Pierfranco Pellizzetti

Sono nato nel lontano 1947 in quel di Genova; dove ho fatto ritorno dopo un lungo peregrinare; alla ricerca di radici che, con il passare degli anni, sono diventate sempre più importanti. Scoprendomi d’un tratto d’accordo con Simone Weil: «il problema delle radici è che non te le puoi portare appresso». Borghese senza classe di appartenenza, liberale senza partito di riferimento, disperdo da sempre carte variegate su riviste e fogli della clandestinità. Ogni tanto le raccolgo in libretti che qualche amico legge e – magari – riesce pure a trovare di un qualche interesse (“Politica e Organizzazione”, “La politica dopo la politica”, “Italia disorganizzata”, “La Quarta via”, “Fenomenologia di Berlusconi”, “Liberista sarà lei!”, “Fenomenologia di Antonio Di Piero”, “Fenomenologia di M. Monti” e, buon ultimo, “Conflitto”). Da qualche tempo sono uscito dal cono d’ombra scrivendo su testate “ufficiali”: Il Fatto Quotidiano, MicroMega, Critica Liberale… Ho vagabondato tra consulenza e insegnamento (fino al 2012 insegnavo Politiche Globali nella Facoltà di Scienza della Formazione di Genova), sempre cercando di “vendere” le tecnologie relazionali e strategiche apprese dalla politica. Prima nella sinistra del PLI malagodiano, poi nel PRI e – in seguito ancora – nelle rappresentanze di categoria (ho fatto pure il piccolo imprenditore). Esperienze che presto mi hanno fatto maturare un giudizio critico, ormai moneta corrente: la politica quale l’abbiamo conosciuta è in profonda crisi. Eppure, senza di essa, siamo tutti spaventosamente disarmati. Da qui l’impegno nel dare un modesto contributo alla sua rifondazione.

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