Proviamo a ricapitolare gli errori e le anomalie che hanno caratterizzato la fase preparatoria della VQR:
1. La proposta di una procedura di classificazione bibliometrica a due stadi, senza precedenti e senza basi scientifiche, che può dare esiti paradossali (Misurare Nani e Giganti).
2. La classifica bibliometrica delle riviste basata sulla media di rankings di indicatori bibliometrici, una pratica scientificamente screditata (La classifica di Nonna Papera).
3. La nuova proposta di usare una classifica basata sulla PCA che può dar luogo ad una “classifica di Pinocchio” che preferisce le riviste peggiori a quelle migliori (questo articolo).
4. Una formula per ripartire la quota premiale tra le strutture che si basa su una una combinazione “convessa” con pesi negativi, non solo gravida di paradossi, ma anche capace di instaurare meccanismi di punizione collettiva, in contrasto con i criteri usati all’estero (VQR: gli errori della formula ammazza-atenei dell’ANVUR).
5. L’annuncio da parte del coordinatore della VQR della chiusura di sedi sulla base delle future classifiche della VQR, quando le agenzie di valutazione straniere (Regno Unito e Australia, in primis) producono solo “quality profiles”, rifiutandosi in modo assoluto di fornire classifiche (VQR: gli errori della formula ammazza-atenei dell’ANVUR).
6. Il pregiudizio negativo del coordinatore della VQR nei confronti della qualità della produzione scientifica italiana, a dispetto dei dati bibliometrici che mostrano che l’impatto scientifico della quasi totalità degli atenei statali sta sopra la media mondiale (VQR: gli errori della formula ammazza-atenei dell’ANVUR).
7. I criteri punitivi nei confronti degli enti di ricerca come il CNR, i cui ricercatori devono presentare un numero doppio di prodotti di ricerca (sei, invece che tre, come per gli universitari), quando non sembra esistere evidenza bibliometrica, né nazionale né internazionale, che la “produttività bibliometrica” degli enti di ricerca non universitari debba essere doppia di quella degli universitari (Perché il VQR penalizza gli enti pubblici di ricerca. L’indice di Cipolla).
8. L’anomala composizione del GEV13, in cui almeno il 75% dei membri sono strettamente legati tra di loro, come dimostrato dalla “network analysis” effettuata da Alberto Baccini sui “gradi di separazione accademici” (Gli esperti di valutazione all’italiana)