Come si può fare la valutazione in maniera diversa?

Se si abbandona l’idea di una valutazione singolarmente affidabile e ci si concentra sulla ragionevolezza dei risultati aggregati, il problema potrebbe essere risolto con una tecnica usuale e diffusissima negli esercizi di valutazione… che  consiste nell’attribuire ad ogni prodotto un valore citazionale normalizzato rispetto al campo disciplinare.  (Alberto Baccini Il VQR ed il vino a due stadi)

Come potrebbe l’ANVUR attribuire i prodotti di ricerca ad una fascia di merito, dati i vincoli di tempo, costo e assetto istituzionale in cui si trova ad operare? Potrebbe adottare con un mix semplice di bibliometria e peer review.

Potrebbe applicare la strategia 1 (misurare direttamente l’impatto della ricerca) per tutti quei prodotti per i quali è noto il numero di citazioni ricevute.

In alcune aree disciplinari i GEV avranno a disposizione, per tutti i prodotti o per una quota significativa di essi, il numero di citazioni ricevute dal singolo prodotto di ricerca. Questo numero, tratto da una banca dati solida (Scopus e WOS), è l’indicatore convenzionale più utilizzato in letteratura. (….)

Per ognuno di questi prodotti, i GEV hanno anche una informazioni indiretta di qualità: il prodotto risponde agli standard prevalenti nella disciplina poiché ha superato una peer review per accedere alla pubblicazione su una rivista. Si troveranno dunque nella situazione informativa ideale sognata da ogni bibliometrico.

Non c’è dunque alcuna ragione perché in questi casi si ricorra a dati diversi dal numero di citazioni. Ovviamente il numero di citazioni in sé non è immediatamente significativo nell’attribuzione ad una classe di merito, poiché il comportamento citazionale cambia a seconda delle discipline ed è quindi necessario normalizzare il numero di citazioni rispetto a qualche misura citazionale di riferimento (se la valutazione riguarda una singola disciplina il problema della normalizzazione non si pone). (…)

Le citazioni ricevute da ogni articolo potrebbero essere normalizzate in riferimento al numero medio di citazioni ricevute dagli articoli pubblicati nelle riviste appartenenti alla stessa categoria disciplinare della rivista che lo contiene, nel periodo di riferimento. Una volta calcolato questo indicatore, si potrebbe ordinare in senso decrescente gli articoli, e attribuire ogni articolo ad una delle quattro categorie di merito. Il 25% degli articoli con i valori più elevati finirebbe nella categoria di merito più alta; il 25% successivo in seconda categoria e così via. Oppure applicare le soglie previste nel bando (20%, 20%, 10%, 50%).

Se non si è troppo raffinati, ci si potrebbe anche rifare alle categorie già presenti nei database commerciali che l’ANVUR utilizzerà (WOS e Scopus), ed alle statistiche aggregate presenti nel Journal of Citation Report o in Scimago, come si fa di norma nelle ricerche bibliometriche. Nel nostro esempio si potrebbe prendere l’IF medio aggregato delle 97 riviste della categoria “Computer science, theory and methods” che è 1,302; ciò significa che in media ognuno dei 10.933 articoli pubblicati tra 2008 e 2009 sulle 97 riviste della categorie ha ricevuto 1,3 citazioni (per un totale di 14.231 citazioni). La tabella 1 riporta il calcolo dei valori normalizzati. Avere ricevuto 8 citazioni non è poi così male. E soprattutto non è difficile notare che con questo sistema due articoli usciti sulla stessa rivista e che hanno ottenuto lo stesso numero di citazioni sono bibliometricamente indistinguibili tra loro.[6]

Per tutti quei prodotti per cui la strategia 1 non sia applicabile (articoli su riviste non indicizzate, libri, altri prodotti) i GEV potrebbero ricorrere alla peer review, utilizzando opportuni accorgimenti per renderla impermeabile alle manipolazioni da parte di cricche disciplinari. Solo nel caso in cui si ritenga che la peer review sia davvero troppo facilmente manipolabile, si potrebbe adottare con cautela la strategia 2, ricorrendo però a classifiche di riviste messe a punto fuori dai confini nazionali. Quello di cui non c’è davvero bisogno è l’adozione della Strategia 3, e più in generale la creazione di bibliometria e classifiche fai-da-te. (Alberto Baccini, misurare i nani e giganti)

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