto” di ciascun commissario e il genere dei candidati, sono state invece inserite manualmente. Sulla base di queste informazioni, con alcune semplici operazioni, si è dunque ottenuta una matrice i cui casi sono costituiti dai candidati alla prima ed alla seconda fascia (a doppia candidatura corrisponde doppio caso) e per variabili quelle qui di seguito elencate.

  • Cognome e nome;
  • Genere;
  • Fascia per la quale si concorreva;
  • Esito della valutazione (abilitato/non abilitato);
  • Voti complessivi ottenuti (da 0 a 5);
  • Voto del commissario Febbrajo (sì/no);
  • Voto della commissaria Federici (sì/no);
  • Voto del commissario Gasperoni (sì/no);
  • Voto della commissaria Labonté-Roset (sì/no);
  • Voto del commissario Pisati (sì/no);
  • Indicatore “libri”;
  • Indicatore “articoli scientifici”;
  • Indicatore “articoli in riviste di fascia A”;
  • SSD di appartenenza del candidato;
  • Ateneo in cui il candidato è incardinato;
  • Macro area geografica dell’ateneo del candidato (Nord-Ovest; Nord-Est; Centro; Sud e Isole);
  • Ruolo/posizione accademica del candidato al momento della domanda.

Le uniche, ma non piccole, lacune della matrice sono relative alle variabili “SSD”, “Ateneo” e “Ruolo” (e alle variabili da queste derivate). Tali lacune riguardano quei candidati – 20 su 148 per la prima fascia, 177 su 424 per la seconda – che non erano al momento della domanda strutturati o assegnisti di area 14. Il tentativo di colmare questi buchi informativi, cercando sul web informazioni sui singoli candidati, ci ha indotto a desistere dal portare a compimento l’operazione. Accanto a casi facilmente individuabili (strutturati di altri SSD; ex assegnisti di un certo ateneo, persone conosciute direttamente ecc.), ce n’erano altri per i quali la classificazione si presentava più incerta (professori a contratto in due atenei), molto più laboriosa (omonimie, scarse o vecchie notizie sul web) o poco pertinente (professori di scuola superiore). Considerato che nessuno dei 20 non strutturati e non assegnisti di area 14 aspiranti all’abilitazione in prima fascia l’ha ottenuta e che solo 8 dei 177 candidati alla seconda fascia è stato valutato positivamente, ci è parso opportuno tenere distinta questa particolare categoria di candidati, anche per rendere più “puliti” i risultati sulla restante, maggioritaria porzione della nostra popolazione.

 

 

  1. 3.      Candidati, abilitati, non abilitati

Nel momento in cui scriviamo (prima settimana di gennaio), il MIUR ha reso pubblici i risultati dei lavori di circa un terzo della commissioni. Tra i SC “vicini” al 14/C1 sono disponibili solo quelli di 14/D1 (Sociologia dei processi economici, del lavoro, dell’ambiente e del territorio), mentre mancano i risultati di 14/C2 (Sociologia dei processi culturali e comunicativi). Dalle analisi comparative meritoriamente condotte dal collega Moreno Marzolla (http://www.moreno.marzolla.name/software/asn/) emerge che il SC 14/C1, con 148 candidati alla prima fascia e 424 alla seconda, è uno dei SC più “popolosi” (23 candidati hanno fatto domanda per entrambe le fasce). Dalla stessa analisi si deduce che il SC 14/C1 presenta anche la minor percentuale di abilitati per la seconda fascia ed è al penultimo (o terzultimo) posto per la prima fascia. È dunque corretto affermare che, nel complesso, la commissione risulta una delle più selettive, se non la più selettiva in assoluto. Difatti, come riportato nella Tab. 1, per la prima fascia è stato abilitato il 19,6% dei candidati (a fronte di una media che si aggira tra il 40 ed il 45% dei SC di cui sono stati resi pubblici i risultati); per la seconda fascia il 16,7% (contro un’analoga media di più del 40%). In totale, dunque, sono stati dichiarati abilitati precisamente 100 candidati, di cui 29 per la prima fascia e i restanti 71 per la seconda. Nell’altro SC di sociologia di cui sono stati resi pubblici al momento i risultati – il 14/D1 – per la prima fascia è stato abilitato il 30,4% dei candidati e per la seconda il 32,1%. Una differenza non piccola: ipotizzando le stesse percentuali, nel SC 14/C1 avremmo avuto 45 abilitati in prima fascia e ben 136 in seconda.

 

Tab. 1

 

La suddivisione per genere dei candidati fa emergere una moderata sottorappresentazione delle donne tra gli abilitati, più marcata nella seconda fascia (15,9% femmine; 17,4% maschi) che nella prima (19,3% femmine; 19,8% maschi).

 

Tab. 2

La “severità” della commissione emerge ancor più chiaramente se si considerano i voti complessivi attribuiti a ciascun candidato. Come si vede (Tab. 3), quasi la metà dei candidati per la prima e per la seconda fascia è stato ritenuto non abilitato con zero voti. All’estremo opposto, i candidati abilitati all’unanimità sono l’11,5% per la prima fascia e solo il 4,7% per la seconda. A leggere i verbali delle commissioni di altri SC, la specificità di 14/C1 non sembra esser stata tanto l’elevata percentuale di non abilitati con zero voti (in genere abbastanza alta; ad esempio, nell’altro SC di sociologia di cui sono stati pubblicati i risultati, il 14/D1, tale percentuale per la prima fascia è superiore al 49%), quanto il più basso numero di candidati abilitati all’unanimità. Ciò può intendersi come un indizio (altri si vedranno nel prossimo paragrafo) della difficoltà della commissione ad agire “collegialmente”.

 

Tab. 3

 

  1. 4.      I voti espressi dai commissari

L’aver ricostruito – non senza qualche difficoltà e incertezza, dovuta alla formulazione a volte vaga dei giudizi individuali espressi da alcuni commissari – il comportamento di voto dei singoli commissari consente di valutare la propensione di ciascun commissario a riconoscere o negare l’abilitazione. Per la prima fascia, a fronte di una media di 29 giudizi positivi su 100, si mostrano particolarmente restrittivi, nell’ordine, Febbrajo e Pisati. Per la seconda fascia, la cui media è pari al 26,9%, i due commissari appena citati risultano ugualmente più esigenti degli altri, questa volta scambiandosi di posto. Per entrambe le fasce, la commissaria straniera Labonté-Roset (nomen omen?) è la più benevola, specialmente per la seconda fascia.

 

Tab. 4. Prima e seconda fascia: voti positivi complessivi attribuiti da ciascun commissario (N=572)

Prima fascia

Seconda fascia

n

%

n

%

Febbrajo

33

22,3%

75

17,7%

Federici

47

31,8%

110

25,9%

Gasperoni

49

33,1%

112

26,4%

Labonté-Roset

56

37,8%

178

42,0%

Pisati

30

20,3%

96

22,6%

TOT.//MEDIA

215

29,0%

571

26,9%

 

Come si vede (Tab. 4), con la richiamata eccezione della Labonté-Roset, si tratta di valutazioni molto al di sotto rispetto a quelle espresse dai commissari della circa settantina di SC di cui sono stati fin qui resi noti i risultati che, nell’insieme, come si notava, si sono mantenuti su una media di oltre il 40% di abilitati per entrambe le fasce. A contenere ulteriormente il numero degli abilitati ha poi probabilmente contribuito lo scarso accordo tra i commissari. Diversamente da molte altre commissioni che hanno sempre preso decisioni all’unanimità o a maggioranza dei 4/5 per attribuire o negare l’abilitazione, la commissione del SC 14/C1 ha spesso deliberato con maggioranze di tre contro due.

In termini generali, se si considera che per ottenere l’abilitazione era necessario esser valutati positivamente da almeno quattro commissari su cinque, la percentuale di abilitati per ciascuna fascia dipende abbastanza strettamente dai comportamenti di voto dei due commissari più restrittivi, specie se i loro orientamenti sono concordi. Nel nostro caso, come si è visto, Pisati e Febbrajo risultano i commissari più restrittivi in entrambe le fasce. Inoltre, da una semplice analisi della correlazione dei comportamenti di voto (Tab. 5) emerge che il presidente della commissione (Febbrajo) e il suo segretario (Pisati) sono i due commissari che si esprimono più frequentemente d’accordo.

 

 

In termini di voti attribuiti, il livello di accordo di Pisati e Febbrajo è praticamente identico a quello che lo stesso Pisati ha con Gasperoni. Le cose, ovviamente, non cambiano (ma diventano forse più chiare) se anziché considerare tutti i candidati all’abilitazione si prendono in esame solo quelli che hanno ottenuto 1, 2, 3 o 4 voti; quelli, cioè, per i quali il giudizio della commissione non è stato unanime (Tab. 6).

 

 

Nei casi in cui (circa la metà) la commissione non si è espressa all’unanimità, la diversità di orientamenti dei commissari risalta in maniera abbastanza evidente. Da una lettura attenta delle motivazioni contenute nei verbali tale divergenza sembra doversi ricondurre, tra le altre cose, alle differenti e non consensuali interpretazioni che i commissari hanno dato di alcuni parametri e criteri rilevanti ai fini della valutazione. Il caso più emblematico è probabilmente costituito dalla c.d. internazionalizzazione del candidato che in molti casi è giudicata negativamente da alcuni commissari e positivamente (molto spesso, paradossalmente, dalla commissaria OCSE) da altri.

Lo scarso accordo tra i commissari si rileva anche esaminando i casi di “voti solitari” espressi da ciascun commissario, quei voti, cioè, attribuiti ai candidati che ne hanno raccolto soltanto uno favorevole. Come di vede (Tab. 7), anche i commissari più “avari” hanno attribuito, in proporzione, un numero non piccolissimo di “voti solitari”. Un’analisi più attenta dei profili dei candidati cui i commissari hanno attribuito un voto solitario potrebbe aiutare a capire quali siano le caratteristiche e le specificità dei candidati particolarmente apprezzate da ciascun commissario. A questo riguardo, per chi volesse approfondire, Febbrajo ha dato voti solitari ai seguenti candidati: prima fascia (129, 111, 40); seconda fascia (262, 356, 55, 183, 163); Federici prima fascia (141, 12, 140, 21, 87, 44, 78, 35, 93, 60), seconda fascia (287, 93, 238, 379, 261, 174, 278, 383, 246, 371, 120, 395, 114, 263, 33, 300, 251); Gasperoni prima fascia (123, 92, 1, 32), seconda fascia (413, 342, 90, 108, 347, 136, 414); Labonté-Roset prima fascia (73, 114, 39, 75, 116, 69, 42, 10, 47), seconda fascia (315, 348, 215, 97, 329, 199, 330, 142, 423, 141, 415, 147, 43, 170, 113, 310, 80, 144, 290, 252, 45, 38, 156, 107, 404, 66, 354, 206, 194, 146, 273, 228, 122, 324, 32, 187, 78, 85, 63, 203, 178, 321, 74, 62, 140, 243); Pisati prima fascia (37); seconda fascia (218, 393, 358, 384, 131, 84, 221, 337, 385, 282).

 

 

Tab. 7 – Prima e seconda fascia: commissari che hanno espresso “voti solitari” a candidati non abilitati con un solo voto

Prima fascia

Seconda fascia

Totale

Febbrajo

3

5

8

Federici

10

17

27

Gasperoni

4

7

11

Labonté-Roset

9

46

55

Pisati

1

10

11

Totale

27

85

112

 

La regola che prevede l’attribuzione dell’abilitazione solo a quei candidati che raccolgano almeno 4 voti su 5 offre un significativo potere di veto ad una qualunque coppia di commissari che decida di fare “coppia fissa”. Per comprendere meglio le dinamiche decisionali interne alla commissione appare allora interessante esplorare più in profondità i casi dei candidati “bocciati a minoranza”, quelli cioè che non hanno conseguito l’abilitazione, ma che hanno comunque raccolto tre voti favorevoli su cinque. In totale, si tratta di 9 candidati alla prima fascia e 24 alla seconda fascia. La Tab. 8 presenta in dettaglio quanto sia stato decisivo ciascun commissario in questi 33 casi.

 

Tab. 8 – Prima e seconda fascia: voti negativi attribuiti da ciascun commissario ai candidati bocciati a minoranza

Prima Fascia (n=9)

Seconda Fascia (n=24)

Totale

Febbrajo

8

19

27

Federici

3

5

8

Gasperoni

1

7

8

Labonté-Roset

0

0

0

Pisati

6

17

23

 

Come è facile desumere, la commissaria Labonté-Roset non ha mai inciso sulla bocciatura di questi candidati “di frontiera”; sono stati moderatamente ed in egual misura influenti Federici e Gasperoni; molto più determinanti sono stati, invece, i giudizi negativi espressi da Pisati e Febbrajo. In effetti, sempre a proposito dei 33 candidati bocciati a minoranza, questi ultimi due commissari si sono trovati molto più frequentemente d’accordo tra loro nel ritenere i candidati non ancora sufficientemente maturi (Tab. 9).

 

Tab. 9 – Prima e seconda fascia: coppie di commissari che hanno espresso voti negativi nei casi dei bocciati a minoranza

Prima fascia

Seconda fascia

Totale

Febbrajo-Pisati

5

13

18

Febbrajo-Federici

3

4

7

Gasperoni-Pisati

1

4

5

Febbrajo-Gasperoni

2

2

Federici-Gasperoni

1

1

Totale

9

24

33

 

 

Un ulteriore aspetto che i dati raccolti consentono di esplorare in dettaglio, sempre a proposito del comportamento di voto dei commissari, riguarda il loro giudizio complessivo sui candidati di uno stesso ateneo. Come anticipato, le elaborazioni su questa variabile sono state condotte solo sui 375 casi per i quali l’individuazione della sede di appartenenza è certa e tratta dalle fonti citate. Nella Tab. 10, dunque, sono indicati, per ciascun ateneo, la numerosità dei suoi candidati e, per ciascun commissario, la percentuale di voti positivi attribuiti ai candidati di quell’ateneo. Per fare l’esempio del primo ateneo riportato in tabella, ai due candidati della Ca’ Foscari di Venezia Febbrajo ha dato un voto (quindi il 50%), Federici 2 (il 100%) e così via.

Se si prendono in considerazione solo gli atenei con almeno 5 candidati (in ordine decrescente: Bologna, Torino, Roma “La Sapienza”, Trento, Cattolica di Milano, Milano Bicocca, Padova, della Calabria, Napoli “Federico II”, Palermo, Chieti-Pescara, Milano Statale, Salerno, Urbino, Catania, Roma Tre, Salento, Bari, Firenze, Genova, Messina, Seconda Università di Napoli, Perugia, Catanzaro, Piemonte Orientale, Pisa), per i quali è più difficile che la percentuale riportata sia influenzata da “casi estremi”, risulta che i tre atenei “preferiti” da ciascun commissario sono, nell’ordine, i seguenti.

  • Febbrajo: Milano Bicocca e Trento (a pari merito) e Cattolica di Milano;
  • Federici: Genova, Cattolica di Milano, Roma Tre;
  • Gasperoni: Trento, Salerno e Catanzaro (a pari merito);
  • Labonté-Roset: Genova, Salerno, Trento;
  • Pisati: Trento, Milano Bicocca, Milano Statale.

 

 

Un’indicazione più sintetica della scelta dei singoli commissari di attribuire voti positivi ai candidati di alcuni atenei si ottiene aggregandoli per macro aree geografiche (attenendosi alla classificazione ISTAT, l’Emilia-Romagna è stata inserita nel Nord-Est; al Sud, che va dall’Abruzzo in giù, abbiamo aggiunto anche le Isole). Nella Tab. 11 è riportato il numero assoluto dei voti positivi attribuiti da ogni commissario ai candidati afferenti agli atenei ricadenti nella macro regione (ad es. Febbrajo ha dato 35 voti positivi ai candidati degli atenei del Nord-Ovest) e la percentuale di candidati giudicati positivamente sul totale dei candidati di quell’area geografica (per rimanere a Febbrajo, su 100 candidati del Nord-Ovest, ne ha giudicati positivamente il 38,0%). L’ultima categoria considerata non ha una base geografica, ma è costituita, come si è detto, dai candidati non strutturati e non assegnisti di area 14.

 

 

Alcuni aspetti che emergevano già dalla lettura della Tab. 10 trovano qui ulteriore conferma. Febbrajo e ancor più Pisati sono i commissari che esprimono percentuali di voti positivi più sbilanciate verso i candidati degli atenei del Nord del Paese. Questi stessi due commissari sono i più “severi” verso i candidati del Centro e ancor più del Sud e Isole. Federici e Gasperoni, al contrario, pur attribuendo mediamente più voti positivi ai candidati del Nord-Ovest e del Nord-Est, fanno registrare percentuali più elevate sugli atenei meridionali rispetto a quelli delle regioni del Centro. La commissaria OCSE esprime, nel complesso, giudizi territorialmente più equilibrati. Inoltre, è da notare che per la Labonté-Roset, quasi 1 non strutturato e non assegnista di area 14 su 5 sarebbe stato meritevole di conseguire l’abilitazione. Particolarmente restrittivo su questa ultima categoria di candidati è, invece, Febbrajo.

Da ultimo è da ricordare che, ai fini dell’attribuzione dell’abilitazione – come si notava in precedenza e come si vedrà meglio in seguito nelle analisi su atenei e aree geografiche – a causa della regola dei 4/5, i voti dei commissari più restrittivi hanno un impatto più rilevante sulle performance complessive dei singoli atenei sulla distribuzione territoriale degli abilitati.

 

 

  1. 5.      La produttività scientifica dei candidati

 

La quantità di “prodotti” della ricerca ha assunto un peso fondamentale nell’intera procedura ASN, ciò valeva sia per i commissari sia per i candidati. Com’è noto, erano tre gli indicatori della produttività scientifica con i quali si sono dovuti misurare gli aspiranti commissari e gli aspiranti candidati: volumi, articoli scientifici e articoli in riviste di fascia A (le famose “mediane”). I candidati alla prima fascia potevano sottoporre all’attenzione della commissione fino ad un massimo di 18 pubblicazioni; 12 quelli alla seconda fascia. Pertanto, essendo 148 i candidati alla prima fascia e 424 quelli alla seconda, il numero massimo teorico delle pubblicazioni sulle quali la commissione era chiamata a formulare un giudizio analitico è pari a 7.752. Considerando che non tutti i candidati hanno inviato il numero massimo di prodotti presentabili, il numero effettivo di pubblicazioni ricevuto può essere leggermente inferiore a quello qui calcolato. Dai verbali pubblicati sul sito ASN si desume che i lavori della commissione del SC 14/C1 sono iniziati il 7 febbraio 2013 e si sono conclusi il 19 novembre 2013, con una durata complessiva di 286 giorni. Ciascun commissario, pertanto, aveva il compito di giudicare analiticamente una media di 27 prodotti della ricerca al giorno. Senza contare che, oltre al giudizio espresso sui 12 o 18 prodotti selezionati dai candidati (di cui, sia detto per inciso, sul sito ASN non c’è traccia), nelle loro valutazioni i commissari (alcuni più di altri) hanno spesso fatto riferimento all’intera produzione scientifica del candidato. Per la centralità assunta nell’intero processo di valutazione, appare quindi particolarmente interessante esplorare i valori assunti dai tre indicatori sopra richiamati tra gli abilitati e i non abilitati, i candidati alla prima ed alla seconda fascia ecc.

Dalla lettura della Tab. 12 si ricava che le differenze più rilevanti tra gli abilitati e i non abilitati alla prima fascia riguardano principalmente il numero di articoli in riviste di fascia A (la distanza però si attenua se si tiene conto non della media ma della mediana, meno sensibile ai valori estremi). Più contenuta è la differenza sul secondo indicatore, gli articoli scientifici, mentre non vi sono sostanziali differenze sul numero di libri presentati mediamente dalle due categorie. Un elevato numero di articoli su riviste di fascia A sembra esser stato, dunque, un requisito importante per conseguire l’abilitazione alla prima fascia. Malgrado ciò, vi sono due abilitati alla prima fascia (il 2 e il 106) che non hanno presentato alcun articolo in rivista di fascia A e altri due che ne hanno presentato solo 1 (il 77 e il 122), mentre ci sono candidati con 10 (il 78), 11 (il 30) e 12 (l’81) articoli in rivista di fascia A (e con gli altri due indicatori nella media) che hanno ottenuto, rispettivamente, uno, zero e tre voti, non conseguendo dunque l’abilitazione alla prima fascia.

 

Tab. 12

 

Considerazioni molto simili possono farsi sugli abilitati e i non abilitati alla seconda fascia. Anche qui la distanza più evidente tra le due categorie riguarda gli articoli in riviste di fascia A, mentre la produttività sul primo indicatore è più elevata tra i non abilitati che tra gli abilitati (Tab. 13). Come per la prima fascia, l’importanza attribuita al terzo indicatore non ha impedito che l’abilitazione sia stata attribuita a 5 candidati (i 128, 167, 352, 333, 275) con zero articoli (e a 11 con uno solo) in riviste di fascia A e sia stata negata a candidati con 14 (il 272) e 15 (23 e 225) articoli pubblicati nello stesso insieme di riviste. (Tra i candidati cui è stata negata l’abilitazione c’è anche la candidata 316 i cui strabilianti indicatori (20 libri, 179 articoli, 30 articoli in rivista di fascia A), sebbene normalizzati per età accademica, sembrano esser stati mal calcolati dall’ANVUR).

 

 

Tab. 13

 

  1. 6.      Abilitati e non abilitati per Settore Scientifico Disciplinare (SSD)

Le tabelle dalla 14 alla 17 riportate qui di seguito prendono in considerazione i SSD di appartenenza dei candidati, distinguendo abilitati e non abilitati alle due fasce. Considerando i candidati per i quali è stato possibile risalire al SSD, osserviamo che per la prima fascia, su un totale di 128 candidati, sono 101 quelli che fanno riferimento ai tre settori compresi nel SC 14/C1, mentre 26 appartengono ad altri SSD di area sociologica (15 di SPS/08 – Sociologia dei processi culturali e comunicativi; 5 di SPS/09 – Sociologia dei processi economici e del lavoro; 6 di SPS/10 – Sociologia dell’ambiente e del territorio). Gli abilitati alla prima fascia “interni” al SC 14/C1 sono 20, pari al 19,8% dei candidati appartenenti ai medesimi settori, mentre quelli “esterni” sono 9, pari al 34,6% del totale dei candidati appartenenti ad altri settori (come abbiamo visto di area sociologica, ma non compresi nel SC 14/C1). Considerando il totale degli abilitati alla prima fascia, il 65,5% proviene dal SSD di SPS/07, solo uno da SPS/11 e nessuno da SPS/12, mentre quasi un terzo proviene da un altro SC, sia pure di area sociologica, con una prevalenza del SSD di SPS/08 (20,7%).

Per quanto riguarda la seconda fascia, considerando sempre i candidati per i quali è stato possibile risalire al SSD di riferimento, su un totale di 196 appartenenti a SSD interni al SC 14/C1 ne risulta abilitato un quarto (49), mentre su 51 candidati appartenenti a SSD esterni risultano 14 abilitati, vale a dire il 27,5% (in questo caso tre abilitati fanno riferimento a un settore non sociologico, cioè SPS/04 – Scienza politica). Come evidenziato, ci sono poi altri otto abilitati non strutturati e non assegnisti di area 14/C1 (vedi Tab. 23). Anche per la seconda fascia, considerando il totale dei candidati, quasi un terzo degli abilitati proviene dunque da SSD esterni al SC 14/C1.

È dunque possibile sostenere che complessivamente i candidati provenienti da settori esterni al SC 14/C1 hanno avuto una percentuale di successo significativamente più alta di quelli interni: prendendo in esame insieme prima e seconda fascia è stato abilitato il 30% degli esterni a fronte del 23% degli interni (percentuale calcolata sui rispettivi totali dei candidati per i quali è stato possibile identificare il SSD di riferimento).

 

Tab. 14

 

Tab. 15

Tab. 16

 

Tab. 17

 

  1. 7.      Abilitati e non abilitati per Ateneo e area geografica

L’esito complessivo della valutazione nel SC 14/C1 restituisce un quadro fortemente differenziato a livello territoriale (Tab. 18). Dei 92 abilitati dei quali è certa l’afferenza ad un ateneo e ad un SSD di Area 14 ben 69 (pari al 75%) sono incardinati nelle università del Nord. Al Centro ne toccano solo 9 (il 9,8%) ed al Sud e Isole 14 (il 15,2%). In media, tra i candidati del Nord conseguono l’abilitazione 4 su 10; al Centro e al Sud poco più di 1 su 10. A dispetto di queste nette differenze in termini di abilitati, va tuttavia notato che la distanza fra il Nord e il Centro-Sud in termini di voti medi attribuiti ai candidati di queste aree geografiche appare meno netta rispetto a quanto la distanza fra le percentuali degli abilitati potrebbe far supporre. Se infatti i candidati del Centro-Sud ottengono, mediamente, più della metà dei voti dei loro colleghi del Nord, essi conseguono l’abilitazione in ragione di circa un quarto rispetto ai candidati afferenti agli atenei del Nord. Nelle tabelle 19, 20 e 21 è possibile osservare nel dettaglio i dati per singolo ateneo.

Per quanto riguarda la prima fascia c’è stato un unico abilitato nel Sud, precisamente nell’Università del Salento; sotto Bologna ci sono due abilitati a Roma (rispettivamente a La Sapienza e a Tor Vergata) e uno a Firenze, tutti gli altri – pari all’86,2% – sono incardinati in atenei del Nord.

La situazione non è granché dissimile se prendiamo in esame gli abilitati alla seconda fascia. Su un totale di 120 candidati appartenenti a università meridionali, abbiamo soltanto 11 abilitati, pari all’11,7%. Gli esiti più sfavorevoli si registrano negli atenei siciliani (29 candidati, con soli 2 abilitati, pari al 6,9%) e calabresi (18 candidati, con 2 abilitati, pari all’11,1%), seguiti da quelli pugliesi (2 abilitati, pari al 12,5%) e campani (5 abilitati, pari al 14,7%). Tra i risultati più positivi, si segnalano invece quelli degli atenei milanesi, dove risulta abilitato alla seconda fascia il 50% dei candidati, ma ancora meglio va all’Università di Trento dove lo stesso dato raggiunge il 51,2%.

L’ottima performance di questi atenei si conferma se si considerano insieme gli abilitati alla prima e alla seconda fascia (e, come si vedrà, dalla riconducibilità ad alcuni di questi atenei di alcuni degli 8 non strutturati e non assegnisti abilitati alla seconda fascia – Tab. 23). Su un totale di 47 candidati appartenenti alle università di Milano (pari all’8% del totale dei candidati a prima e seconda fascia del SC 14/C1), la percentuale di abilitati raggiunge il 49% (pari a quasi un quarto di tutti gli abilitati del SC). A Trento la stessa percentuale è pari al 50% dei candidati dell’ateneo.

Gli altri atenei del Nord hanno quote di abilitati significativamente più basse: considerando quelli con almeno cinque candidati tra prima e seconda fascia, le percentuali più alte si registrano a Genova (43%) e Bologna (39%), decisamente più distanziate Torino (33%) e Padova (27%), mentre l’università del Piemonte Orientale non ha avuto alcun abilitato (come del resto Pisa nel Centro). In definitiva, Milano e Trento insieme – rappresentando il 12% dei candidati – raccolgono il 34% del totale degli abilitati nel SC 14/C1. Questa percentuale supera il 41% considerando soltanto gli abilitati alla prima fascia.

È dunque evidente un notevole squilibrio territoriale, che non riguarda soltanto Nord e Sud, ma si esprime in differenze marcate anche all’interno dello stesso Nord. Basti infatti considerare che, sul totale degli abilitati a prima e seconda fascia di atenei settentrionali, il 40% fa riferimento a sedi universitarie milanesi (con netta prevalenza della Cattolica e di Bicocca, che insieme raccolgono il 30% di tutti gli abilitati al Nord), un valore che raggiunge il 60% se vi sommiamo anche gli abilitati dell’Università di Trento.

 

 

 

 

 

 

Tab. 20 -Seconda fascia: candidati, non abilitati, abilitati e media dei voti ai candidati per Ateneo

Numero candidati

Non abilitato

Abilitato

Media dei voti ottenuti dai candidati

“Ca’ Foscari” VENEZIA

1

0

1

5,0

“Parthenope” di NAPOLI

2

1

1

2,5

BARI

6

5

1

1,5

BERGAMO

2

0

2

4,0

BOLOGNA

19

13

6

2,0

CAGLIARI

2

0

2

4,0

CASSINO e LAZIO MERIDIONALE

1

1

0

1,0

CATANIA

6

4

2

2,3

CATANZARO

3

3

0

2,0

Cattolica del Sacro Cuore

13

6

7

3,0

CHIETI-PESCARA

6

5

1

1,7

della CALABRIA

12

10

2

1,5

FERRARA

1

1

0

2,0

FIRENZE

1

0

1

4,0

FOGGIA

1

1

0

2,0

GENOVA

6

4

2

2,8

LUMSA – ROMA

2

2

0

0,0

BOLZANO

1

1

0

2,0

MACERATA

3

3

0

0,7

MESSINA

5

5

0

1,0

MILANO

6

5

1

1,3

MILANO-BICOCCA

8

3

5

3,0

MOLISE

2

2

0

1,5

NAPOLI “Federico II”

6

4

2

1,8

PADOVA

9

7

2

2,2

PALERMO

7

7

0

1,1

PARMA

1

1

0

2,0

PERUGIA

4

3

1

1,3

PIEMONTE ORIENTALE

3

3

0

0,0

PISA

4

4

0

0,8

Politecnico di MILANO

1

0

1

5,0

ROMA “La Sapienza”

13

12

1

1,0

ROMA “Tor Vergata”

2

1

1

2,5

ROMA TRE

6

5

1

2,0

SALENTO

5

5

0

0,6

SALERNO

7

5

2

2,7

SASSARI

1

1

0

0,0

SCIENZE GASTRONOMICHE

1

1

0

1,0

Seconda Univ. NAPOLI

4

4

0

1,0

SIENA

2

2

0

2,5

Stranieri di PERUGIA

1

1

0

1,0

Suor Orsola Benincasa – NAPOLI

2

2

0

0,0

TERAMO

2

2

0

1,0

TORINO

19

12

7

2,2

TRENTO

15

7

8

3,5

TRIESTE

2

2

0

0,0

TUSCIA

1

1

0

0,0

UDINE

1

1

0

0,0

UKE – Università Kore di ENNA

2

2

0

1,5

Univ. Telematica “E-CAMPUS”

1

1

0

0,0

Univ. Telematica GUGLIELMO MARCONI

3

3

0

0,7

URBINO “Carlo BO”

8

7

1

1,4

VALLE D’AOSTA

1

1

0

0,0

VERONA

4

2

2

2,8

#N/D

177

169

8

0,6

Totale

424

353

71

 

 

Tab. 21 – Prima e seconda fascia: abilitati e non abilitati per Ateneo di appartenenza dei candidati, percentuale di successo e media dei voti ottenuti dai candidati

Numero candidati

Non abilitati

Abilitati

Media dei voti ottenuti dai candidati

“Ca’ Foscari” VENEZIA

2

1

1

3

100%

50%

50%

“Parthenope” di NAPOLI

2

1

1

2,5

100%

50%

50%

BARI

7

6

1

1,4

100%

86%

14%

BERGAMO

2

0

2

4,0

100%

0%

100%

Bocconi MILANO

1

0

1

5,0

100%

0%

100%

BOLOGNA

28

17

11

2,3

100%

61%

39%

CAGLIARI

3

1

2

3,0

100%

33%

67%

CASSINO e LAZIO MERIDIONALE

1

1

0

1,0

100%

100%

0%

CATANIA

8

6

2

1,8

100%

75%

25%

CATANZARO

5

5

0

1,8

100%

100%

0%

Cattolica del Sacro Cuore

18

9

9

2,7

100%

50%

50%

CHIETI-PESCARA

10

9

1

1,0

100%

90%

10%

della CALABRIA

13

11

2

1,5

100%

85%

15%

FERRARA

2

2

0

1,0

100%

100%

0%

FIRENZE

7

5

2

1,9

100%

71%

29%

FOGGIA

1

1

0

2,0

100%

100%

0%

GENOVA

7

4

3

3,0

100%

57%

43%

IULM – MILANO

1

1

0

0,0

100%

100%

0%

LUMSA – ROMA

3

3

0

1,0

100%

100%

0%

BOLZANO

2

1

1

3,5

100%

50%

50%

MACERATA

4

4

0

0,8

100%

100%

0%

MESSINA

7

7

0

0,7

100%

100%

0%

MILANO

10

6

4

2,3

100%

60%

40%

MILANO-BICOCCA

16

8

8

2,6

100%

50%

50%

MODENA e REGGIO EMILIA

2

1

1

2,5

100%

50%

50%

MOLISE

4

4

0

0,8

100%

100%

0%

NAPOLI “Federico II”

11

9

2

1,6

100%

82%

18%

PADOVA

15

11

4

2,1

100%

73%

27%

PALERMO

11

11

0

1,2

100%

100%

0%

PARMA

2

2

0

1,0

100%

100%

0%

PAVIA

1

1

0

0,0

100%

100%

0%

PERUGIA

6

5

1

1,0

100%

83%

17%

PIEMONTE ORIENTALE

5

5

0

0,4

100%

100%

0%

PISA

5

5

0

0,6

100%

100%

0%

Politecnico di MILANO

1

0

1

5,0

100%

0%

100%

ROMA “La Sapienza”

23

21

2

1,0

100%

91%

9%

ROMA “Tor Vergata”

3

1

2

3,3

100%

33%

67%

ROMA TRE

8

7

1

1,8

100%

88%

13%

SALENTO

8

7

1

1,3

100%

88%

13%

SALERNO

10

8

2

2,2

100%

80%

20%

SASSARI

3

3

0

1,0

100%

100%

0%

SCIENZE GASTRONOMICHE

1

1

0

1,0

100%

100%

0%

Seconda Univ. NAPOLI

7

7

0

0,7

100%

100%

0%

SIENA

3

3

0

2,3

100%

100%

0%

Stranieri di PERUGIA

1

1

0

1,0

100%

100%

0%

Suor Orsola Benincasa – NAPOLI

4

4

0

0,3

100%

100%

0%

TERAMO

4

4

0

0,5

100%

100%

0%

TORINO

27

18

9

2,1

100%

67%

33%

TRENTO

22

11

11

3,3

100%

50%

50%

TRIESTE

4

3

1

1,3

100%

75%

25%

TUSCIA

1

1

0

0,0

100%

100%

0%

UDINE

2

2

0

1,0

100%

100%

0%

UKE – Università Kore di ENNA

2

2

0

1,5

100%

100%

0%

Univ. Telematica “E-CAMPUS”

1

1

0

0,0

100%

100%

0%

Univ. Telematica GUGLIELMO MARCONI

3

3

0

0,7

100%

100%

0%

Università IUAV di VENEZIA

1

1

0

1,0

100%

100%

0%

URBINO “Carlo BO”

9

8

1

1,2

100%

89%

11%

VALLE D’AOSTA

1

1

0

0,0

100%

100%

0%

VERONA

4

2

2

2,8

100%

50%

50%

#N/D

197

189

8

0,5

100%

96%

4%

Totale

572

472

100

100%

83%

17%

 

 

  1. 8.      La posizione accademica di abilitati e non abilitati

I dati raccolti consentono di esplorare un ulteriore aspetto rilevante, costituito dalla posizione accademica dei candidati alla prima e alla seconda fascia. Il risultato più evidente che emerge dall’analisi è che per conquistare l’abilitazione alla prima fascia un requisito essenziale è stato, di fatto, l’essere già professore associato di area 14 (confermati e non confermati hanno lo stesso tasso di successo). Difatti, le aspettative dei 40 (su un totale di 119 candidati) tra non strutturati (o strutturati fuori Area 14) e ricercatori a tempo indeterminato che avevano (col senno di poi) “azzardato” una candidatura per la prima fascia sono andate tutte frustrate. Nessun assegnista o RTD (quantomeno di Area 14) ha provato ad abilitarsi alla prima fascia (Tab. 22).

Tab. 22

Anche per la seconda fascia sembra che l’essere già in ruolo come ricercatore, a tempo determinato o indeterminato, sia stato un requisito quasi indispensabile per conseguire l’abilitazione. A fronte di un tasso di successo dei RTI di circa il 25% e dei RTD di circa il 37%, i pochi assegnisti di ricerca che hanno tentato la via dell’abilitazione (23 su un totale di 424 candidati; per avere un termine di paragone, attualmente risultano in servizio 102 assegnisti ricadenti nei tre SSD che compongono il SC) hanno fatto fatica a conquistare un giudizio positivo. Il loro tasso di successo è infatti soltanto la metà di quello dei RTI e un terzo di quello dei RTD (Tab. 23). Discorso a parte merita la gran massa di non strutturati e non assegnisti (almeno di area 14) che si è candidata all’abilitazione per la seconda fascia. Su questi 177 candidati, come si è notato in apertura, le informazioni ufficiali non sono disponibili. Tuttavia, dalla lettura di alcuni CV, dalle prime ricerche condotte sul web e dalla nostra conoscenza diretta di alcuni di essi, è possibile affermare che si tratta in prevalenza di dottori di ricerca ed ex assegnisti non “coperti” da un assegno di ricerca al momento della domanda; di professori a contratto, di esterni (professori di scuola superiore, dipendenti di altre amministrazioni pubbliche) o semi-esterni all’accademia (appartenenti alle precedenti categorie che sono anche cultori della materia, che figurano come “collaboratori” sui siti web degli atenei ecc.). Di questa grande e eterogenea categoria di candidati, la cui consistenza delle componenti interne è difficilmente stimabile, fanno parte anche alcuni studiosi che lavorano attualmente in qualche istituzione accademica estera. È in parte da questa ultima categoria che provengono gli unici 8 non strutturati e non assegnisti (all’epoca della domanda o non di area 14) che hanno ottenuto l’abilitazione alla seconda fascia. Gli altri lavorano (o hanno lavorato) a Milano Bicocca, a Trento, a Padova e a Bologna. Per chi volesse leggere i loro CV, sono i candidati: 130, 291, 88, 361, 331, 309, 127, 396.

 

Tab. 23

 

  1. 9.      Considerazioni conclusive

Le informazioni raccolte e sintetizzate nelle tabelle sopra riportate consentono di formulare alcune considerazioni generali sull’esito della tornata 2012 della ASN per il SC 14/C1 e, più in particolare, sull’operato della sua commissione. Come si è visto, si tratta di considerazioni più descrittive che “politiche” che proponiamo alla comunità dei sociologi e alla più ampia comunità accademica. Sperando che esse siano utili al dibattito sull’impatto che l’ASN avrà nel breve e medio termine sul campo sociologico nell’università italiana, sulla struttura di vincoli e opportunità che viene indicata ai “giovani” (o a chi vuol far carriera), e sullo spazio e la reputazione di cui la sociologia godrà nei nostri atenei.

Il primo e più importante aspetto che emerge dall’analisi qui presentata, già richiamato da altri commentatori e in verità visibile ad occhio nudo, è la “severità” della commissione, misurabile tramite la percentuale di abilitati nelle due fasce. Se l’esito, per molti deludente, di questa prima esperienza valutativa deriva da un comparativamente più scarso livello scientifico dei candidati o da malriposte aspettative e fallaci credenze sulla bontà del proprio lavoro è difficile da accertare empiricamente ed è, ovviamente, fuori dalla portata di questo lavoro. Per parte nostra, crediamo che sia euristicamente più proficuo tener conto di aspetti istituzionali, che riteniamo abbiano premuto sui potenziali candidati di tutti i SC, non solo di quelli sociologici: la bassa soglia di accesso alla procedura; l’avvio di un sistema concorsuale nuovo; il clima di grande incertezza che l’ha accompagnato (senza che fossero certi i tempi di una seconda tornata); la lunga stasi dei concorsi che, in attesa che fossero messe a punto nuove regole e meccanismi, non si sono potuti tenere; non ultimo la messa ad esaurimento del ruolo di ricercatori a tempo indeterminato. Tutto ciò, ci sembra, spiega forse meglio della propensione all’azzardo e alla sicumera la decisione di candidarsi e “misurarsi” nella nuova prima grande arena nazionale.

Sia come sia, sintomatico ci appare al riguardo quanto aggiunto (la vigilia di Natale) – non sappiamo da chi, né con quale intento – nella pagina di Wikipedia su Alberto Febbrajo: “Ha brillantemente presieduto la commissione 2012-2014 dell’Abilitazione Scientifica Nazionale (ASN) relativamente ai settori della Sociologia Generale, Politica e Giuridica (14/C1) giudicando non idonei l’84% dei candidati a professore associato e l’81% dei candidati a professore ordinario” (http://it.wikipedia.org/wiki/Alberto_Febbrajo). Lasciando da parte le aggettivazioni, quel che è possibile scorgere nelle tabelle presentate è che si è di fronte a una severità non simmetrica tra i commissari che, nell’insieme, non si sono mostrati granché convergenti nei giudizi espressi. Due di essi – Febbrajo e Pisati – sono risultati: 1) particolarmente “stretti” in termini di voti positivi attribuiti, anche se non sono mancati diversi loro “voti solitari”; 2) più concordi tra loro che con gli altri commissari nelle scelte fatte; 3) più decisivi nei casi più critici, quelli delle bocciature a minoranza. Al contrario, tra i 5 commissari la più benevola, specie per i non strutturati, è risultata la collega straniera. Ciò appare doppiamente paradossale: in primo luogo perché la regola che prevede la partecipazione di un commissario OCSE, combinata con l’asticella dei 4/5, sarebbe dovuta servire, nelle intenzioni del legislatore, a mitigare i pervicaci vizi italici e prevenire la deriva inflattiva che si poteva ipotizzare. In secondo luogo, la “diversità” delle valutazioni della commissaria OCSE, che lavora in un paese – la Germania – dove il meccanismo delle abilitazioni ha una lunga tradizione, dovrebbe forse far riflettere sull’interpretazione che i commissari nostrani hanno dato a questo primo esercizio di valutazione. Il loro comportamento, infatti, è sembrato a molti più vicino a quello delle commissioni dei vecchi concorsi nazionali che a quello richiesto a chi deve valutare solo la sussistenza di un livello soddisfacente di maturità scientifica per poter poi partecipare ai concorsi locali.

Un secondo aspetto sul quale val la pena richiamare l’attenzione riguarda i prerequisiti di una candidatura di successo. Al di là della retorica sulla valorizzazione del merito che questo nuovo sistema di selezione porta con sé, si deve a posteriori concludere che l’essere già professore associato si è dimostrata una condizione necessaria per conquistare un’abilitazione in prima fascia e che l’essere già ricercatore universitario lo è stata quasi altrettanto per la seconda. Solo pochissimi non strutturati – e sappiamo che ce ne sono invece di molto bravi e promettenti nei nostri dipartimenti – potranno ambire a godere del piano straordinario di reclutamento di professori associati che in breve tempo esaurirà le sue risorse. Alla prova dei fatti, il nuovo sistema di reclutamento e progressione di carriera, almeno nella incarnazione che ha assunto in questa prima tornata e nel SC preso in esame, non permette dunque grandi slanci a chi non è già in ruolo. Su questo aspetto, anche alla luce degli spazi e dei finanziamenti sempre più ristretti riservati all’area 14 (vedi Prin, commissari per Horizon 2020, ecc.), crediamo che valga la pena sviluppare una riflessione seria e responsabile.

Un altro elemento a nostro parere molto critico è costituito dall’enorme massa di articoli e libri sui quali ogni commissario avrebbe dovuto esprimere un giudizio analitico. Dai semplici calcoli presentati emerge che una valutazione attenta come quella realizzata per la VQR (criticabile quanto ci pare, ma fondata almeno sulla lettura della produzione scientifica) era semplicemente impossibile (27 lavori al giorno per 286 giorni). Eppure, anche per articoli e libri centrati su temi distanti dagli interessi dei commissari (nessuno di essi, sia detto per inciso, è incardinato nel SSD SPS/11, Sociologia dei Fenomeni Politici), che magari erano già passati al vaglio dei pari (e disciplinarmente competenti) attraverso il meccanismo del referaggio, non sono mancati giudizi tanto sbrigativi quanto severi. Su questi casi, inoltre, la commissione non ha mai fatto ricorso ad uno strumento – il parere pro veritate – di cui pure si sarebbe potuta saggiamente avvalere. Come si è visto, la valutazione analitica delle pubblicazioni era impossibile e il parametro bibliometrico è stato tenuto in considerazione, ma non sempre e fino ad un certo punto: sono stati abilitati alla prima fascia candidati con zero articoli in riviste di fascia A e di questo stesso tipo di articoli non ne sono bastati 15 per abilitarsi alla seconda fascia. C’è dunque da chiedersi quale sia stato il criterio che ha ispirato le scelte dei commissari. Se si trattasse di una valutazione sintetica (e abbiamo visto che diversamente non può essere), ovvero basata su parametri differenti dal riconoscimento dei titoli e della collocazione editoriale (su cui istituzionalmente è stata prodotta, seppur con molte criticità, una qualche forma di consenso), saremmo forse di fronte ad un’interpretazione fin troppo ampia della discrezionalità delle commissioni, apparentemente in contrasto con una delle colonne sulla quale si regge la nuova procedura concorsuale. Se cioè i commissari si fossero sentiti chiamati a valutare da zero l’intero CV dei candidati, non si capisce cosa ci stiano a fare gli indicatori e la lista ufficiale delle riviste di fascia A. Dalla lettura dei verbali e dei giudizi, appare ad esempio altamente discrezionale (e, comunque, non esplicitato) il criterio adottato per la valutazione dell’impatto scientifico della ricerca dei candidati.

Rispetto a uno dei punti sui quali sta prendendo forma il dibattito tra i sociologi, dall’analisi emerge inoltre una concentrazione territoriale (e ancor più per ateneo) degli abilitati in alcune università del Nord del Paese. Particolarmente disastroso è l’esito di alcuni atenei del Sud, come Palermo, Messina e la Seconda Università di Napoli, anche se – come si è visto – risultati poco soddisfacenti si registrano pure nel Centro e in alcune sedi del Nord. Ci pare quindi utile non fermarsi a una lettura “dualistica” delle differenze territoriali emerse dalla valutazione: il quadro appare più complesso se si tiene conto del tasso di successo registrato a livello di ateneo, fortemente diversificato anche all’interno dello stesso Nord. Gli esiti sbilanciati del SC 14/C1 potrebbero dunque assecondare le tesi di coloro che propugnano “ricette” di policy favorevoli a una forte differenziazione del sistema universitario nazionale, volte a concentrare le risorse disponibili in pochi centri di “eccellenza”.

Infine, ugualmente disastrosa è stata la valutazione per gli aspiranti ordinari dei due SSD “minori” del SC, SPS/11 e SPS/12: il primo ha avuto un solo abilitato su 11, il secondo nemmeno uno su 12. In prospettiva, tra le altre cose, ciò avrà oggettivamente un impatto sulle probabilità che questi SSD siano rappresentati non solo nell’offerta didattica dei corsi di laurea, ma anche nelle future commissioni concorsuali.

Sempre che prima non cambi nuovamente tutto.

 

Anna Carola Freschi, Università di Bergamo (anna.freschi@unibg.it)

Vittorio Mete, Università Magna Græcia di Catanzaro (mete@unicz.it)

Rocco Sciarrone, Università di Torino (rocco.sciarrone@unito.it)

 

NB: È possibile scrivere agli autori per segnalare eventuali imprecisioni: siamo pur sempre due non abilitati su tre! O meglio, uno degli autori ha conseguito l’abilitazione sia nel SC 14/C1 sia nel SC 14/D1; un altro non l’ha ottenuta nel SC 14/C1, ma è stato considerato idoneo nel SC 14/D1; un altro ancora non ha ottenuto l’abilitazione nel SC 14/C1 (con tre voti favorevoli e due contrari). Chi fosse interessato a qualche altra analisi specifica (e fattibile coi dati disponibili) può contattarci per e-mail.

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18 Commenti

  1. Faccio anche io i miei complimenti per l’interessantissimo studio, di cui non ho però trovato ancora traccia nel sito Ais e in “Perlasociologia”. L’avete inviato? Penso di sì ma, se così non fosse, mi permetto di invitarvi a farlo.

  2. Questa del sito con “Ha brillantemente presieduto la commissione 2012-2014 … giudicando non idonei l’84% dei candidati a professore associato e l’81% dei candidati a professore ordinario” è grottesca. Ci vorrebbe Pietro Germi a fare il film “Università all’italiana”.
    Il commissario in questione gira anche per caso con le tacche dei bocciati sul petto?

  3. In realtà la frase in wikipedia è meno brillante: “Ha presieduto la commissione 2012-2014 dell’Abilitazione Scientifica Nazionale (ASN) relativamente ai settori della Sociologia Generale, Politica e Giuridica (14/C1) giudicando non idonei l’84%[6] dei candidati a professore associato e l’81%[7] dei candidati a professore ordinario. La particolare severità di questa commissione è stata fatta oggetto di critiche[8].”

    • Come è noto, le voci di Wikipedia possono essere facilmente e continuamente modificate. E’ quanto successo alla voce su Alberto Febbrajo da noi citata che, dopo 22 minuti dalla pubblicazione di questo post su ROARS, ha perso il termine “brillantemente” e guadagnato la frase “La particolare severità di questa commissione è stata fatta oggetto di critiche[8]”. La nota 8 rimanda proprio al nostro post. I dettagli della modifica, di cui non conosciamo l’autore né l’intento, sono consultabili nella cronologia della voce, in particolare a questo link http://it.wikipedia.org/w/index.php?title=Alberto_Febbrajo&diff=63572179&oldid=63460023

  4. Molto bella questa analisi. Vorrei sottolineare questo passaggio: “In secondo luogo, la “diversità” delle valutazioni della commissaria OCSE, che lavora in un paese – la Germania – dove il meccanismo delle abilitazioni ha una lunga tradizione, dovrebbe forse far riflettere sull’interpretazione che i commissari nostrani hanno dato a questo primo esercizio di valutazione.”
    Sarebbe in effetti molto interessante, a bocce ferme e con tutti i dati a disposizione, ma si può iniziare a farlo già in itinere, analizzare il comportamento dei commissari OCSE provenienti da Paesi in cui vige la cultura dell’abilitazione, come Germania e Francia, e confrontarlo con quello degli altri – italiani e OCSE. Certo che il fatto che il commissario OCSE di 14/C1 sia stato tra i cinque della commissione il “meno severo” la dice lunga, dal momento che in quasi tutte le commissioni i membri non italiani hanno rappresentato un po’ le “schegge impazzite”, con comportamenti molto differenziati ma quasi sempre ultraseveri nei confronti dei candidati.

  5. Grazie per il lavoro accurato e opportuno degli ottimi Freschi, Mete e Sciarrone! Mi sembra molto interessante quanto emerge circa la dissonanza tra gli orientamenti di voto della componente straniera della Commissione, peraltro con un CV outstanding rispetto a tutti gli altri: non solo ha ‘abilitato’ una percentuale molto più alta di candidati ma li ha anche distribuiti equamente tra aree regionali! Sarà un caso che è l’unica ad avere redatto giudizi analitici individuali e a non avere fatto ricorso al copia e incolla? Che abbia perso tempo a leggere le pubblicazioni e i titoli? Tra l’altro, l’unica ad avere considerato ‘internazionali’ anche le pubblicazioni in altre lingue straniere diverse dall’inglese…

  6. Subito dopo la pubblicazione del nostro articolo, abbiamo ricevuto numerosi commenti e osservazioni da parte di colleghe e colleghi di diversi atenei, che ringraziamo. Crediamo che molti di questi commenti, se resi pubblici, potrebbero portare un contributo utile al dibattito sul significato e sulle criticità degli esiti di questa tornata ASN, non solo per il nostro SC.

    Alcuni amici e colleghi hanno anche suggerito elaborazioni ulteriori dei dati, invitandoci per esempio a leggerli insieme a quelli della VQR. Per quanto possibile, cercheremo di venire incontro a tali richieste (in alcuni casi è però necessario un lavoro di raccolta ed elaborazione di dati aggiuntivi non fattibile in tempi brevi).

    Cerchiamo qui di rispondere a una richiesta avanzata dal collega Costanzo Ranci, che ci ha invitato a pubblicare le distribuzioni di frequenza dei dati presentati nelle tabelle 12 e 13 relative alla “produttività” scientifica dei candidati (distinguendo per fasce, abilitati e non abilitati, e tipo di “prodotto”).

    Lo facciamo molto volentieri pubblicando qui https://dl.dropboxusercontent.com/u/3898778/14C1.pdf alcune tabelle aggiuntive.

    Cogliamo infine l’occasione per rispondere all’invito, contenuto nei commenti di “ems” e di “cid5749”, a inviare anche ad altri Blog (segnatamente a perlasociologia e AIS) il nostro articolo. In effetti ci abbiamo pensato, ma abbiamo concluso che sia il metodo sia il caso che abbiamo studiato potessero essere interessanti per un pubblico più eterogeneo e vasto rispetto a quello del nostro ambito disciplinare e che fosse importante non frammentare la discussione su più siti, pur importanti e certamente attenti al tema.

    Naturalmente il nostro auspicio è che tanti sociologi leggano e intervengano su ROARS!

    Anna Carola, Vittorio & Rocco

  7. Voglio unirmi all’ammirazione a i ringraziamenti verso Anna Carola, Vittorio e Rocco per il lavoro svolto, sia per le informazioni che ci hanno permesso di avere che per lo stile argomentativo e professionale adottato.
    Stiamo discutendo gli esiti di un processo che avrà ripercussioni non indifferenti sulla configurazione della nostra disciplina e dell’intero sistema universitario per gli anni a venire, e certi toni moralisteggianti e da crociata che abbiamo visto circolare in questi giorni appaiono quanto mai fuori luogo.
    Il documento in questione dà sostanza ad alcuni interrogativi che a mio parere dovrebbero trovare una qualche risposta nel dibattito. Schematicamente: quale idea di scienza e di università dovrebbe essere promossa da un processo valutativo? Se qualcosa di chiaro sta emergendo da questa prima ASN, del resto ampiamente prevedibile, è che non esiste una valutazione “neutra” o, per usare un termine a me poco gradito, “oggettiva”. Qualunque processo di valutazione si progetti e qualunque passo si faccia in esso, anche nel migliore degli scenari, porterà inevitabilmente con sé elementi di preferenze individuali, propensioni e “gusti” specifici sull’idea di università, su cosa debba essere sottoposto a ricerca, e su cosa sia fare il nostro mestiere. Se così è, allora, meglio sarebbe esplicitarli e non trincerarsi dietro formule apparentemente avalutative; soprattutto, dovrebbero essere il frutto della condivisione fra approcci e punti di vista diversi. Vogliamo una valutazione che rispetti la pluralità delle impostazioni e degli approcci scientifici o vogliamo selezionare una classe accademica omogenea e uniforme? Vogliamo promuovere studi e ricerche di alto livello anche su temi poco esplorati o di nicchia o vogliamo che le scelte dei ricercatori (per poter essere premiate anche in termini di progressione di carriera) siano guidate dalla spendibilità dei loro prodotti e si situino dunque il percorsi già aperti e battuti? L’internazionalizzazione che vogliamo premiare è quella imitativa di altri paesi o è il contributo alla sprovincializzazione dei nostri saperi attraverso la partecipazione e lo scambio di idee e esperienze in reti internazionali quanto più possibile vaste e distribuite nei diversi continenti?
    Infine, a quale figura professionale deve rispondere quella del docente universitario? Quali devono essere le sue capacità e le sue competenze per poter esercitare la pluralità di compiti e di impegni che sono oggi richiesti dal nostro sistema universitario? Quali sono i compiti e le capacità richieste a ciascuna fascia della carriera universitaria? L’università è una istituzione che merita di essere difesa e al cui funzionamento, in quanto istituzione, devono contribuire tutti i docenti non solo attraverso la propria attività di ricerca, o deve diventare un mero contenitore, un insieme di “studi associati” di cui tutti utilizzano il nome per la propria personale attività professionale senza pagare nepppure alcuna forma di “affitto”?
    Se visti alla luce di questi quesiti i dati forniti dal documento danno risposte chiare e, a mio parere, poco confortanti. Da qui dovremmo ripartire per individuare modalità e regole capaci di selezionare davvero ciò di cui l’università ha bisogno, esaltando la pluralità, la curiosità, l’apertura e non trincerandosi verso formule astratte di merito che altro non sono che visioni peculiari di cosa debba essere la “buona” scienza e l’università, soprattutto pubblica. Visioni legittime, senza dubbio, ma parziali, come tutte, quindi meritevoli di discussione come qualunque altre. E dunque ben lontane dalla presunta oggettività che qualcuno vorrebbe loro assegnare.

  8. […] 14/C1. Colpito e affondato! sabato, 18 gennaio 2014 | Forum, Segnalazioni | Segreteria AIS Si riporta di seguito l’introduzione del dettagliato articolo “14/c1. Colpito e affondato!” di Anna Carola Freschi, Rocco Sciarrone e Vittorio Mete. Abbiamo chiesto agli autori di poter segnalare sul sito dell’AIS il loro contributo di analisi sugli esiti della prima tornata concorsuale del Settore 14/C1, pubblicato nella sua interezza sulla rivista indipendente online “ROARS. Return on Academic Research”, disponibile sotto licenza Creative Commons Attribution-Non commercial al link: https://www.roars.it/14c1-colpito-e-affondato/. […]

  9. Lo stato del “campo” sociologico è a dir poco travagliato. In uno dei primissimi commenti, ho suggerito l’invio dello studio a Ais e Perlasociologia. Ho compreso le motivazioni per le quali gli autori non hanno ritenuto di procedere in tal senso, ma non posso che restare stupita davanti al prosieguo della vicenda: Ais l’ha ospitato, immagino di propria inizativa; Perlasociologia ha invece ospitato una confutazione (che ha mio avviso non coglieva alcuni aspetti centrali) senza ospitare lo studio vero e proprio. Oggi leggo di un monito di uno degli abilitati indirizzato ad Ais e teso a sollecitare l’ospitalità di tutte le posizioni.
    Che grande confusione! E’ un vero peccato, dato che le occasioni per un dibattito aperto e proficuo dovrebbero essere colte al volo da parte di una comunità scientifica che, nel bene e nel male, vuole continuare ad essere tale.
    Scusandomi per la lunghezza del mio intervento, desidero avanzare due osservazioni. 1) Ragionando in modo a mio avviso un po’ tautologico, Marco Santoro (Perlasociologia) ha indicato come riprova della scarsa qualità dei partecipanti all’ASN il fatto che molti candidati non abbiano ottenuto nemmeno una valutazione positiva da un solo Commissario. Ma, così facendo, colloca il dibattito su un terreno in gran parte ignoto, dato che (per quanto so) non sono molte le commissioni che hanno voluto esternare di avere preso decisioni con maggioranze risicate (o almeno non all’unanimità). 2) Lo studio “Colpito e affondato” mi pare serio e rigoroso. Ma, parlando da piccolo soggetto singolo, non ho rivisto molto del mio caso peculiare. Personalmente, ho ottenuto un giudizio favorevole dal membro Presidente, ma non si è trattato di un “voto solitario”. Invece, contro la mia abilitazione (effettivamente non conseguita) si è espressa anche il membro di Commissione estero (che, stando ai numeri, sembra essere stato più “generoso” degli altri. Ne traggo spunto per un’osservazione: ho speso molte delle mie energie sulla Storia della sociologia (ambito del tutto pertinente al settore in oggetto). Ferma restando l’importanza della correlazione e in generale dell’attenzione ai numeri, nel mio caso (non felice) sembra avere agito di più la specificità del mio ambito di interesse prevalente.

    Ringrazio per l’attenzione.

  10. ANNULLAMENTO DEFINITIVO 14/C1 (Sociologia generale, giuridica e politica)

    Vi chiederei di pubblicare, per debita informazione di tutti i colleghi, la seguente sentenza del TAR (definitiva perché pronunciata su ricorso straordinario al capo dello stato) che annulla per la ricorrente il giudizio negativo espresso su di lei dalla Commissione 14/C1.
    Grazie. Umberto Melotti

    “14/C1 – “sociologia generale, giuridica e politica”
    IN NOME DEL POPOLO ITALIANO
    Così deciso in Roma nella camera di consiglio del giorno 26 novembre 2014 – DEPOSITATA IN SEGRETERIA Il 14/01/2015
    Il Tribunale Amministrativo Regionale per il Lazio (Sezione Terza) ha pronunciato la presente SENTENZA ex art. 60 cod. proc. amm.; sul ricorso numero di registro generale 13081 del 2014, proposto dalla dott.ssa XXXXXXXXXXX, rappresentata e difesa dall’avv. XXXXXXXXXXXX; contro il Ministero dell’Istruzione dell’Universita’ e della Ricerca; per l’annullamento previa sospensione dell’efficacia
    – del giudizio di non idoneità al conseguimento dell’abilitazione scientifica nazionale (ASN) alle funzioni di professore universitario di II fascia per il settore 14/C1 – “sociologia generale, giuridica e politica” (procedura indetta con D.D. MIUR n. 222 del 20.7.2012) come recato dalla “scheda di sintesi dei risultati della procedura”, nonché dai verbali nn. 19 e 20 del 29.11.2013 della Commissione e dalla presupposta “scheda giudizi individuali e collegiali”,documenti tutti pubblicati in data 11.12.2013 nel sito ministeriale;
    – di ogni altro atto connesso e coordinato, anteriore e conseguente a quelli sopra indicati;
    (atto di costituzione ex art. 10 D.P.R. n. 1199/71)
    Visti il ricorso e i relativi allegati;
    Viste le memorie difensive;
    Vista la documentazione prodotta da parte del MIUR;
    Visti tutti gli atti della causa;
    Relatore nella camera di consiglio del giorno 26 novembre 2014 il dott. Claudio Vallorani e uditi per le parti i difensori come specificato nel verbale;
    Sentite le stesse parti ai sensi dell’art. 60 cod. proc. amm.;
    Si ritiene che il presente ricorso, notificato e depositato nei termini di rito (a seguito di trasposizione in sede giurisdizionale dell’originario ricorso straordinario al Capo dello Stato, notificato all’Amministrazione il 10.4.2014 e successiva opposizione ex art. 10 D.P.R. n. 1199 del 1971, notificata all’odierna ricorrente in data 24.7.2014 da parte dell’Avvocatura Generale dello Stato), passato in decisione per la pronunzia sull’istanza cautelare alla camera di consiglio del 26 novembre 2014, sia suscettibile di definizione mediante sentenza in forma semplificata ai sensi dell’art. 60 c.p.a. (come anticipato alle parti in camera di consiglio).
    Appaiono meritevoli di accoglimento le censure articolate nei motivi I e II del presente ricorso, relativamente alle contestazioni in ordine alla carenza e contraddittorietà della motivazione in considerazione degli elementi allegati e provati dalla ricorrente che di seguito si evidenziano:
    1) il giudizio collettivo finale, sfavorevole alla ricorrente, non è stato unanime ma assunto con due voti contrari, espressi da due dei commissari che hanno ritenuto la candidata più che matura per rivestire il ruolo di professore di II fascia (doc. 8 ric.);
    2) la dott.ssa XXXXX supera abbondantemente una delle tre mediane di riferimento di cui all’art. 6, comma 2, D.M. n. 76 del 2012 ed al punto 3 dell’Allegato A al medesimo D.M., come valorizzate dall’ANVUR per il settore concorsuale in oggetto (14/C1 – Sociologia generale, giuridica e politica – II fascia) (doc. 8);
    3) seppur è vero che, secondo gli indirizzi già espressi da questa Sezione in precedenti pronunce (vedi, tra le più recenti, la sentenza n. 10559 del 2014) “le Commissioni in altri termini oltre agli indici bibliometrici (cd. mediane) sono chiamate a valutare anche numerosi altri profili e ciò in virtù di quanto previsto dall’art. 16 della legge n. 240/2010, in cui il legislatore ha chiarito che il conseguimento della abilitazione scientifica nazionale non si sarebbe potuto limitare ad una mera verifica del superamento degli indicatori bibliometrici (cd. mediane) misurate dall’Anvur” e che, “di norma, pertanto, l’abilitazione deve essere attribuita esclusivamente a candidati che abbiano soddisfatto entrambe le condizioni (superamento degli indicatori di impatto della produzione scientifica e positivo giudizio di merito)”, è altrettanto vero che, di fronte ad indicatori quantitativi particolarmente favorevoli al candidato, la legittimità del giudizio negativo deve fondarsi su una motivazione attenta e rigorosa nella valutazione (qualitativa) afferente, ex D.M. n. 76 del 2012, all’apporto individuale nei lavori in collaborazione, alla qualità della produzione scientifica, alla collocazione editoriale presso editori o riviste di rilievo nazionale o internazionale (criteri corrispondenti a quelli esplicitati dalla stessa Commissione nella riunione del 7.2.2013, cfr. doc. 6 ric., verbale n. 1);
    4) al contrario, nel caso in esame, il (non unanime) giudizio collettivo finale (doc. 8 ric.) non appare ispirarsi a canoni di rigore e completezza, apparendo in definitiva carente e contraddittorio e non rappresentando un momento di sintesi adeguata rispetto ai contrastanti giudizi individuali espressi dai commissari, due dei quali apertamente positivi sia con riferimento alla figura della studiosa nel suo complesso sia sulla qualità delle pubblicazioni (cfr. i due giudizi positivi), valutate in parte di livello “buono” ed in parte di livello “accettabile” e che invece, immotivatamente, nel giudizio collettivo, sono tutte giudicate come di livello “limitato” ovvero “accettabile”;
    5) deve altresì evidenziarsi che un terzo commissario (prof. Gasperoni) giudica non idonea la candidata dopo avere considerato la sua produzione“costante nel tempo, pertinente, di livello accettabile o buono” (benché “con collocazioni editoriali a volte marginali”) il che rende il giudizio negativo oggettivamente contraddittorio;
    6) a quest’ultimo riguardo il Collegio rileva che lo stesso giudizio di “accettabile” assume, in base alla normativa di riferimento (v. Allegato D al D.M. n. 76 del 2012), valenza essenzialmente positiva in quanto detta valutazione spetta alle pubblicazioni “a diffusione internazionale o nazionale che hanno accresciuto in qualche misura il patrimonio delle conoscenze nei settori di pertinenza” (cfr. TAR Lazio, Sez. III, 11429/2014 del 13.11.2014);
    7) a quanto precede deve aggiungersi che appare intrinsecamente incompleto e perplesso il giudizio (che ha influito in termini presumibilmente negativi sul giudizio collettivo), espresso dal commissario prof.ssa Federici, che ha valutato la produzione della candidata coerente rispetto alle tematiche del settore concorsuale, ha giudicato una soltanto delle cinque monografie (qualificandola come di “limitata originalità”) senza esprimere alcuna valutazione sulle restanti, valuta “buona” la partecipazione all’ attività di ricerca svolta ma, in definitiva, non perviene ad alcun giudizio finale, né di idoneità né di inidoneità, che non appare desumibile neanche in via induttiva.
    Sulla base dei suddetti elementi, addotti dalla ricorrente ed apprezzati dal Collegio, la Commissione non sembra pervenire, nella pur ammissibile e fisiologica disparità delle opinioni a confronto, ad un sufficiente grado di sintesi tra le diverse e contrastanti posizioni dei commissari e, in ogni caso, formula un giudizio collettivo finale sintomatico di contraddittorietà ed inadeguatezza motivazionale.
    Per tutto quanto precede, ritenute assorbite le restanti censure articolate dalla ricorrente, si ritiene che il ricorso debba essere accolto, con conseguente annullamento dei giudizi valutativi formulati nei confronti della dott.ssa XXXXXX.
    Ai sensi dell’art. 34, comma 1, lett. e), c.p.a. il Collegio ritiene che, in esecuzione della presente sentenza, la posizione dell’interessata debba essere riesaminata da parte di una Commissione in diversa composizione, entro il termine di giorni 90 (novanta) dalla comunicazione in via amministrativa della presente sentenza, ovvero dalla sua notificazione, se antecedente.
    Le spese di giudizio possono essere compensate tra le parti, in ragione della peculiarità della vicenda e dell’esito del contenzioso.
    P.Q.M.
    Il Tribunale Amministrativo Regionale per il Lazio (Sezione Terza), definitivamente pronunciando sul ricorso, come in epigrafe proposto, lo accoglie ai sensi e con le modalità di cui in motivazione.
    Spese compensate.
    Ordina che la presente sentenza sia eseguita dall’autorità amministrativa.

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